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Roma Glocal Brightness VII edizione: “Light exhibition 7.0”

venerdì 16 Dicembre 2022 - domenica 18 Dicembre 2022

Roma Glocal Brightness VII edizione: "Light exhibition 7.0"

sede: Varie Sedi (Roma).

Torna Roma Glocal Brightness, il festival in forma di exhibition di light art, urban light e video illuminazioni, prodotta da Luci Ombre e diretta da Diego Labonia, che dal 2015 porta a Roma opere di luce site specific firmate da artisti visivi e light designer nazionali e internazionali.
Giunto alla settima edizione, l’exhibition continua la sperimentazione di convivenza tra opere d’arte e ambiente urbano.

Il “lightmotiv” di quest’anno è Nascita, espressione di rinnovamento, perché l’arte è in grado di rigenerarsi, rinnovarsi e in qualche modo rinascere sempre, grazie agli stimoli esterni, agli impulsi storico sociali e personali e attraverso l’estro degli artisti. L’intento è comunicare a pubblico e cittadini il messaggio che l’arte può e deve nascere ovunque.

Dal 16 al 18 dicembre la rassegna abbraccia l’area di Torpignattara e entra nel vivo degli eventi, con tre giorni di installazioni ed opere visive. Da Anamorfosi 02b “affinità nelle differenze” di Alessandro Panzetti, in cui le figure tridimensionali occupanti i due ambienti separati dal setto traslucido, sono molto diverse tra loro per forma, materia e dinamicità: una ha forma organica, un ramo secco in continua rotazione, l’altra ha forma rigorosamente geometrica costituita da una serie di cerchi di diversa dimensione, in pianta concentrici ma sospesi a quote diverse, immobili. Apparentemente non c’è alcuna affinità tra le due figure, se non osservando “l’ombra doppia” del ramo attraverso gli occhiali anaglifici predisposti: ogni cerchio è la precisa materializzazione del percorso descritto da ognuna delle estremità delle ramificazioni dell’ombra tridimensionale del ramo. La luce è il mezzo attraverso il quale avviene il “distacco”, la nascita di un nuovo “io”; a Corpo morbido di Luca Mauceri / Andreas Zampella, una video installazione relazionale: l’opera prevede una postazione dove un blocco di argilla cruda viene modellato dagli spettatori. Lo stesso blocco viene filmato ed in tempo reale proiettato sulla facciata del palazzo circostante. L’illusione che si crea, al limite del reale, è quella di modellare l’edificio bagnato dalla luce del proiettore in un gioco sempre diverso di luci ed ombre, segni, volumi e cavità.

Ci si immerge in Digital vandalism a cura di Roman doors project, in cui il tag raggiunge una dimensione nuova: una metamorfosi da materia a luce, una sorta di rinascita. Attraverso la tecnica del video mapping, i tag danzeranno come luce proiettata sulle superfici di un oggetto del panorama metropolitano.

Si passa poi a Shadowplay di Clément Goffinet, un’installazione di video mapping che funziona con o senza interazione pubblica. Senza interazione si presenta come una scultura luminosa in movimento. I movimenti sono a figurazione di cose organiche come onde o cellule o microrganismi. L’interazione utilizzerà la sagoma delle persone come fonte di disturbo, in questo modo loro possono giocare con la loro immagine.

Ancora Verba Sonant di Tadan: a 100anni dalla nascita, una video installazione nata dalla collaborazione tra Ass.Tadàn e FabbricaLirica, con l’intento di far rinascere la parola antica in un racconto visivo contemporaneo. Un videoclip nato dalla sperimentazione e contaminazione tra video art, danza, sound e parola letteraria. Il video, girato nel quartiere di Torpignattara, attraverso una reinterpretazione del “Pianto della scavatrice” di PPP, accompagna il pubblico in un viaggio immersivo, simbolico e viscerale tra la vita proletaria della borgata e i conflitti esistenziali del poeta. Il lamento della scavatrice è simbolo della mutazione antropologica della città e di un mondo che si rinnova, un pianto di Nascita.

Con Amnesia, Cristian Rizzuti da vita a un’istallazione immersiva concepita come una performance pittorica in cinque fasi. Su una tela circolare prende vita la memoria, il suo battito, la sua vitalità, la sua perdita e ciò che ne rimane. La luce, a contatto con la materia della tela, diventa reale nel colore, diventa tangibile. Il colore inizia a orchestrare una danza di composizioni visive e sonore in tempo reale che tracciano il pulsare della vita e della memoria, per scomparire e spianare la strada al momento successivo.

Margherita Bertoli presenta, invece, Dynamis, intreccio di tre archi realizzati in bambù e corda, proponendosi come omaggio a quel movimento dinamico che sta all’origine della vita, improntando ogni fenomeno di nascita e crescita naturale. Interamente realizzata in materiali vegetali, l’installazione asseconda e replica il comportamento organico dei suoi costituenti, proponendo l’immagine di un organismo nel quale la creazione artistica si sposa alla creatività naturale.

Carlo Bernardini propone Finestre Metafisiche, installazione di light art che- scrive Isa Helena Tiburcio- “si configura con un’essenziale linea di luce nel vuoto di spazio dell’architettura in un palazzo a via di Torpignattara, una via di scorrimento caratterizzata da un intenso traffico dall’andamento lento e ipnotico senza soluzione di continuità.
Passando lungo la strada si è colti di sorpresa da una linea verticale di luce, che in un attimo in base al nostro movimento, appare sdoppiarsi per poi svanire istantaneamente come un’illusione ottica. La linea in fibra ottica, attraversando il vuoto di due finestre nello spazio intermedio tra due edifici, sembra per una frazione di secondo specchiarsi nell’oscurità notturna, in quella che è la profondità indefinita del buio visibile dentro ed oltre le due finestre.
Con il nostro passaggio il riflesso, così come appare immediatamente, scompare ai nostri occhi, lasciandoci la sensazione di aver perduto qualcosa, di non aver prestato l’adeguata attenzione, ed il pensiero che forse converrebbe tornare indietro per capire cos’è che può esserci repentinamente sfuggito senza darci il tempo di afferrarlo.
Il segno di luce tracciato da Bernardini partendo da quel vuoto di spazio architettonico, sembra cercare di fermare l’attimo e inserirsi sia pure nel brevissimo tempo percettivo, in un pertugio di uno spazio mentale sottratto alla frenesia o all’indifferenza della vita quotidiana. ”

Con L’età dell’oro, lo Ostudio di Roma si trasformerà in un ambiente immersivo, organico e mutevole capace di accogliere il pubblico in un momento di condivisione dei sensi. Un fascio di raggi luminosi, emanati da una sorgente puntiforme, sarà riflesso da una superficie dorata, specchiante e dinamica. La luce così riflessa, accompagnata da una selezione di suono organici e una nebbia diffusa, avvolgerà gli spettatori presenti che saranno liberi di vivere lo spazio secondo il proprio desiderio e senza limiti di tempo.

Infine, RGB Collective presenta Il tempo non esiste. Riusciamo a visualizzare il tempo?
O ci rimane una cosa difficile? Pare sia qualcosa che dipende dalla nostra percezione del momento qualcosa di estremamente soggettivo, a volte si velocizza altre volte si rallenta, segue un ipotetico orologio che non ha lancette, è solo un conteggio del decadimento delle cose, delle persone, di tutto.
E’ proprio questo incontrollabile collasso totale che ci rende temporali e allo stesso tempo inanelliamo istanti continui che montiamo come un film a nostro piacimento. Un incontro tra architetture.

Informazioni
rgblightfest.com

Immagine in evidenza
L’età dell’oro – Ostudio di Roma

Luogo

VARIE SEDI – ROMA
Roma, 00184 Italia