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Rosso Impero – Rosso Moda

venerdì 26 Gennaio 2024 - domenica 5 Maggio 2024

Rosso Impero - Rosso Moda

sede: Fondazione Paolo e Carolina Zani (Cellatica, Brescia).

Protagoniste della seconda e terza tappa del progetto espositivo ideato da Massimiliano Capella, Direttore della Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani, sono la rara selezione di busti, ritratti e manufatti in porfido rosso egiziano datata dal III al XVIII secolo, prestito della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli Onlus di Roma, e nove abiti-scultura realizzati dagli anni Cinquanta al 2024 da Roberto Capucci, provenienti dall’omonima Fondazione.

Ben oltre il comune denominatore cromatico, i due progetti espositivi intrecciano un dialogo denso di assonanze e rimandi, anche con le opere della Casa Museo, in cui la dimensione cangiante delle cromie e i gradi con cui le texture riflettono la luce modellando la percezione dei materiali, appaiono elementi fondanti di un lessico che attraversa trasversalmente epoche, declinazioni artistiche e forme rappresentate.
Siano esse di ieratica pietra o frusciante tessuto.

“Rosso Impero Porfido egiziano dall’antico al Barocco” raduna nelle sale barocche di Casa Museo Zani una rara selezione di busti, ritratti e sculture in porfido rosso egiziano datata dal III al XVIII secolo, proveniente dalla Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli Onlus di Roma. Il percorso abbraccia un arco temporale che dall’antichità egizia e romana giunge sino all’epoca barocca, comprendendo esempi di matrice 6-700esca, frutto della trasformazione di frammenti porfirei di antiche colonne ed elementi architettonici, in oggetti d’arte applicata con innesti di bronzo dorato. Lungo il percorso, il corpus di opere intrattiene un confronto serrato con vasi, anfore e bruciaprofumi nel medesimo materiale, parte della Collezione permanente di Casa Museo Zani, che per l’occasione tornano esposti con un allestimento rinnovato. Il raffronto tra opere e manufatti prestito della Fondazione romana e gli esemplari parte della collezione permanente del Museo bresciano, consente di ottenere una campionatura delle arti porfiretiche attraverso i secoli, i valori simbolici, i metodi di lavorazione e le destinazioni assunte dal marmo più nobile e ricercato dall’antichità classica all’Ottocento.

Il porfido rosso egiziano era in uso presso la corte di Cleopatra VII nell’Egitto ellenistico. Fu sotto la guida dell’imperatore Ottaviano che l’Egitto tolemaico, e con esso anche i suoi giacimenti di marmo, divennero dominio romano, iniziando così a rifornire l’Urbe di quel pregiatissimo porfido rosso che, a partire dall’avvento al potere di Diocleziano, divenne di esclusiva pertinenza imperiale, simbolo di regalità divina.

Alcuni esempi della produzione che nel tempo seguì sono il Busto loricato giovanile e la Piccola testa virile, entrambe prestito della Fondazione Santarelli. Il primo è un torso in porfido egizio con innestata una testa-ritratto in marmo pentelico; la seconda deriva verosimilmente dal rilievo di un sarcofago. La capigliatura della Piccola testa virile, a ciocche scomposte, ne ricollega le fattezze ai rilievi di età costantiniana dell’arco trionfale che il Senato romano dedicò all’imperatore nel 315.

In epoca medievale l’utilizzo limitato del porfido rosso è motivato dalla rarità del materiale dovuta all’abbandono delle cave egiziane dal V secolo d. C., che contestualizza il progressivo ricorso a reperti tratti dai contesti antichi, unitamente alla difficoltà di lavorazione dalla roccia durissima. Fu nella Firenze medicea degli inizi del Cinquecento, che tornò in auge la lavorazione del porfido finalizzata alla produzione di sculture ex novo. Approssimativamente a questo periodo risale il Busto di giovane donna “all’antica” -raffigurante una figura femminile secondo i canoni ellenistici – ottenuto resecando un blocco porfireo di grandi dimensioni. Permane la difficoltà di lavorazione del materiale, intuibile dall’assenza di dettagli descrittivi nella pupilla.
Nella Roma barocca il porfido rosso conobbe crescente successo. Le botteghe romane soddisfavano inoltre l’esigente committenza d’oltralpe, destinando sculture, urne, vasche e rivestimenti parietali alla più suntuose dimore europee, come quelle dei cardinali Richelieu e Mazarin, del re di Francia Luigi XIV e di esponenti delle varie casate. Straordinario esempio di questa produzione è la Coppia di vasi baccellati, con presa del coperchio a forma di ghianda, parte della collezione permanente di Casa Museo Zani. Oggetti e complementi d’arredo sovente erano ricavati da elementi architettonici, come colonne e parti di monumenti romani. Ne è un esempio la Testa di giovane fauno della Collezione Santarelli, verosimilmente una rielaborazione della metà del sec. XVII di un blocco porfiretico erratico. Nella produzione di vasi, giare e anfore, così come nei ritratti di Fauni e Satiri, la scelta d’impiegare la pietra rossa poteva riferirsi al vino dei banchetti dionisiaci.

Al Settecento risale la pratica di ornare gli oggetti in porfido con montature in bronzo dorato, proposte dai marchands- merciers parigini e destinate a godere di ampia fortuna anche nel secolo successivo. A questa categoria appartiene il Mortaio con pestello della Fondazione Santarelli, così come i contenitori prodotti per diverse committenze europee nell’era in cui si diffuse la nota pratica del Grand Tour. Negli ultimi decenni del XVIII secolo, attraversati dalla corrente neoclassica e dal relativo gusto per il ritorno all’antico, anche i vasi in porfido assunsero fattezze di matrice classicheggiante, ispirate a ritrovamenti dei coevi scavi condotti nelle aree di Roma e Napoli. A questa categoria è ascrivibile l’Anfora con coperchio dal corpo ovoidale di Casa Museo Zani, la cui forma richiama gli antichi vasi a cratere ornati da baccellature, girali e mascheroni.
Contestualmente fece il suo ingresso nel panorama delle arti decorative europee il “porfido rosso svedese”, caratterizzato da tonalità più brune rispetto a quello egizio e proveniente verosimilmente dalle cave di Alvdalen, nella regione di Dalécarlie. Le miniere svedesi erano note già nel Seicento, tuttavia il lavoro di estrazione e manifattura su ampia scala prese avvio solo dalla fine del XVIII secolo per volontà del re Gustavo III. Di questa particolare nicchia di produzione la mostra espone la Coppia di scatole portaburro di Casa Zani, dalla forma tonda e con coperchio dalla presa a forma di pigna in bronzo dorato.

“Rosso Moda Roberto Capucci tra fuoco e cinabro” pone in dialogo sculture e oggetti d’arte applicata in porfido rosso egiziano con una selezione di nove abiti-scultura realizzati dagli anni Cinquanta al 2024, provenienti dell’omonima Fondazione. Di tonalità cangiante o trasformato da luce e plissettatura, il rosso degli abiti-scultura di Capucci – anche grazie alla predilezione dello stilista per tessuti come il taffetà di seta o materici come il mikado – innesta un confronto con forme e volumetrie in porfido rosso screziato di bianco.

Dettagli

Inizio:
venerdì 26 Gennaio 2024
Fine:
domenica 5 Maggio 2024
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

FONDAZIONE PAOLO E CAROLINA ZANI
via Fantasina, 8
Cellatica, Brescia 25060 Italia
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Phone
030 2520479
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