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Rubem Valentim: l’impronta brasiliana
venerdì 18 Novembre 2022 - lunedì 30 Gennaio 2023

sede: Galleria Candido Portinari – Palazzo Pamphilj (Roma).
cura: Cristiano Raimondi, Daniel Rangel.
La retrospettiva raccoglie circa trenta opere tra dipinti, sculture, rilievi e collage realizzate in periodi diversi con un focus sul periodo romano della sua pittura. Valentim ha lavorato nella capitale italiana tra il 1965 e il 1966, un periodo durante il quale iniziò ad utilizzare la tecnica della tempera nei dipinti, che divenne più complessa incorporando una scelta più vibrante di colori e i tipici simboli ispirati al Candomblé e Umbanda così come gli xangô’s axe (simboli del Candomblé). Questi furono i risultati del suo passaggio a Roma e delle costanti visite precedenti al British Museum.
Il titolo della mostra è ispirato dal “Manifesto Ainda que Tardio” (“Manifesto anche se in ritardo”), scritto da Valentim nel 1976: un testo che testimonia lo sforzo di trovare una comunicazione universale tra i simboli delle religioni di matrice africana. La considerazione ieratica data ai segni visivi è guidata dalle lezioni del costruttivismo assimilato in Brasile. La geometria è al servizio dell’impegno di creare strutture sensibili che possano essere affiancate alle specifiche espressioni della cultura popolare e sincretica di Bahia.
La prima mostra personale di Rubem Valentim fuori dal Brasile fu nel 1965 alla Galleria Casa do Brasil a Roma. L’esposizione era affiancata da un catalogo con testi di Murilo Mendes, poeta surrealista brasiliano, e del critico d’arte Enrico Crispolti. Prima di questa data la sua opera era stata presentata alla 31. Biennale di Venezia (1962) e alla mostra “Alternative Attuali/2 – Rassegna Internazionale di Pittura, Scultura, Grafica” (1965) curata da Enrico Crispolti all’Aquila. Quello stesso anno un suo dipinto fu acquistato da Palma Bucarelli, allora direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, esposto in una mostra e recensito da Giulio Carlo Argan nel 1966.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Mousse Publishing, che contiene il saggio critico di Cristiano Raimondi e Daniel Rangel, il Manifesto dell’artista, la cronologia ragionata realizzata da Claudia Fazzolari e una selezione di immagini delle opere.
Rubem Valentim (Salvador, Bahia, 1922 – São Paulo, 1991) utilizza tecniche diverse per esprimere il simbolismo che scaturisce dall’universo delle religioni afrobrasiliane soprattutto Candomblé e Umbanda. Gli strumenti del lavoro, la struttura fisica dei terreiros (centri di culto), e la simbologia delle entità appaiono come segni: immagini stilizzate create da una sobria estetizzazione di queste forme. Questi emblemi, che sono già originariamente geometrici, vengono rigorosamente strutturati nei suoi dipinti, rilievi e sculture.
Mostra organizzata dall’Instituto Rubem Valentim e l’Ambasciata del Brasile in Italia, in collaborazione con la Galleria d’arte Almeida & Dale.
Informazioni
almeidaedale.com.br; institutorubemvalentim.org.br
Immagine in evidenza
Rubem Valentim, Emblem-78, 1978. Acrilico su tela. Courtesy Almeida & Dale (part.)