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Ruggeri. Opere su carta (dal 1958 al 2008)

mercoledì 31 Ottobre 2018 - sabato 22 Dicembre 2018

Ruggeri. Opere su carta (dal 1958 al 2008)

sede: Spazio Don Chisciotte – Fondazione Bottari Lattes (Torino).
cura: Francesco Poli.

L’esposizione “Ruggeri. Opere su carta (dal 1958 al 2008)” presenta una quarantina di lavori su supporto cartaceo, realizzati in cinquant’anni di attività, che per freschezza e qualità risultano della stessa importanza e levatura delle sue opere più note su olio.
La mostra intende riportare l’attenzione su tempere o tecniche miste che da diversi anni non venivano esposte a Torino, per omaggiare l’abilità di Piero Ruggeri, un artista che ha fatto dell’azione sul colore e sul segno la cifra stilistica riconosciuta a livello internazionale.

“Le opere a tempera (o a tecnica mista) su carta – spiega il curatore Francesco Poli – hanno sempre avuto nella ricerca di Piero Ruggeri un’importanza fondamentale, strettamente complementare a quelle dipinte a olio su tela.
Non a caso ha realizzato, molto spesso, su supporti cartacei anche lavori di grandi dimensioni.
L’artista – rimanendo fedele agli schemi, alle accensioni cromatiche, agli automatismi gestuali, alle articolazioni spaziali e ai contrappunti ritmici del suo tipico stile informale – attraverso le tempere arriva a realizzare delle composizioni caratterizzate da una più immediata freschezza segnica e tonale, e da una particolare levità espressiva.
E questo grazie a una maggiore fluidità di esecuzione rispetto agli interventi su tela”.

Come illustrato da Marco Goldin (2001), il lavoro su carta di Ruggeri non è ancillare a quello su tela, a partire dagli anni Ottanta infatti “egli conduce parallelamente le sue due strade, senza che il lavoro su carta sia una semplice fase preparatoria per la pittura. Ruggeri invece lo intende come una seconda pienezza, dove l’idea del colore più ancora può convivere, e farsi cosa sublimata, con il segno. In queste tempere, e soprattutto in quelle dei primi anni ottanta, si sente come sotto la pelle più dilavata del colore viva l’attenzione sempre forte nei confronti del disegno, come se il colore non bastasse per sé solo ma avesse comunque bisogno di quel reticolo infinito per essere ancora più vero. Lo vediamo soprattutto in alcuni piccoli fogli, dove al solo disegno, questo sì, spesso, strato preparatorio per la pittura, si aggiungono le matite colorate. Sono quelle le opere dove più si sente il riferimento a certi padri dell’espressionismo astratto, come Gorky o De Koonig per esempio. E come questo fondo del segno operi anche nella pittura è stato da molti ripetutamente detto. […] Quanto infatti la pittura è coprente, […], tanto la tempera, che è il medium prediletto di Ruggeri sulla carta, nomina direttamente la luce, il vento, l’aria. […] la natura appare in questi fogli come elemento allo stato puro, colto nel momento stesso della creazione, senza un fondo di memoria e di storia. Cede la sostanza della pittura, cresce a dismisura la vigorosa leggerezza di un mondo che pare sorgere dall’origine, scaturito come primo effetto della prima visione. Non vi sono in queste carte mediazioni, ma l’essenza è direttamente la luce, è la notte, le loro variazioni. […] queste carte sono fatte tutte di luce, di chiarori, di piogge, temporali, albe e tramonti, notti, calure, autunni. I colori, vellutati.”

La pittura gestuale di Ruggeri è basata infatti su una ricerca disciplinata da una grande coerenza e continuità, come notato da Francesco Poli (1986): “una pittura di azione che però è anche allo stesso tempo reattiva, nel senso che alla accesa tensione espressionistica vitale e drammatica si accompagna sempre una preoccupazione più difensiva, di controllo e salvaguardia di un equilibrio strutturale di fondo, quello di uno spazio di realtà a cui non intende rinunciare”. Nei quadri dell’artista, scrive Paolo Fossati (1984), “… la partitura in cui grumi stipati o materie irte e gesti aggrovigliati si ordinano è serenamente articolata, strutturata con ritmi precisi, tempi ben battuti, il che vuol dire poi questo: che in Ruggeri c’è una realtà di fondo che il pittore non vuole mettere in dubbio: è stuzzicata, provocata, le è intimato un alto grado di resistenza, ma non è negata. Sfugge alla cristallizzazione, ma è accettata come tale.

Marco Vallora (2002) sottolinea che la sua pittura non può prescindere dal rapporto con la natura del suo luogo d’elezione: “Non soltanto rivendica la sua regionalità, Ruggeri, ma ribadisce la sua convinzione di essere un pittore figurativo, antico “sono soltanto loro che mi interessano, (Savoldo, Dosso Dossi, Spanzotti), ed in fondo anche De Stäel e Gorky non hanno mai rinnegato di partire da un dato reale, di dipingere la realtà. Perché forse questo mio bianco non è quello delle betulle? Io sono venuto su dentro le ninfee di Monet, non posso negarlo, ma anche Monet disfaceva la materia sino all’informale, pur sempre delle ninfee erano. Io sono convinto che anche l’arte astratta sia figurativa, come potrei non pensarlo?””

Piero Ruggeri (Torino 1930 – Avigliana 2009).
Dopo la maturità classica frequenta il corso di Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti, diplomandosi nel 1956. Dal 1963 al 1985 insegna Figura al Liceo Artistico di Torino. Esordisce nel 1956 partecipando, dopo il diploma, alla Biennale di Venezia. L’opera di Ruggeri, che da subito assume un respiro internazionale, si avvia ben presto all’informale, pur all’insegna di un linguaggio e di motivi peculiari, collocandosi nel cuore più autentico dell’esperienza italiana, imperniata sulle attività dei gruppi di pittori attivi a Bologna, Milano, Torino. In seguito Ruggeri assimila le nuove emergenze dell’espressionismo astratto, in cui è agevole individuare l’apertura a riferimenti europei e americani. Ruggeri è pittore ‘colto’, non solo per sensibilità vigile e continuo filtro del dibattito e delle esperienze contemporanee, ma anche per rivisitazione critica, scavo e dialogo con la lingua della tradizione pittorica emblematicamente testimoniati dai tanti suoi dipinti che recano, nei titoli, un esplicito riferimento a Tintoretto, Caravaggio, Rembrandt, Mattia Preti, Goya, Monet. Ruggeri partecipa a esposizioni internazionali tra le quali diverse edizioni di “Italia-Francia” (1955, 1957, 1959), della Biennale di Venezia (1956, 1978, 1962 con sala personale), di San Paolo del Brasile (1961, 1963), di Pechino (2005), della Quadriennale di Roma. Presenta una serie di mostre antologiche e personali, in Italia, tra le quali quelle di Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1984), di Villa Reale di Monza (1985), del Circolo degli Artisti di Torino (1986), di Palazzo Saracco di Acqui Terme (1993), di Palazzo Bricherasio di Torino (1998), e all’estero in Francia, Austria, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Brasile, Russia, Egitto, Australia, Cina, Emirati Arabi. Riceve premi nazionali e internazionali, tra cui il Premio Morgan’s Paint, il Premio Solomon Guggenheim New York, il Premio Marzotto, il Premio Sao Paulo Brasile, il Premio Nazionale del Fiorino, il Premio Lissone. Nel 1995 riceve la nomina di accademico di San Luca. Tra i critici d’arte che si son occupati del suo lavoro: L. Carluccio, F. Arcangeli, L. Pistoni, G. Ballo, C. Volpe, P. Fossati, M. Valsecchi, R. Tassi, M. Calvesi, E. Crispolti, A. C. Quintavalle, M. Vescovo, F. Gualdoni, F. D’Amico, P. G. Castagnoli, E. Fezzi, E. Pontiggia, M. Bertoni, S. Crespi, C. Cerritelli, D. Trento, F. Fanelli, C. Spadoni, B. Bandini, F. De Bartolomeis, M. Rosci, F. Tedeschi, P. Casè, C. Zambianchi, F. Arensi, C. Guarda, S. Troisi, M. Vallora, F. Poli, M. Goldin, G. Gamand, S. Parmiggiani, F. Licht.

Inaugurazione: mercoledì 31 ottobre ore 18

Dettagli

Inizio:
mercoledì 31 Ottobre 2018
Fine:
sabato 22 Dicembre 2018
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

FONDAZIONE BOTTARI LATTES – SPAZIO DON CHISCIOTTE
via della Rocca 37B
Torino, 10123 Italia
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Phone
011 19771755
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