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Samuel Gratacap. Fifty-fifty
venerdì 12 Aprile 2019 - domenica 9 Giugno 2019
sede: Chiostri di San Pietro (Reggio Emilia).
La declinazione del tema di Fotografia Europea da un punto di vista esplicitamente sociale, politico è lasciata a Samuel Gratacap con il progetto Fifty-Fifty. Una mostra che porta il suo pubblico in una narrazione in cui il rapporto tra visibilità e invisibilità gioca tra coloro che vivono qui e quelli che si trovano qui, nel bene e nel male.
“Dicembre 2014: Arrivo per la prima volta in Libia. Ras Jedir al confine con la Tunisia, poi la città portuale di Zuara, nota per le partenze e il naufragio delle barche che trasportano i migranti diretti in Italia.
Coloro che vivono 50/50: vita o morte.
A Zuara incontro Younes, 26 anni, ingegnere delle telecomunicazioni che è diventato un mediatore per i giornalisti. Combatte anche durante la guerra tra la Libia occidentale e orientale divisa in quel momento in due governi separati con sede a Tripoli ad ovest e a Tobruk ad est.
Quando lo incontro per la prima volta mi fa una domanda, al tempo stesso profondamente sconvolgente e pertinente: “Se qui per i migranti o per la guerra?”
Sconvolgente perchè rivela le intenzioni dei media e i loro interessi per il suo paese. Pertinente e diretta perchè definisce il contesto: è possibile separare la guerra dal destino dei migranti? Rispondo che sono qui per i migranti, ma che sarà difficile ignorare la guerra perché proprio mentre parliamo la sua città viene colpita.
2012 – 2014: Realizzo un progetto in Tunisia nel campo di Choucha – la Empire Series – dove incontro i rifugiati della guerra in Libia e questo mi spinge a proseguire il mio cammino in Libia. Ho l’obiettivo di entrare nei centri di detenzione per migranti e di ritornare sul luogo di un naufragio identificato da un video amatoriale (senza data) girato da un pescatore.
Le mie prime intenzioni devono essere riconsiderate a causa dei rischi, degli incontri e degli spostamenti limitati che influiscono sulla continuazione del mio progetto.
2014 – 2016: Viaggio lungo la costa della Tripolitania: Sabratha, Mellitah, Zawiya, Sorman, Tripoli, Misurata, Sirte. Questa è l’area più popolata per quanto riguarda la densità di popolazione per km quadrato e la più simbolica in riferimento alla rivoluzione del 17 febbraio del 2011 che ha offerto grandi speranze ma si è rapidamente dispersa. L’economia crolla, il paese è rovinato. I migranti – la maggior parte dei quali provenienti dall’Africa subsahariana – vedono nella ricostruzione della Libia un’opportunità economica prima di ritornare nel loro paese d’origine o raggiungere l’Europa. Queste speranze e questi sogni si scontrano con la situazione caotica del paese, visto che il conflitto rimane ancora in una situazione di stallo politico. La realtà è solo contrabbando e traffico di esseri umani: lavori forzati, stupri, incarcerazioni arbitrarie, rapimenti e racket”.
Samuel Gratacap
Nato nel 1982, Samuel Gratacap si è laureato presso l’École supérieure des beaux-arts di Marsiglia (ESBAM) nel 2010. Incuriosito dalla realtà che si cela dietro ai dati sull’immigrazione, nel 2007 si reca a Marsiglia, in un centro di detenzione amministrativa dove inizia a ritrarre le persone in cerca di un futuro, in cerca di quella che loro chiamano “fortuna”. Seguendo le testimonianze di questi migranti si sposta a Lampedusa, poi a Zarzis (Tunisia) e Choucha, al confine con la Libia e infine a Tripoli, dove continua il suo lavoro sui centri di detenzione e sui punti di raccolta dei lavoratori a giornata. Samuel Gratacap ha vinto una borsa di studio CNAP nel 2012 (fondo di sostegno per la fotografia documentaria contemporanea), e poi il premio Le Bal-ADAGP de la Jeune Création nel 2013. La sua prima mostra personale, intitolata La Chance, è stata esposta al CRAC Languedoc-Roussillon de Sètes nel 2014. Il progetto di due anni realizzato in Tunisia presso il campo profughi di Choucha (2012-2014) è stato esposto in una personale a Le Bal (Parigi) nel 2015 ed è stato pubblicato da Edizioni Filigranes. Nel 2017 ha vinto l’EMOP Arendt Award in seguito alla personale organizzata dal MUDAM. Lo stesso anno ha presentato Fifty Fifty a Les Rencontres d’Arles, un progetto sulla Libia sconvolta dalla guerra e dal dramma dei migranti.
Evento nell’ambito di Fotografia Europea 2019