sede: Magazzino del Sale 3 (Venezia).
cura: Silvia Burini, Giuseppe Barbieri
La mostra riunisce in modo significativo una sequenza di lavori che appartengono a ricerche avviate negli ultimi dieci anni, che hanno avuto un’accelerazione dopo la decisione dell’artista di abbandonare la Russia e di giungere in Italia, dove ha visto riconosciuto il suo status di rifugiato politico.
La guerra tra Russia e Ucraina ha innescato una massiccia migrazione intellettuale, spingendo centinaia di artisti, di ogni ambito espressivo, a lasciare la Federazione Russa.
Il Centro Studi sull’Arte Russa (CSAR) dell’Università Ca’ Foscari Venezia, insieme a Cyland e l’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha lanciato il progetto “Mapping Diaspora: arte russa in esilio” proprio per disegnare una mappa di ciò che quegli artisti hanno creato o stanno elaborando (mappingdiaspora.com/it).
La mostra “Hortus Conclusus. Memoria, biodiversità, migrazione” inaugura questa iniziativa.
Sergey Kishchenko, presenta le sue opere riflettendo sulla fragilità della vita umana, la migrazione, la perdita della biodiversità e la crescente necessità di una protezione anche attraverso la condivisione della ricerca scientifica.
Sergey Kishchenko sa declinare queste dinamiche generali del nostro tempo anche su un registro personale, intimo, mostrando la sua capacità di fondere insieme, in raffinate strategie di conservazione della memoria, la grande e le piccole storie, al cospetto di una natura che tutte le abbraccia.
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