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Silvia Amodio. L’arte del ritratto
venerdì 1 Dicembre 2017 - venerdì 15 Dicembre 2017
sede: Spazio Kappa 32 (Milano)
cura: Roberto Mutti.
Attraverso i suoi scatti, che indagano temi sociali complessi, la fotografa milanese Silvia Amodio va alla ricerca della personalità autentica dei soggetti che ritrae, esplorando i loro animi con delicatezza e dando loro dignità, senza ricorrere a immagini drammatiche.
I temi di attualità affrontati da Silvia Amodio sono molteplici: i problemi delle persone affette da albinismo, la malnutrizione in Burkina Faso, il lavoro minorile in Perù e, in particolare, la diffusione dell’Aids in Sud Africa.
L’esposizione inaugura proprio il 1° dicembre, giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, con lo scopo di riportare l’attenzione su un’epidemia, quella dell’Hiv, che miete ogni giorno centinaia di vittime, oltre a stimolare la riflessione sulle diverse condizioni umane esplorate nelle opere esposte.
Sono 5 le serie di ritratti esposte alla mostra:
Volti positivi: i ritratti sono stati realizzati in Sudafrica, nei sobborghi-dormitorio di Città del Capo, dove il tasso di diffusione del virus dell’Hiv è particolarmente elevato, e l’ignoranza e il forte stigma per i malati contribuiscono alla diffusione dell’epidemia.
Tutti i colori del bianco: gli scatti di questa serie fanno parte di un progetto realizzato in collaborazione con l’associazione “Albinit”. L’albinismo è un’anomalia genetica che conferisce un colore molto chiaro a occhi, capelli e pelle. In alcune zone dell’Africa gli albini sono perseguitati e spesso uccisi: è diffusa la credenza che pozioni o talismani fatti con parti del loro corpo portino ricchezza e fortuna.
Deo gratias: questo il titolo del lavoro realizzato nel Burkina Faso, preso in prestito dal primo studio fotografico fondato in Ghana nel 1922. Il Burkina Faso è il terzo paese più povero del mondo. Il suo nome, tradotto nella lingua locale morè, significa “La terra degli uomini integri”. Con un semplice telo allestito come sfondo nei villaggi, l’autrice ha incontrato le persone e restituito un’immagine autentica di quel popolo.
Humandog: gli scatti indagano il rapporto fra i cani e i loro padroni, usando la fotografia per realizzare una ricerca sociale e antropologica. Il risultato non è solo un panorama di eleganti ritratti, ma anche una finestra sulle diverse articolazioni di un rapporto che risale ai primordi dell’umanità. Il progetto è stato sviluppato in giro per l’Italia, dove il cane è il pretesto per raccontare la società e i suoi cambiamenti sociali, morali e culturali.
I ragazzi del Manthoc: la serie affronta il tema del lavoro minorile in Perù, una realtà radicata e difficile da estirpare. Il movimento Manthoc, organizzazione fondata a Lima nel 1976 dai volontari della Gioventù Operaia Cristiana, ha lo scopo di difendere i diritti dei bambini e lottare contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Le fotografie sono state scattate in uno sperduto villaggio, senza luce e gas, sulle Ande a quasi 4 mila metri di altitudine.
La mostra è stata curata dal critico fotografico Roberto Mutti, che commenta così le opere di Silvia Amodio: “Solo un fotografo dotato di consapevolezza critica sa andare alla ricerca della personalità autentica di chi gli sta di fronte guidato dalla determinazione dell’attento regista e dalla sensibilità di chi sa esplorare gli animi con tutta la delicatezza necessaria. Silvia Amodio padroneggia entrambe queste capacità, come le sue opere stanno a testimoniare.”
Tutte le foto appartengono alla collezione di Fondazione 3M, istituzione culturale permanente di ricerca e formazione e proprietaria di uno storico archivio fotografico di oltre 110 mila immagini.