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Sogni. Illusioni. E scritture magiche – L’arte contemporanea in India

mercoledì 18 Settembre 2019 - venerdì 11 Ottobre 2019

Sogni. Illusioni. E scritture magiche - L'arte contemporanea in India

sede: Galleria Francesco Zanuso (Milano).
cura: Caterina Corni.

L’India. Il Paese delle grandi contraddizioni, Il Paese dove il profumo di cultura aleggia nelle vie delle grandi città così come nei villaggi più sperduti, Il Paese che sa essere paradisiaco e infernale, il Paese che dà forma ai sogni e plasma le illusioni.
Un Paese dove l’arte, ancora poco conosciuta nel mondo occidentale, ha assunto infinite sfaccettature.

Espongono otto artisti provenienti da contesti diversi, ma con un trait d’union che percorre e attraversa le loro opere: Anil Chouhan, Manali Shroff, Sarita Dhurvey, Jadaiya, Mansingh Vyam, Mangaru, Rajendar Shyam, Arte Korwa.

“Anil Chouhan ha ventotto anni. Lo incontro durante una mia visita alla Sir JJ School of Art, Accademia tra le più rinomate in India e che nel passato ha ospitato studenti illustri quali Tyeb Mehta, soprannominato il Picasso indiano. Come studio utilizza una delle sale in condivisione con altri artisti; lavorare alla Sir JJ è più stimolante, si parla e ci si confronta. Gli chiedo di srotolarmi alcune opere, me ne innamoro! Vorrei acquistarne almeno una, ma sono già tutte vendute. Anil è nato in un villaggio chiamato Varsada Tanda ed è proprio il tema campagna/città da cui trae ispirazione. Il suo intento è quello di dipingere le “emozioni taciute” di tutti coloro che abbandonano i propri villaggi alla volta delle grandi metropoli, in cerca di fortuna. Che cosa lasciano alle spalle e cosa invece portano con sé lungo questo viaggio. Anil definisce le sue tele come un poema scritto al chiaro di luna. Lo stile è colto, raffinato e in esso riecheggia l’arte indiana tradizionale: dalla pittura miniaturistica alla grande tradizione tribale.

Manali Shroff si è laureata a Londra, presso la Central Saint Martins College of Art and Design. Terminati gli studi, a differenza di molti suoi connazionali, decide di tornare in India, perché è proprio qui che intende proseguire e affinare il suo percorso artistico. Ha la passione per l’insegnamento e inizia a tenere dei workshop di pittura per bambini e semplici appassionati. Manali fonde il sottile humor britannico con la realtà indiana, che sa essere cinica e divertente. Una ricerca, la sua, che si confronta con la fragilità del desiderio e l’inattuabile romanticismo dei sogni e delle aspirazioni. Le sue opere, caratterizzate da colori accesi e da calibrati tagli spaziali, vogliono interpretare ciò che accade nel mondo reale attraverso i sogni e le percezioni che si creano intorno a essi.

La memoria di Bhopal è senza dubbio legata a uno dei più tragici disastri industriali della storia, ossia l’incidente avvenuto nella fabbrica di pesticidi nel dicembre del 1984. E forse questo è uno dei motivi che hanno contribuito a far sì che il turismo non si sviluppasse, nonostante Bhopal sia una città particolarmente interessante sotto vari punti di vista. Quello artistico ad esempio. Nello stato del Madhya Pradesh sono state riconosciute ben quarantasei tribù, ognuna delle quali si differenzia per particolari nonché affascinanti forme d’arte.

La tribù Korwa popola le colline del Madhya Pradesh e appartiene alla comunità degli Adivasi, ossia i primi abitanti dell’India. L’Arte Korwa, che si distingue per la sua straordinaria eleganza, riproduce ritmi calligrafici e alfabeti sconosciuti. Traccia, rigorosamente con inchiostro nero, forme/corpi per metà umani e metà animali. Il segno diventa una sorta di scrittura magica, dove il gioco dei pieni e dei vuoti crea composizioni di un eccezionale lirismo.

Particolarmente diffusa in Francia e soprattutto tra il grande collezionismo parigino, l’arte Gond ha radici molto antiche. Di religione perlopiù animista, la tribù Gond crede nella sacralità delle cose e, in particolar modo, nel valore spirituale delle immagini. Una bella immagine diventa portatrice di buona fortuna ed è per questo motivo che i muri esterni delle loro abitazioni sono popolati da animali fantastici, scene di vita quotidiana e alberi dalle sembianze zoomorfe. Sarita Dhurvey, Mansingh Vyam, Mangaru e Rajendar Shyam vanno annoverati tra i principali esponenti di questa arte che è sì tribale, ma anche e soprattutto contemporanea.

Jadaiya non sa leggere né scrivere e il suo unico mezzo espressivo è la pittura. Vive in un piccolo villaggio sperduto tra le campagne del Madhya Pradesh, non ricorda molto del suo passato o forse, più semplicemente, preferisce non ricordare. E’ stata definita un’artista outsider. I temi prediletti sono le divinità induiste, che Jadaiya trasforma e deforma attraverso l’uso di colori accesi, quasi acidi. Gli sfondi, tutti rigorosamente bianchi, mettono ancora più in risalto queste figure, fantasiose e a tratti ironiche.
Jadaiya continua a non scrivere, a non leggere e da qualche tempo ha smesso di parlare.
Ma può forse la parola competere con la forza delle immagini?”

Inaugurazione: mercoledì 18 settembre dalle 18:00 alle 22:00

Dettagli

Inizio:
mercoledì 18 Settembre 2019
Fine:
venerdì 11 Ottobre 2019
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

GALLERIA FRANCESCO ZANUSO
Corso di Porta Vigentina, 26
Milano, 20122 Italia
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Phone
335 6379291
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