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Squarci per uno spazio possibile – Antonio Secci e lo Spazialismo
martedì 20 Febbraio 2018 - sabato 3 Marzo 2018
sede: Spazio Raw (Milano).
Il lavoro di Secci punta tutto sulla tensione degli elementi compositivi abbinati ai colori distribuiti in purezza.
La materia scabra e granulosa di per sé non giustificherebbe un al di là della pittura, così neppure il supporto.
Ma va considerata come vera e propria pelle, epidermide resistente e metafora dello stesso fare artistico.
Lo svelamento dell’oltre, cioè di tutto ciò che soggiace a questa superficie cutanea, avviene per violenza, con uno strappo calibrato e preciso come un taglio di Fontana che però non ha la freddezza chirurgica, l’asetticità della taglierina Stanley.
Rivela piuttosto uno sforzo, una lacerazione più stridente, un’energia che è anche fisica e non solo mentale.
Le opere non vanno oltre i confini della cornice, non cercano nemmeno delle forme irregolari o extra size perché la superficie deve assecondare il gioco dello strappo e della materia.
L’attenzione deve essere concentrata su questo gioco di andare sotto la pelle, verso una seconda pelle che è complemento della prima.
Antonio Secci vuole rimanere in una sorta di spazio predefinito per amplificare i contrasti cromatici, le essenzialità dialogiche della forma-colore, il gesto del togliere che, in effetti, si tramuta in un aggiungere alla pittura altra pittura.
Sono questi i valori costruttivi di un’arte matura e diretta, che appartiene ancora e sempre ai paradigmi del moderno: un’inattualità che rende la pittura dell’artista ancora più interessante anche per confronto generazionale che ha bisogno di diversità per crescere.
Valerio Dehò.
“Lo squarcio è una possibile apertura per uno spazio possibile, – afferma Secci – non è altro che la rappresentazione di questo mondo dove devi cercare di aprire un varco per poter sopravvivere in un futuro migliore e attraverso questo spazio insomma, avere una visuale più serena della vita”.
Antonio Secci è nato a Dorgali (NU) nel 1944. Per diversi anni ha vissuto e lavorato a Milano dove, tra il 1966 e il 1973 è stato parte attiva dell’ambiente artistico caratterizzato dallo Spazialismo di Fontana, Castellani, Bonalumi, Simeti e dalla pittura nucleare di Manzoni, Dova, Crippa e Baj. Ma certamente, un artista che ha avuto influenza sul giovane Secci, dal punto di vista personale e culturale piuttosto che tecnico-visivo, è stato Guy Harloff, apolide franco-russo che lavorava solo con il collage ad un’arte alchemica e “iluminata”. In particolare, poi, il sodalizio con Crippa, di cui è stato assistente, è diventato una vera e propria esperienza artistica, ereditando l’idea di una pittura che è “superficie” nel momento in cui è riconosciuta come “materia”.