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Stefania Beretta. Paesaggi improbabili – Religamen

domenica 8 Novembre 2020 - giovedì 24 Dicembre 2020

Stefania Beretta. Paesaggi Improbabili - Religamen

sede: Consarc Galleria (Chiasso, Svizzera).

La mostra personale che Stefania Beretta presenta, in itinere progressivo, in tre gallerie europee, s’intitola “Paesaggi Improbabili – Religamen”. Termine latino, quest’ultimo, che, in Lattanzio, deriva da religare, riconducendo così alla nozione di unire, tenere insieme tramite un legame di natura fisica e spirituale; in Cicerone deriva da relegere, riconducendo alla condizione di riconsiderare con attenzione, riguardo, cura; in Sant’Agostino deriva da religere, riconducendo alla condizione di scegliere nuovamente la “religione” o fede smarrita. Tre tesi non incompatibili tra loro, anzi, interagenti, condividendo atteggiamenti di fiducia nella scelta di un percorso e di un “maestro”, che, nel caso di questa artista svizzera, segue un indirizzo di prevalente tradizione orientale. Ognuna delle tre mostre istituisce, nella messa in scena delle opere, una centralità del suo discorso intorno alle figure reali-concettuali dell’Albero e dell’Acqua.

Non sono i luoghi geografici, disseminati nel mondo, che questa mostra considera rilevanti, a quanto afferma l’artista stessa, ma le “figure” d’elezione e riferimento chiamate in campo, come l’Acqua e l’Albero, in prima istanza, il Filo, l’Uomo e la Natura, in seconda. Non secondarie sono le loro modalità sinestesiche di interazione. La serie dei Paesaggi Improbabili, iniziata nel 2006, connotata esteticamente dall’intervento a cucito sulla stampa fotografica, inizialmente a macchina, successivamente a mano, è preceduta dai collage, con interventi a matita grassa, e dalla drammatica serie In Memoriam, in dittici o trittici, stampati da negativi bruciati, in cui le fotografie di boschi distrutti dal fuoco sono accostate ad analoghi riquadri monocromi: pagine di vuoto e silenzio.
Aqua Vitae, in latino, è l’Acqua alla base di ogni forma di vita, di ogni ecosistema: fluida allo stato liquido, solida in forma di ghiaccio, aerea nel vapore acqueo, precipitato atmosferico in forma di candida neve. Elemento fondante nella Natura e nella Cultura, l’acqua diventa cultuale-liturgico-sacrale nelle forme religiose, estetico-emozionale nel linguaggio dell’arte.
Calme o tempestose, torrentizie o lagunari, in bianco e nero o a colori, le acque compaiono nei Paesaggi Improbabili di Stefania Beretta come insostituibile Religamen tra il cielo, attraversato dai lampi improvvisi delle cuciture serpentine, lineari o spezzate, e la terra, brulicante di erbe e muschi intessuti di fili policromi, in Paesi d’Oriente e d’Occidente. Dal riflesso degli immobili specchi d’acqua di Stefania Beretta è scomparso il seducente, egocentrico, Narciso, per lasciar affiorare le tracce della comunità tramite l’opera, non sempre costruttiva, dell’uomo. Lo sa bene Arundhati Roy, la scrittrice indiana – nota anche all’artista come attivista impegnata nel rispetto dei diritti umani, nell’ecologia, nell’antiglobalizzazione – quando scrive dei disastri indotti dal mutare di un’agricoltura sostenibile in una forzatamente intensiva e speculativa, della devastazione di foreste e campagne da parte delle multinazionali che, alzando gli argini, per il contenimento delle acque, provocano allagamenti di antichi, irrecuperabili, paesini, o siccità e salinizzazione di campi coltivabili, riducendo in miseria le modeste comunità contadine.
L’Acqua dilaga, nella stasi del silenzio, nelle argentate simmetrie speculari, su cui scivola, tra rosse quinte verticali, una barca con a bordo un’unica esile figura umana: all’orizzonte si stagliano le brune silhouettes delle palme, dei ficus peepal, dei chandan, i nostri alberi di sandalo, delle Rudraksha. In superficie, il doppio della realtà si delinea nei tenui grigi dell’ombra, mentre l’albero, verso il cielo, dritto o contorto, rivendica la protezione della terra, la continuità della vita.
Aqua et Arbor vitae sono, infatti, gli elementi che costruiscono, nel lavoro di Stefania Beretta, un’architettura celeste. I suoi alberi di betulla, rilegati da cuciture di poligoni geometrici o con il tronco circondato da un giro di filo, si parlano dalla Svizzera alla Lituania. Visibili o invisibili, dichiarati o taciuti, questi fili tessono quella continuità relazionale in cui, come un fiume, scorre l’esistenza. Il ricorso dell’autrice allo sfocato è più leggibile in direzione dinamico-temporale o di messa a distanza, che come effetto poetico-letterario.

L’insieme delle opere, richiama alla mente l’albero della conoscenza, quello della Bodhi, in India, ai cui piedi Siddharta riceve l’illuminazione, quello dei tre pilastri della Cabala ebraica, quello dei maestri spirituali, degli sciamani, l’albero del mistero, caro a Carl Gustav Jung, che lo ambienta nel bosco, archetipo dell’enigma della vita, l’arbor philosophica degli alchimisti, il tutto sorretto dallo Skambha: l’Albero Cosmico. Due linee unite ai vertici di due triangoli configurano, in cosmologia, un albero verticale, simbolo del maschile, e un albero orizzontale, simbolo del femminile. I segni geometrico-poligonali che si alzano dalle acque per stagliarsi sulla linea d’orizzonte e proseguire nell’aria, non solo tracciano, scrivendoli con il filo e l’ago, i percorsi dell’immaginario dell’autrice, non solo proiettano possibili rotte oniriche, ma costruiscono anche, assecondando pulsioni automatiche in arrivo dal profondo, realtà alternative. Il contrasto tra la loro astrazione segnica e la naturalità concreta del paesaggio, di cui è capace la fotografia, pur come doppio del reale, accresce la tensione dialettica dell’opera, come ha riscontrato Walter Benjamin nella sua anticipatrice Piccola storia della fotografia, apparsa la prima volta nel 1931 sulla rivista “Die literarische Welt”, in cui viene pubblicata in tre saggi successivi. All’arte fotografica, il filosofo berlinese, di cultura ebraica, attribuisce una potenzialità innovativa, a livello percettivo e cognitivo, a partire dalla tecnologia che la supporta, e una conseguente radicale mutazione dello sguardo.
Viana Conti

Dettagli

Inizio:
domenica 8 Novembre 2020
Fine:
giovedì 24 Dicembre 2020
Categoria Evento:
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Luogo

CONSARC GALLERIA
Via Gruetli 1
Chiasso, CH-6830 Svizzera
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+41 91 6837949
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