(Stra)ordinarie visioni. Il bulino di Krzysztof Skórczewski

sede: Biblioteca Salita dei Frati (Lugano, Svizzera).

Per offrire un assaggio della portata della mostra nel Porticato della Biblioteca Salita dei Frati, cito volentieri Rodolfo Ceccotti, direttore della Fondazione Il Bisonte di Firenze. In occasione dell’esposizione intitolata “Silenzi sovrani”, tenutasi nell’autunno del 2017 nella città sull’Arno, Ceccotti introduce il catalogo con le seguenti parole: «Krzysztof Skórczewski. Per me un nome difficile da leggere, ma una volta imparata la sua pronuncia, difficile da scordare. Un nome complesso come le sue opere, ma queste ben più leggibili… apparentemente. Paesaggi avvolti da un mistero arcaico, nello stesso tempo futuribile, congelati nella loro surreale distruzione, quasi presaghi di un modo che affascina ma che non vorremmo mai vedere. [… ] Una visione pessimistica del futuro o l’attesa di una rinascita? Certo è che la straordinaria fantasia dell’artista polacco racconta tutto questo con un’abilità, oggi non comune, nel manovrare il bulino mantenendo costantemente un rigore di segni che non scadono comunque nel mero virtuosismo»

Il mio primo incontro con Krzysztof Skórczewski avviene a Milano nell’autunno del 2011 durante una sua personale nella Galleria Il Mercante di Stampe. Ho immediatamente percepito uno stupore sia di fronte alla persona che alle opere, e da allora sono spronato a condividere questo fascino con chiunque.
Pertanto, quando mi sono imbattuto nell’Associazione Amici dell’Atelier Calcografico, i fili della storia dell’incontro con l’uomo artista Skórczewski, la sua arte e un gruppo di appassionati di arte calcografica non potevano che intrecciarsi. È stato naturale. Mi auguro che la mostra possa essere una bella esperienza, non solo estetica, ma anche culturale, che permetterà di trovare dei tratti comuni tra due parti dell’Europa che per lunghi anni sono state così lontane.

Indubbiamente si tratterà, ne sono certo, anche di una forte esperienza personale per ciascun spettatore. Infatti, oltre che per i «silenzi sovrani», l’opera di Skórczewski si segnala anche per una caparbia e paziente costruzione e decostruzione dell’universo personale, il guardarsi dentro guardando fuori. I minuziosi dettagli una volta estratti dalla realtà non fanno che richiamare la grandezza e l’insondabilità di quest’ultima. La precarietà così ben espressa da una delle ultime opere dell’artista, Trabucco, evoca una forza strutturale che assicura la sopravvivenza e proietta nel mare della vita. Infine, sulle pagine di questo quaderno ringrazio sin d’ora l’artista per aver concepito per i soci dell’AAAC una lastra ad hoc, ispirata al Castelgrande di Bellinzona, che si inserisce perfettamente nel filone architettonico dell’artista polacco. Si tratta di una costruzione o di una decostruzione, di un ponte o di un pertugio ai piedi delle insormontabili Alpi? Avremo l’occasione di condividere queste riflessioni durante l’inaugurazione della mostra.
Robert Redmer

Inaugurazione
Sabato 6 settembre 2025 alle ore 17.30

Immagine in evidenza
Ill – 1 (Skórczewski – Castelgrande) (part.)