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Tomaso Binga. Euforia
giovedì 17 Aprile 2025 - martedì 22 Luglio 2025

sede: Museo Madre (Napoli).
cura: Eva Fabbris con Daria Kahn.
La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre inaugura giovedì 17 aprile la mostra di Tomaso Binga Euforia, a cura di Eva Fabbris con Daria Kahn: è la sua più ampia retrospettiva museale e presenta i quaranta anni della sua pratica artistica attraverso più di centoventi opere tra poesie visive, installazioni, fotografie, collage, poesie visive, documenti, testimonianze di performance – molte delle quali mostrate per la prima volta o a decenni di distanza dalla loro prima esposizione – provenienti da musei e collezioni private.
Il titolo dell’esposizione è emerso durante le conversazioni tra l’artista e Eva Fabbris: Euforia – parola particolarmente amata da Binga perché contiene tutte le vocali, foneticamente universale ed estroversa – diventa “un titolo-manifesto – spiega la curatrice – un augurio, una necessità politica di resistenza” e contraddistingue tanto il suo approccio alla pratica verbo-visuale quanto al femminismo
“Il lavoro di Binga sfida le convenzioni sociali e culturali – afferma Angela Tecce, presidente della Fondazione Donnaregina – esplorando temi legati al genere e alla critica del linguaggio. (…) Esempi emblematici del suo contributo sono gli alfabeti in cui il corpo dell’artista assume le forme delle lettere, una sintesi tra linguaggio verbale e visivo.”
Tomaso Binga, nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna (nata a Salerno nel 1931, vive e lavora a Roma), artista che dal 1971 ha scelto di entrare nel mondo dell’arte con uno pseudonimo maschile per evidenziare i privilegi dell’uomo anche nel campo culturale: “Il mio nome maschile – dice Binga – gioca sull’ironia e lo spiazzamento; vuole mettere allo scoperto il privilegio maschile che impera nel campo dell’arte, è una contestazione per via di paradosso di una sovrastruttura che abbiamo ereditato e che, come donne, vogliamo distruggere. In arte, sesso, età, nazionalità non dovrebbero essere delle discriminanti. L’artista non è un uomo o una donna ma una persona”.
Nella sua pratica quarantennale ha parlato del corpo femminile come di un significante di libertà attraverso la sua originale poesia visiva e le sue performance, giocando con le parole per affermare un femminismo gioioso caratterizzato da dissacrazione, umorismo, denuncia.
L’esposizione costituisce il risultato di due anni di ricerche realizzate in stretta collaborazione con l’artista e il suo archivio e si snoda con un percorso tematico nelle diciotto sale del terzo piano del museo con un allestimento sperimentale dal tracciato circolare ideato dal collettivo multidisciplinare Rio Grande in dialogo con Tomaso Binga.
Immagine in evidenza
Tomaso Binga, Oblò, 1972. Acquisita fondi POC Regione Campania, 2020, Collezione Fondazione Donnaregina-Museo Madre, foto di Danilo Donzelli