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Tra inquietudine e libertà: Rosalda Gilardi Bernocco a cento anni dalla nascita

sabato 29 Ottobre 2022 - domenica 5 Febbraio 2023

Tra inquietudine e libertà: Rosalda Gilardi Bernocco a cento anni dalla nascita

sede: Museo Casorella (Locarno, Svizzera).

Descrivere il percorso artistico e umano di Rosalda Gilardi Bernocco è inoltrarsi su un sentiero tanto affascinante quanto tormentato, proprio come la sua vita: prima il mare di una Liguria che la vede nascere a inizio anni Venti, poi le dolci colline delle Langhe, quindi gli eleganti viali di Torino fino al paesaggio lacustre e vallerano Locarnese. Nel mezzo una moltitudine di esperienze, incontri, scambi e conoscenze: il fertile terreno sul quale Rosalda Gilardi si è formata umanamente e professionalmente, plasmando e intrecciando un’arte dolce e raffinata – quella della giovinezza – con le forme più nette, marcate dell’età adulta.

Così i filari di viti e la dura terra dei campi piemontesi, i primi tentativi di abbozzare una tecnica che per l’artista diventa strumento di conoscenza e affinamento anche della prospettiva, lasciano posto nel tempo a quelle forme plastiche, tridimensionali, sviluppate e maturate negli anni all’Accademia Albertina di Torino, dove Rosalda entra in contatto con creta, gesso e bronzo. Elementi che le fanno conoscere appunto un’altra dimensione dell’arte, del creare e sviluppare idee e prospettive innestate sul confronto con i primi artisti a lei più vicini.
Così, se nei primi tempi è preponderante l’influenza del classicismo novecentista del suo professore all’Albertina, Umberto Baglioni, il susseguirsi di incontri e scambi umani e professionali, non possono che modellare uno stile destinato all’unicità, ad essere il suo ineguagliabile tratto distintivo.

Le influenze sono quelle di Rodin e Mattioli, ma soprattutto dello scultore, pittore e incisore toscano Marino Marini: l’arte di Rosalda lentamente si modifica, in particolare nella distribuzione delle masse, organizzate fra piani larghi e assi verticali che ritmano i pieni e i vuoti.
Nel suo continuo dialogo con l’osservatore, l’artista dà vita a forme scavate, quasi tormentate, dominate da un senso di atemporalità che finisce per accentuare il valore espressivo della materia, in questo caso del bronzo, strumento prediletto del passaggio che passa dall’essere arte figurativa a un’espressione puramente astratta.
Una necessità, per Rosalda Gilardi, che è anzitutto riflesso del suo bisogno quasi fisico di essenzialità, cioè ricerca di forme e materiali nuovi, un percorso di conoscenza e forse anche di ritrovata libertà.
La monumentalità della scultura viene quindi amplificata da superfici lavorate, plasmate, dove il recupero dell’antico si fonde mirabilmente con un parallelo interesse per la scultura contemporanea, in particolare per Henry Moore e Jean Arp. Ecco allora che “primitivo” e “arcaico” si intrecciano e sovrappongono, portando l’artista a dare vita nei primi anni Sessanta ad uno stile severo, scarno, liberato da sovrastrutture che ne avrebbero alterato il disegno essenziale, dove gli elementi giocano appunto un ruolo fondamentale.

“Ogni materia è un forma diversa di lotta – scrive appunto Rosalda – altro è operare nella creta duttile, altro è battere lo scalpello sul marmo cristallino e tenace, che dietro ogni scaglia nasconde un’insidia, altro ancora è aggredire la pietra, il granito, che resiste ad ogni attrezzo e che sfida le durezze dell’acciaio. A me piace cimentarmi con la materia più dura o forse lo esigono le forme rigorose, inflessibili che misteriosamente maturano nella mia mente”. Il carattere è formato, l’artista sa cosa cerca e cosa vuole: solidità e concretezza, obiettivi perseguiti attraverso quella rete di amicizie che fanno della sua residenza locarnese una culla di artisti e intellettuali cosmopoliti.

Da metà anni Cinquanta Rosalda si trasferisce infatti sulle sponde dell’alto Verbano, unita in matrimonio con il medico Luigi Gilardi: è una stagione proficua e prolifica, vivace e forse irripetibile per l’artista, che tesse contatti, rapporti, conoscenze di lavoro e di amicizia, partecipando a seminari, laboratori di scultura e, soprattutto, incontrando giovani artisti di varie nazionalità: un’occasione preziosa di confronto con personalità internazionali, fra i quali Pablo Serrano, Isamu Noguchi, François Stahly, Émile Giglioli, Henri George Adam.

Da qui è un inanellarsi di esposizioni, mostre, riconoscimenti e successi: il tributo a un’artista poliedrica, che si nutre dei riferimenti delle avanguardie, in uno scambio di vedute e idee e quindi di perfezionamento e affinamento della propria personalità. Domina un’inquietudine di fondo, un mai domato desiderio di libertà che riflette una certa irrequietezza per gli schemi, le convenzioni, forse anche l’insofferenza di fronte al trascorrere del tempo se, ad un certo punto, indica nella propria biografia il 1932 come anno di nascita, dieci anni dopo la data effettiva. Rosalda Gilardi Bernocco è tutto questo: un’anima impaziente, nervosa – come forse lo sono tutti gli artisti – che nell’arte cerca di placare o ritrovare quella serenità perduta nelle Langhe, tra quelle colline prima tratteggiate, poi disegnate e infine modellate in forme che, nel tempo, perdono la loro naturale morbidezza per diventare più dure, aspre, spigolose. Proprio come il suo carattere: abituata a stare al centro dell’attenzione, apparentemente molto sicura di sé, una donna imprevedibile ma anche con grandi fragilità.

Un percorso ricco ma anche estremamente tormentato, quanto il suo lascito alla Città di Locarno. Infatti le opere donate dall’artista, tra cui sculture, disegni, dipinti e grafiche, e il fondo archivistico sono stati catalogati nel 2000 e nel 2001. Tuttavia l’ordinamento non fu portato a compimento, lasciando quindi cadere nell’oblio questo prezioso lascito. Con questa esposizione nel Museo Casorella, dedicato alle collezioni della città, si è voluto iniziare a onorare un debito morale.

Non si poteva certamente lasciar trascorrere il centenario della nascita di Rosalda Gilardi Bernocco, senza ripresentare al pubblico una scelta dell’opera di un’artista locarnese, oggi “conosciuta solo ad una ristretta cerchia di addetti ai lavori”.
Il Museo Casorella espone quindi per la prima volta una selezione significativa di opere appartenenti al lascito, che testimoniano la qualità di un’artista considerata una delle grandi figure della scultura negli anni Sessanta e Settanta, e una delle poche ad aver ricevuto riconoscimenti a livello internazionale. La mostra racconterà il cammino di ricerca di Rosalda Gilardi Bernocco dal 1955 agli anni Ottanta e, attraverso l’enucleazione di alcuni importanti temi caratterizzanti la sua produzione, consentirà di svelare il suo percorso dal figurativo all’astratto verso forme monumentali, rigorose ed essenziali.

Immagine in evidenza
Rosalda Gilardi Bernocco – Il Mulatto (Maurino), 1955. Bronzo, 80 x 80 x 50 cm. © Stefania Beretta

Dettagli

Inizio:
sabato 29 Ottobre 2022
Fine:
domenica 5 Febbraio 2023
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

MUSEO CASORELLA
Via Franchino Rusca 1
Locarno, 6600 Svizzera
+ Google Maps
Phone
+41 (0)91 756 31 70
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