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Vanitas – Mostra collettiva
venerdì 8 Novembre 2024 - giovedì 19 Dicembre 2024
sede: Brun Fine Art (Milano).
La mostra ha l’obiettivo di destabilizzare la percezione tradizionale di Vanitas, dimostrando come l’arte e la bellezza possano trovare nuove forme di immortalità in una chiave di lettura contemporanea.
Il termine Vanitas, dal latino “vanus”, significa “vuoto” o “effimero” e nella tradizione artistica è strettamente legato alla meditazione sulla fragilità della condizione umana, sulla transitorietà dei beni materiali e sull’ineluttabile scorrere del tempo.
In questo contesto espositivo, il concetto di Vanitas viene reinterpretato attraverso l’accostamento di opere scultoree, rappresentanti l’ideale di bellezza immortale, con gioielli d’artista, manifestazione moderna e individuale del nostro tempo.
Un dialogo che offre al pubblico un’esperienza unica, invitando a riflettere sulla mutevolezza dei canoni estetici e sull’identità personale.
La presenza di specchi classici, da sempre associati al tema Vanitas, porta il visitatore a confrontarsi con la propria immagine, in un serrato gioco di riflessi.
Le sculture esposte abbracciano generi ed epoche diverse e la loro estetica non sempre rispetta i canoni classici di perfezione.
Una scelta dichiarata per sfidare la percezione tradizionale di bellezza, mentre ogni gioiello crea una narrazione moderna che trascende il tempo e lo spazio, proponendo una visione alternativa della vanità.
In mostra verranno presentate 60 opere, tra sculture e gioielli.
La Psiche di Pietro Tenerani, una delle opere più celebrate dai critici contemporanei, è impreziosita dal gioiello cinetico di Arnaldo Pomodoro: una collana in argento del 1968 che scivola lungo la schiena, sublimando la bellezza della scultura.
L’orecchino Rongorongo di Tania Pistone, artista contemporanea celebre per la sua esplorazione astratta e profondamente emotiva, dialoga con il busto femminile di “Rachele”, scolpito da Democrito Gandolfi.
Sulla testa di giovane in onice della prima metà del XIX secolo si ammira l’orecchino Fiches di Giancarlo Montebello, realizzato in rhodoid, materiale derivato dalla lavorazione dei fiocchi di cotone.
Chiude la selezione l’incontro tra due grandi opere: la collana creata da Man Ray, artista modernista americano e figura di spicco dei movimenti dadaista e surrealista è collocata sul busto scolpito di una giovane donna con una pettinatura elegante in stile Restaurazione, firmata dallo scultore toscano Francesco Pozzi.
Le opere permettono una riflessione stimolante sulle connessioni che legano i grandi artisti del passato e del presente, sulle loro ricerche.
Il contrasto tra i colori, forme e materiali ne accentua inoltre la potenza espressiva di queste opere.
Gioielli e sculture interagiscono, fondendosi in opere vive e nuove, che sollevano domande sul tema della creatività, sulla capacità degli artisti di affrancarsi e liberarsi da canoni predefiniti, impadronendosi della propria contemporaneità.
Contrasti che suggeriscono così una domanda: la bellezza è un “possesso per tutta l’eternità”, come diceva Oscar Wilde, oppure è un concetto soggetto all’effimero?
Organizzazione gallerie Brun Fine Art, e Babs Art Gallery.
Immagine in evidenza
Emmanuel Radnitzky, Man Ray – Belle Main, 1974 (su disegno del 1937) Oro verde 18kt 5 × 13 cm 7/9 + I PA (Edizione GEM Montebello).
Francesco Pozzi (Portoferraio 1790 – Firenze 1844) – Busto di donna. Firmato e datato: “F. Pozzi F. 1838”. Marmo di Carrara h. 64 cm, l. 45, p. 23 cm.
Crediti fotografici: © Paolo Soave