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Vedere con la mente con il progetto NeuroArtifact
martedì 19 Luglio 2022 @ 11:00
sede: Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma).
Che cosa accade quando osserviamo un reperto archeologico? Come ne elaboriamo il contesto nel nostro cervello? Come analizziamo una esperienza estetica? Perché un oggetto è bello? Che differenza c’è fra un oggetto reale e virtuale?
Il progetto Neuroartifact, promosso dal Laboratorio di arte e Medical Humanities della Facoltà di Farmacia e Medicina di Sapienza Università di Roma insieme al Laboratorio Dig@Lab della Duke University, ha scelto il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia per rispondere a questi quesiti.
Grazie ad un team di esperti, il progetto sta aprendo nuove strade nello studio del passato e delle collezioni museali, tra mente antica e moderna, affrontando temi di ricerca all’intersezione tra scienze del cervello, e scienze umane, come l’archeologia, arte, filosofia, estetica e studi visuali anche con l’apporto del metodo delle Visual Thinking Strategies.
L’obiettivo principale è indagare e valutare l’impatto cognitivo dei manufatti archeologici a diverse scale e attraverso diverse tecnologie, con lo scopo di applicare i principi della neuroestetica alla neuroriabilitazione, utilizzando l’arte per aumentare la motivazione, ridurre stress e fatica, e migliorare la qualità della vita nei pazienti che hanno necessità di riabilitazione neurologica e motoria.
Il progetto e i primi risultati degli esperimenti saranno presentati martedì 19 luglio alle ore 11:00 presso il padiglione didattico del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Al termine della conferenza sarà possibile partecipare all’esperienza di analisi davanti al sarcofago degli sposi.
L’attività ha previsto l’acquisizione di dati biometrici con l’utilizzo di elettroencefalografi (EEG) portatili e sistemi di eye tracker mobile con dispositivi utili per la raccolta dei dati. In relazione alle visite museali NeuroArtiFact ha analizzato le differenze nell’esperienza neurofisiologica e visiva tra oggetti reali e virtuali. In particolare evidenziando eventuali pattern comuni ad individui aventi stesso sesso, titolo di studio, o tipo di formazione. Ad esempio, si possono mettere in relazione i dati neurofisiologici col movimento delle pupille in modo da valutare il fattore emozionale dell’esperienza, le aree di maggiore interesse, le dinamiche dell’apprendimento.