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Venetia 1600. Nascite e rinascite

sabato 4 Settembre 2021 - venerdì 25 Marzo 2022

Venetia 1600. Nascite e rinascite

sede: Palazzo Ducale di Venezia – Appartamento del Doge (Venezia).
cura: Robert Echols, Frederick Ilchman, Gabriele Matino, Andrea Bellieni.

“Chronicon Altinate, XI-XII secolo: “L’anno sopradetto 421 il giorno 25 del mese di Marzo nel mezzo giorno del Lunedì Santo, a questa Illustrissima et Eccelsa Città Christiana, e maravigliosa fù dato principio ritrovandosi all’hora il Cielo in singolare dispositione… “.

Il mito di Venezia sta anche nella leggenda della sua fondazione, coincidente con la posa della prima pietra della Chiesa di San Giacometo a Rivo Alto il giorno dell’Annunciazione alla Madonna: una leggenda che, tramandata dai cronachisti e storiografi veneziani, mise insieme racconti che si erano intrecciati nei secoli a sostegno della straordinarietà e del valore di Venezia: città eletta da Dio.
421-2021. Venezia celebra i suoi 1600 anni e lo fa anche con una monumentale mostra messa in scena – è il caso di dire – nel luogo simbolo del potere e della gloria della Serenissima: il Palazzo dei Dogi in Piazza San Marco.

Sorta di grande e sorprendente racconto illustrato attraverso i secoli, la mostra promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia si propone il difficile ma entusiasmante compito di raccontare – attraverso oltre 250 opere d’arte, manufatti antichi e documenti rari – i momenti, i luoghi, i monumenti e i personaggi che hanno segnato la storia di Venezia, scegliendo un inedito punto di vista, ovvero quello degli innumerevoli momenti di crisi e rotture e delle altrettante rigenerazioni e rinnovamenti che hanno segnato la sua esistenza.

“Nascite e rinascite”: tappe salienti della storia e dell’identità di Venezia più e più volte chiamata a ridisegnare il suo futuro e ripensare il suo destino, testimoniate dalle opere e dai documenti dei massimi artisti che in laguna hanno operato nell’arco di quasi un millennio – Carpaccio, Bellini, Tiziano, Veronese, Tiepolo, Rosalba Carriera, Guardi e Canaletto, fino a Canova, Hayez, Appiani; e poi Pollock, Vedova, Tancredi, Santomaso – ma anche di tanti architetti, talentuosi uomini d’arte, letterati e musicisti che hanno accompagnato il suo divenire.

Un’occasione preziosa anche per ammirare, riunita in una narrazione avvincente, una parte importante dell’immenso patrimonio conservato in Città e in particolare nelle collezioni dei Musei Civici, con tanti e significativi restauri sostenuti per l’evento in particolare da Save Venice Inc., come la grandiosa tela con il Leone di San Marco di Vittore Carpaccio (opera di oltre 3 metri di lunghezza), il Ritratto di famiglia di Cesare Vecellio e la monumentale pala di Jacopo Palma il Giovane con Madonna col Bambino in gloria, San Magno che incorona Venezia affiancata dalla Fede, ma manche un raffinato mosaico cinquecentesco, rari manoscritti miniati, preziosi disegni, un importante vaso cinese della dinastia Yuan del XIV secolo e molto altro ancora.
Con uno scenografico allestimento affidato Pier Luigi Pizzi e l’attenta direzione scientifica di Gabriella Belli, curata da Robert Echols, Frederick Ilchman, Gabriele Matino e Andrea Bellieni, la mostra è divisa in 12 sezioni, ripercorse anche nell’approfondito catalogo edito in doppia edizione, italiana e inglese, da Museum Musei: 1. Introduzione/2. La città eletta/3. Regina del mare/4. La città dei mercanti/5. Renovatio Urbis: Andrea Gritti e gli architetti/6. L’incendio di Palazzo Ducale, 1577/7. La peste, 1576 e 1631/8. Settecento: gloria e caduta della Serenissima/9. Ottocento, rivoluzione e unificazione/10. La capitale dell’arte contemporanea/11. Acqua Granda, 1966, 2019/12. Venezia e il futuro.

Tutte le arti, compresa la decima musa, sono state chiamate a raccolta per ripensare ai sedici secoli della Serenissima, tra trionfi e domini, di terra e di mare, grandezza e bellezza, ma anche tra incendi, sconfitte militari e pestilenze, fino all’Acqua Granda del 1966 e del 2019 rappresentata simbolicamente in mostra dall’opera The Raft (La zattera), straordinario “cameo” dell’artista multimediale di fama mondiale Bill Viola.

L’ultima sala è un invito alla riflessione sul futuro, sulla salvaguardia del patrimonio di questa città e sulla ricerca della sostenibilità grazie a un’installazione nata dalla collaborazione tra Gabriella Belli e Studio Azzurro. Sullo sfondo liquido che avvolge Venezia in ogni fase della sua vita, emergono le tante voci delle persone – intellettuali, tecnici, studenti – che si interrogano sul futuro della città: un controcanto di riflessioni, idee e stimoli per guardare “Oltre”.

La Repubblica Serenissima cade nel 1797, ma Venezia è ancora assolutamente viva e cosciente della sua identità e della sua fragile e potente unicità, continuamente alla ricerca di un dialogo tra passato e presente, e di una soluzione per il domani.

“Crediamo che il passato di Venezia – la storia, le tradizioni, i monumenti, i tesori d’arte – rappresenti una risorsa notevole, una preziosa roadmap per il futuro della città”, scrivono i curatori della mostra nel saggio introduttivo al catalogo. “La città è riuscita a sopravvivere così a lungo perché è stata in grado di rinascere, di volta in volta, in forme nuove e più adattabili. Guardare al passato per pianificare il futuro è assolutamente possibile a Venezia più che in qualsiasi altra città… ”

IL PERCORSO

Dopo un’introduzione affidata ad alcune delle più note immagini-simbolo della Città, è sul mito di Venezia e sull’iconografia che ha accompagnato e consolidato la sua affermazione come città della Vergine, città di San Marco e città della Giustizia, che prende avvio l’esposizione allestita
nelle sale dell’Appartamento del Doge, a Palazzo Ducale.

Le origini divine della Serenissima, fondate sul valore mistico attribuito al 25 marzo – giorno dell’Annunciazione alla Madonna ma anche della creazione del mondo e di Adamo, nonché dell’Incarnazione di Cristo e della sua crocifissione – sono rese esplicite con una selezione puntuale di opere: il trittico di Lazzaro Bastiani con l’Annunciazione e la Madonna col Bambino (ca. 1490), il pannello musivo di Giovanni Novello proveniente dalla Scuola Grande di San Rocco, che colloca l’Annunciazione in un paesaggio veneto, e l’importante dipinto di Jacopo Palma il Giovane con la Vergine Assunta che assiste all’Incoronazione di Venezia fatta dal Vescovo San Magno (1627). L’opera era stata appositamente commissionata dal Senato veneziano per la chiesa di San Geremia: qui infatti era sepolto il vescovo di Oderzo che nel VII secolo, visitando la laguna, avrebbe fondato le chiese più antiche di Venezia, ovvero Santi Apostoli, San Pietro di Castello, Santa Maria Formosa, Santa Giustina, San Giovanni in Bragora, San Zaccaria, San Salvador e Angelo Raffaele.

Ma la storia e il mito di questa città sono anche intrecciati indissolubilmente all’Evangelista Marco, che la Repubblica elesse come santo patrono fin dal trafugamento delle sue spoglie da Alessandria d’Egitto nell’828 e che legò a sé con la diffusione della leggenda dell’Apparitio: l’apparizione di un angelo che avrebbe annunciato a San Marco, naufrago nelle paludi attorno all’isola di Rivoalto, il ritorno del suo corpo in Laguna: “Pax Tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum”.

La Mariegola della Scuola Grande di San Marco, con miniature attribuite a Paolo Veneziano, preziosissimi missali del XIV secolo mai esposti in precedenza, e ancora raffinate promissioni e commissioni dogali, superbe legature in lamina d’argento, oro, smalti e pietre preziose del IX e XI secolo dalla Biblioteca Marciana si accompagnano in mostra alla bellissima Pala Barbarigo di Giovanni Bellini, dipinta nel 1488 e oggi conservata nella Chiesa muranese di San Pietro Martire. Accanto a questi, da segnalare, anche la tela di Bonifacio Veronese raffigurante San Marco che consegna lo stendardo a Venezia (1532), nonché gli eccezionali oggetti liturgici di manifattura bizantina prestati per l’evento della Procuratia di San Marco, parte del Tesoro della Basilica: la Grotta della Vergine (dal IV al XII secolo), il famoso Bruciaprofumo a forma di edificio a cupole, il Calice con iscrizione eucaristica dell’XI secolo, insieme alla coppa di Chorasan di manifattura iraniana. Oggetti preziosi che ad un tempo documentano l’importante e lunga relazione di Venezia con Bisanzio, determinante, fin dai primi secoli della sua esistenza.

Il percorso si concentra dunque sulla ricostruzione (dopo il devastante incendio del 976) della Basilica di San Marco, nonché sull’evoluzione dell’iconografia marciana in chiave politico-religiosa con l’assimilazione del Leone di San Marco – andante, rampante, in moeca – quale emblema stesso della Repubblica.

Infine Venezia in forma di Giustizia. A sostegno del suo immaginario e del suo perpetuarsi nella storia, la propaganda della Serenissima porterà infatti ad integrare la figura della Vergine con l’allegoria della Giustizia, virtù di cui Venezia era garante attraverso le sue magistrature e il suo sistema di governo repubblicano, figura onnipresente negli spazi ufficiali, presto identificata con la città stessa.

Ecco dunque i ritratti dei Dogi Giovanni Mocenigo (Gentile Bellini) e Francesco Foscari (Lazzaro Bastiani) che maggiormente interpretarono questo ruolo, la statua lignea policroma del XV secolo raffigurante Venezia come Giustizia – probabilmente elemento decorativo del Bucintoro – la tavola intarsiata con lo stesso soggetto su disegno di Jacopo Sansovino e i simboli delle vita politica lagunare: il corno dogale, l’urna per le votazioni, la manina di fine Settecento per lo scrutinio dei voti per l’elezione del doge, in legno intagliato, dipinto e dorato, e – ancora – il mascherone in pietra calcarea per le denunce segrete.

Dettagli

Inizio:
sabato 4 Settembre 2021
Fine:
venerdì 25 Marzo 2022
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

PALAZZO DUCALE DI VENEZIA
San Marco, 1
Venezia, 30124 Italia
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Phone
041 2715911
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