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Verona – Eventi e luoghi di interesse

lunedì 1 Gennaio 2018 - giovedì 31 Dicembre 2020

Verona - Eventi e luoghi di interesse

sede: Varie Sedi (Verona).

Nota per essere il luogo della tragedia di Romeo e Giulietta, Verona si è sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni, integrando elementi artistici di alta qualità dei diversi periodi che si sono succeduti, tra i quali si ricordano in particolare il governo della famiglia Della Scala tra i secoli XIII e XVI, e quello della Repubblica Veneta tra l’inizio del Quattrocento e la fine del Settecento; per la sua arte e architettura e per la sua struttura urbana, “eccellente esempio di città fortificata”, Verona è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Sito istituzionale
https://www.comune.verona.it/

Eventi a Verona
http://www.turismoverona.eu/

Eventi

Verona ospita un gran numero di eventi e manifestazioni internazionali; l’evento più conosciuto in assoluto è il Festival lirico areniano, che si tiene ogni estate, ormai dal lontano 1913, quando il festival venne inaugurato con l’Aida di Giuseppe Verdi, per celebrare il centenario della nascita dell’artista, e nella città accorsero persone da tutto il mondo. Sempre nell’Arena si tengono in estate numerosi concerti.

Altro importante ciclo di spettacoli è l’Estate teatrale veronese, che si tiene ogni anno nella cornice pittoresca del teatro romano di Verona. La prima serata dell’Estate teatrale veronese si tenne la sera del 26 giugno 1948, e tra il pubblico spiccavano personalità come il presidente della Repubblica Luigi Einaudi e il sottosegretario Giulio Andreotti. La prima rappresentazione avvenne, ovviamente, sotto il segno di Romeo e Giulietta. Dagli anni sessanta e settanta si svolgono anche spettacoli di danza, con compagnie di tutto il mondo, e la serie di serate Verona Jazz, con la presenza di importanti band jazz.

Importante festival è anche Schermi d’amore, nato nel 1996 (ma derivato dal Festival del cinema di Verona, che si è svolto dal 1969 al 1995), dedicato al cinema melodrammatico. La città di Romeo e Giulietta ospita questa rassegna che presenta retrospettive e anteprime di melodrammi e film sentimentali, ed è riconosciuta anche a livello internazionale per il lavoro di ricerca sul mélo cinematografico.

Festival nato recentemente è invece Tocatì (2003), organizzato dall’Associazione Giochi Antichi, che ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio della cultura tradizionale, a partire dal gioco, e comprende anche espressioni come il cibo, la musica e la danza tradizionali. Il centro storico di Verona in occasione dell’evento si presenta libera dal traffico automobilistico, per rendere la città più sicura per i bambini, che sono i veri protagonisti del festival. Nel 2006 Verona ha ospitato il 5° Festival della coralità veneta.

Inoltre nel 2008 è rinato il Palio di Verona, o più propriamente il palio del drappo verde, un palio istituito 800 anni prima e che rappresenta quindi la corsa podistica più antica del mondo. Esso è stato ripreso per festeggiare l’anniversario della sua nascita con la 591a edizione.

Dal 1981 nella città si tiene il Festival di cinema africano di Verona festival cinematografico internazionale dedicato al continente africano.

Cultura

L’aretino Giorgio Vasari scrisse nel suo trattato “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” che si come è vero che la città di Verona, per sito, costumi, ed altre parti è molto simile a Firenze, così è vero che in essa, come in questa, sono fioriti sempre bellissimi ingegni in tutte le professioni più rare e lodevoli. La città veneta venne vista dal Vasari come città simile alla sua Firenze dal punto di vista geografico, in quanto ambedue poste tra collina e pianura, urbanistico, entrambe infatti divise in due da un fiume, ma soprattutto per costumi, fioritura artistica e vivacità intellettuale. Egli vide nella città, romanica, gotica, ma anche classica e monumentale, il contraltare all’egemonia veneziana, ed effettivamente notevoli sono le differenze tra Verona e Venezia nonostante il dominio di quest’ultima sia durato nella città scaligera per ben quattro secoli: l’arte e l’architettura veneziana fanno pensare all’Oriente ortodosso, a delle origini bizantine e quindi greche, mentre Verona, distante solamente un centinaio di chilometri, colpisce per le mastodontiche chiese romaniche e gotiche, espressione di un’arte occidentale.

A Verona lavorarono nei secoli numerosi artisti, veronesi e non. Nel XII secolo lo scultore romanico Niccolò portò nella città una nuova arte, occidentale e romanza: è in questo periodo che si sviluppa la Verona romanica, mentre sotto la signoria scaligera la città sviluppò e mantenne a lungo un aspetto gotico e araldico, con uno stile che raggiunse la massima espressione nel Castelvecchio (e soprattutto nel suo monumentale ponte) e nelle arche scaligere. La civiltà pittorica veronese vide dal Trecento attivi artisti come l’Altichiero, e, nel Quattrocento, personalità come Stefano da Zevio, e soprattutto il Pisanello, uno dei massimi esponenti italiani del Gotico internazionale. Più tardi, durante il Rinascimento, lavorarono Domenico Morone e il figlio Francesco Morone, oltre all’eclettico Giovan Francesco Caroto e Girolamo dai Libri. L’arte veronese mantenne costantemente delle peculiarità che la rendono riconoscibile dall’arte portata da Venezia nei domini di Terraferma, grazie all’opera di artisti come il Veronese, Tiepolo, Alessandro Turchi, e più tardi Giambettino Cignaroli e Angelo Dall’Oca Bianca, tanto che è lecito parlare di una “scuola veronese”. Altri famosi artisti veronesi del periodo barocco, furono il compositore Giuseppe Torelli e suo fratello pittore, Felice Torelli.

Musei

Vi sono stati numerosi personaggi che con la loro impronta sono andati a determinare la configurazione museale odierna di Verona. Di grande importanza Scipione Maffei che diede l’avvio alla museologia europea con la sua raccolta di lapidi ed epigrafi che verranno raccolte nel museo che prende il suo nome, il museo lapidario maffeiano, situato a lato del teatro Filarmonico.

Antonio Avena fu un altro grande personaggio, portò all’acquisizione del teatro romano, e quindi all’istituzione del museo archeologico al teatro romano, alla sistemazione di Castelvecchio, in cui preparò il primo allestimento del museo di Castelvecchio, all’acquisizione del palazzo Forti, in cui trovò quindi posto la galleria d’arte moderna Palazzo Forti, e l’istituzione del museo degli affreschi Giovanni Battista Cavalcaselle. Di primaria importanza il museo civico di Castelvecchio, che subito divenne punto di riferimento nel sistema museale di Verona, ancor più dopo il recupero realizzato dal famoso architetto Carlo Scarpa, che fece di Castelvecchio una delle più pregevoli e conosciute realizzazioni museografiche del secondo dopoguerra.

Un rilievo particolare ha assunto Verona per quanto riguarda le raccolte naturalistiche, infatti è l’unica città europea a poter vantare una tradizione ininterrotta in tale ambito fin dal Cinquecento, quando furono raccolte varie collezioni private nel primo museo a carattere naturalistico che si conosca, poi confluite nel museo civico di storia naturale. Vi è poi il museo Miniscalchi-Erizzo, un palazzo-museo donato dall’omonima famiglia nobile veronese, in cui sono esposti dipinti, mobili, porcellane, vetri veneziani, armi, armature ed altri piccoli ma preziosi oggetti. Da ricordare anche il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, il museo africano, il museo canonicale ed il museo ferroviario di Porta Vescovo. Nel 2012 è invece stato aperto il primo museo in Italia dedicato all’opera lirica: l’AMO – Arena Muse Opera.

Monumenti e luoghi d’interesse
Verona è una delle maggiori città d’arte d’Italia per le sue ricchezze artistiche e archeologiche. La città ha uno sviluppo complesso, ma due opere murarie ne accentuano la divisione tra parte romana e moderna (fino alla seconda metà dell’Ottocento): da una parte le mura romane che circondano il cuore della città tra porta Borsari, porta Leoni e le mura di Gallieno, dall’altra la cosiddetta circonvallazione interna con fortilizi rinascimentali (completati sotto gli austriaci).
Nella Verona antica è sensibile l’opera restauratrice di Cangrande della Scala: il forte impatto visivo dato dal colore rosso dei mattoni degli splendidi palazzi gotici è temperato dal sapiente utilizzo dell’antico marmo bianco romano; opera, questa, frutto della politica scaligera di ritorno ideale ai fasti imperiali. Da qui la nuova urbs marmorea, rifulgente nel bianco lastricato di piazza delle Erbe, al centro della quale troneggia luminosa la fontana di Madonna Verona, composta di parti provenienti dalle antiche terme romane.

Epoca romana
Verona presenta numerosi monumenti di epoca romana, costruiti tutti dopo il I secolo a.C., quando ci fu la ricostruzione della città all’interno dell’ansa dell’Adige. Il monumento più famoso in assoluto, diventato simbolo della città stessa, è l’Arena, il terzo anfiteatro romano in Italia per dimensione dopo il Colosseo e l’anfiteatro capuano, ma il meglio conservato tra questi, tanto che viene utilizzato oggi per ospitare il famoso festival lirico areniano, oltre a numerosi concerti.

Altro famoso monumento è il teatro romano, del I secolo a.C., ma tornato alla luce solo nel 1834, quando gli edifici che letteralmente lo ricoprivano vennero abbattuti. D’estate si tengono nel teatro una serie di spettacoli che prendono il nome di estate teatrale veronese.

Sono entrambe del I secolo d.C. le due porte romane che si aprivano nelle mura della città, delle quali rimangono ancora visibili alcuni resti: porta Borsari e porta Leoni. Della prima è ben conservata tutta la facciata, mentre della seconda rimane solo metà della facciata interna. Non lontano dalla prima, inoltre, doveva sorgere il tempio di Giove Lustrale.

Arco monumentale posto fuori della cinta urbana romana è l’Arco dei Gavi, posto sulla via Postumia che portava verso il centro abitato, e dedicato ad alcuni membri della gens Gavia.

Sempre di epoca romana è il ponte Pietra, l’unico ponte romano ancora ben visibile della città, poiché del ponte Postumio, crollato nel 1153, si può vedere oggi solo la base dei piloni durante le secche dell’Adige. Il ponte Pietra è composto da cinque archi, quattro dei quali furono fatti saltare nel 1945 dai tedeschi in ritirata, e vennero poi ricostruiti con le pietre recuperate dal fiume. Caratteristico e pittoresco è l’utilizzo di diversi materiali.

Presso piazza Erbe, corrispondente all’antico foro romano, sono presenti nei sotterranei di numerosi edifici i tracciati di strade, fognature e i resti di case e di una basilica romana. È possibile vedere alcuni resti del complesso del Capitolium della città nell’adiacente Corte Sgarzerie. Una parte di esse sono visibili lungo il percorso del Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, un museo sotterraneo creato dal recupero dell’area negli anni settanta, lavori intrapresi per poter dare un assetto definitivo ai numerosi resti archeologici romani e medievali presenti nelle fondazioni della zona del palazzo del Tribunale.

Epoca medievale
L’Alto Medioevo ha lasciato a Verona pochi ricordi, a causa del devastante terremoto del 3 gennaio 1117 che ebbe come epicentro proprio il veronese, e vide la città fortemente danneggiata. A causa del terremoto crollò addirittura parte dell’anello esterno dell’Arena, lasciandone in piedi solo una porzione, che fu danneggiata ulteriormente in un successivo terremoto nel 1183, creando così l’attuale suggestiva forma dell’Arena con la sua “ala”. Inoltre molti palazzi e quasi tutte le chiese, i monasteri e i monumenti vennero seriamente danneggiati, se non distrutti: questo fatto ha lasciato lo spazio per una forte diffusione del romanico come stile della ricostruzione.

I principali monumenti sono dunque databili successivamente al XII secolo. In particolare questo periodo vide un grande sviluppo di edifici di culto, il più famoso dei quali è forse la basilica di San Zeno, considerata uno dei capolavori del romanico in Italia, e legata all’omonima abbazia, di cui rimangono la torre e alcuni chiostri.

Importante è anche il Duomo, il cui nome sarebbe più propriamente cattedrale di Santa Maria Matricolare, nato dalle ceneri di due chiese paleocristiane crollate per colpa del terremoto.

Epoca scaligera
Quello scaligero è stato un periodo positivo per Verona sotto il profilo urbanistico: esso infatti ha visto la costruzione di molti edifici e monumenti tutt’oggi visibili. Il centro storico (in particolare piazza Erbe, piazza dei Signori e piazza San Zeno) presenta edifici nati durante la Signoria, come il palazzo del Podestà, che venne abitato certamente da Alberto I della Scala, e fu probabilmente adibito a dimora dei signori della città. Nel palazzo trovarono ospitalità anche molti uomini illustri, tra cui spiccano personalità di primo piano come Dante e Giotto, che durante il suo soggiorno eseguì, secondo Giorgio Vasari, alcuni ritratti di Cangrande I, che però sono andati perduti. Altro importante palazzo scaligero è il palazzo di Cansignorio, la cui costruzione venne decisa da Cansignorio, terminato probabilmente nel 1363. Questo edificio originariamente era un palazzo-fortezza, dotato di tre grandi torri agli angoli del fabbricato. In alcuni scritti è chiamato anche Palazzo Grande, proprio per la sua imponenza. Del palazzo originario rimane un solo torrione, risistemato durante i lavori del 1882, mentre il resto dell’edificio risale al XVI secolo.

Importantissimo fu il sistema difensivo costruito dagli Scaligeri, che faceva perno su Castelvecchio, fatto costruire da Cangrande II della Scala insieme al ponte scaligero. Il castello venne costruito tra il 1354 e il 1376, e concepito non tanto per la difesa della città da nemici, ma come difesa verso i cittadini stessi; infatti il ponte scaligero originariamente aveva la funzione di facilitare un’eventuale fuga del signore verso la Germania, dove regnava il genero di Cangrande II, Ludovico il Bavaro. Il ponte scaligero venne costruito nell’arco di tre anni, tra il 1354 e il 1356, e la sua robustezza gli consentì di passare indenne cinque secoli di storia, fino alla notte del 24 aprile 1945, quando, alla fine della seconda guerra mondiale, i tedeschi, per coprire la ritirata, fecero saltare tutti i ponti di Verona. La sua robustezza è dovuta all’ampiezza delle arcate e alla mole dei piloni, studiati in modo da resistere alla diversa forza d’urto dell’Adige nei vari punti dell’ansa: infatti verso Castelvecchio, dove passa la maggior mole d’acqua, l’arcata è più lunga rispetto alle altre due, e i piloni sono più grossi. Castelvecchio ospita inoltre il Museo Civico, tra i più importanti della città. Restaurato con criteri moderni, presenta ventinove sale e diversi settori: scultura, pittura italiana e straniera, armi antiche, ceramiche, oreficerie, miniature e le antiche campane cittadine.

Un importante edificio commissionato dagli Scaligeri è la torre del Gardello, che segna una delle prime conquiste del progresso tecnologico meccanico: è infatti il primo orologio pubblico, consultabile da tutti. Non molto distante da questo sorgono le arche scaligere, un complesso funerario in stile gotico, destinate a contenere le arche (ovvero le tombe) dei più illustri rappresentanti della casata: racchiusi da un recinto in ferro battuto in cui ricorre il motivo della scala, simbolo della casata, i sarcofagi si trovano a terra o su piani rialzati. Le arche sono state indicate come uno dei più insigni e significativi monumenti dell’arte gotica. A esse adiacente si trova la chiesa di Santa Maria Antica, sopra al cui ingresso è posta la tomba di Cangrande I della Scala: il sarcofago è sormontato da una statua equestre che ritrae il signore di Verona in atteggiamento sorridente (l’originale si trova al Museo di Castelvecchio).

Epoca veneziana
L’epoca della Repubblica Veneta a Verona fu molto feconda soprattutto per l’edilizia privata e militare. In particolare, protagonista assoluto del XVI secolo fu l’architetto veronese Michele Sanmicheli, che abbellì Verona di numerosi palazzi, e venne scelto dalla Serenissima per la costruzione delle porte d’ingresso alla città. Porta Nuova è un esempio dello stile sanmicheliano: eretta tra il 1535 e il 1540, la sua posizione andava a generare l’importante corso Porta Nuova, che si conclude ai portoni della Bra. Le due facciate sono costruite in ordine dorico: quella verso la città in tufo, mentre la facciata rivolta verso la campagna in pietra bianca. La porta è importante anche storicamente perché durante una serie di rivolte, dette Pasque Veronesi, contro le guarnigioni napoleoniche, rimasero intrappolati all’interno circa duecento soldati francesi, che avevano cercato di difendere la porta.

Ci fu successivamente anche la costruzione di porta Palio, tra il 1542 e il 1557, che, nonostante la minore importanza rispetto porta Nuova, appare più interessante sotto il profilo culturale e artistico: di pianta rettangolare, verso l’esterno presenta tre archi con colonne doriche, all’interno cinque archi, ognuno munito di due colonne. La facciata esterna riprende schemi compositivi desunti dal teatro romano di Verona.

Vi è poi Porta San Zeno, conclusa nel 1542, la cui facciata Sanmicheli ha interpretato come un arco di trionfo, con colonne di ordine ionico, e molte decorazioni (come medaglie, stemmi e fregi). In questo caso come materiale sono stati utilizzati, oltre a pietra bianca, anche mattoni rossi, molto utilizzati soprattutto negli edifici scaligeri.

Sempre opera del Sanmicheli sono palazzo Canossa, palazzo Pompei, palazzo Bevilacqua, e palazzo Della Torre. Quest’ultimo, però, secondo alcuni critici è ritenuto opera di Domenico Curtoni nel XVII secolo. L’autore più probabile potrebbe essere però Bernardino Brugnoli, un parente del Sanmicheli, che lavorò spesso con lui, e dunque prese in parte il suo stile e la sua tecnica.

Sicuramente opera di Michele Sanmicheli fu invece palazzo Canossa, costruito su commissione della famiglia dei marchesi di Canossa, una delle famiglie più antiche e illustri d’Italia. L’edificio ospitò tra l’altro, nel 1822, il celebre congresso di Verona, a cui parteciparono quasi tutti gli Stati d’Europa. Sanmicheli cercò di allineare, mediante la facciata monumentale, i fondali opposti di Porta Borsari e dell’arco dei Gavi, dando un’impostazione scenografica alla via che permane tutt’oggi. Un soffitto fu affrescato da Tiepolo, ma è andato perduto durante i bombardamenti che colpirono la città durante la seconda guerra mondiale.

Palazzo Bevilacqua è uno dei palazzi più raffinati e ricchi di particolari della città, con una facciata realizzata in due ordini, quello inferiore più massiccio, e quello superiore maggiormente slanciato ed elegante. Il palazzo accoglieva celebri dipinti, tra cui La pietà della lacrima di Giovan Francesco Caroto, il Paradiso del Tintoretto, un ritratto di Donna con bambino di Paolo Veronese.

Palazzo Pompei segue lo stile neoclassico di Sanmicheli, e grazie alla donazione dai proprietari, alla loro morte, al comune di Verona del palazzo, l’edificio ospita oggi il museo civico di storia naturale, con oltre due milioni di reperti geologici, paleontologici, zoologici, preistorici e di botanica.

Una storia particolare ha poi palazzo Turchi, commesso dal cavaliere Pio Turchi, e costruito pochi anni dopo la battaglia di Lepanto del 1571, dove la flotta della Serenissima sconfisse la flotta ottomana; Pio Turchi fu portavoce della comunità veronese alle grandi celebrazioni della vittoria a Venezia. Il palazzo era decorato da statue di personaggi turchi, facenti parte del bottino della battaglia di Lepanto, e ad alcune di queste venne decapitata la testa, che fu esposta in piazza delle Erbe, proprio nel luogo dove venivano solitamente mostrate le teste dei condannati a morte.

Altri palazzi, situati rispettivamente in piazza dei Signori e piazza Erbe, sono la Loggia del Consiglio e palazzo Maffei. La Loggia del Consiglio possiede colonne di marmo, molte sculture e affreschi, tra cui due altorilievi bronzei raffiguranti l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata, tolti però nell’Ottocento. Può essere considerata uno dei simboli maggiori del Rinascimento veronese. Palazzo Maffei è un palazzo del XV secolo, ingrandito nel 1629 su decisione di Marcantonio Maffei. Costruito in stile barocco, è allo stesso tempo imponente ed elegante, su tre piani, con una facciata talmente bella da catturare l’attenzione del turista occasionale e non. Di fronte al palazzo si trova una colonna sormontata dal Leone di San Marco, simbolo della Repubblica Veneta a cui i veronesi sono particolarmente legati.

Epoca austriaca
Verona fu sotto servitù militare per tutto il periodo in cui vi fu la dominazione austriaca, per cui lo sviluppo edilizio privato fu scarso, a fronte però di un grande sviluppo delle strutture militari. In particolare furono ricostruiti e potenziati tutti i bastioni (che erano stati semidistrutti dai francesi) e venne creata ex novo un’impenetrabile rete di forti, in particolare a ovest della città (rivolti verso il crescente stato sabaudo) e sul colle San Pietro. Uno degli edifici che può riassumere il pensiero architettonico asburgico è l’arsenale Franz Josef I, gigantesco complesso militare, con un perimetro di 392 metri per 176 metri, e munito di numerose torri di guardia; composto da nove edifici, sul lato maggiore si trova l’edificio di comando, internamente si trovano tre isolati destinati agli uffici amministrativi e progettuali, e ai loro lati trovano posto magazzini e scuderie. L’arsenale si ispira all’architettura tedesca, ma anche allo stile neogotico, stili fino ad allora lontani alla realtà veronese, tanto che vennero utilizzati in parte mattoni rossi nella costruzione, materiale molto utilizzato nell’epoca scaligera, in modo da non allontanare troppo lo stile architettonico da quello cittadino.

Simile all’arsenale nell’architettura è il Castel San Pietro, una caserma ispirata in parte ai castelli tedeschi. Nell’edificio erano presenti le camerate per l’esercito, alloggi e uffici per gli ufficiali, depositi e officine. Il piazzale davanti a castel San Pietro poteva essere utilizzato dall’artiglieria per colpire la città dall’alto in caso di guerra (o rivolta).

Due palazzi importanti, costruiti inizialmente a uso civile e per chiudere piazza Bra, anche se poi utilizzati dall’esercito asburgico, sono il palazzo della Gran Guardia e palazzo Barbieri, originariamente chiamato Palazzo della Gran Guardia Nuova. La costruzione del palazzo della Gran Guardia è stata molto lunga e travagliata, iniziata già nel XVII secolo. Nel 1848 i lavori erano ancora in corso, e furono fermati perché l’edificio venne utilizzato dall’esercito austriaco durante la prima guerra d’indipendenza. La Gran Guardia fu finalmente conclusa nel 1853. Grazie alla sua mole e alla sua forma è riuscita a tenere testa all’Arena, che si trova a poche decine di metri di distanza, oltre i giardini di piazza Bra. Palazzo Barbieri è un edificio in stile neoclassico progettato dall’ingegnere Giuseppe Barbieri; la sua costruzione iniziò nel 1836 e venne portata a termine nel 1848. Durante l’occupazione austriaca il palazzo fu adibito prevalentemente a usi bellici e solo dopo l’unione del Veneto al Regno d’Italia si scelse, per la sua importanza e la sua centralità, di destinarlo a sede degli uffici comunali.
Un altro palazzo degno di nota è il Palazzo Negri, di stile neoclassico e progettato dall’architetto Giannantonio Selva nel XVIII secolo.

Edificio molto importante è il Teatro Nuovo, inaugurato il 12 settembre 1846, con la rappresentazione dell’Attila di Verdi. Nel teatro si svolsero numerosi episodi di insofferenza verso il dominio austriaco: il primo, già all’inaugurazione del teatro, vide il veronese Vittorio Merighi comporre un sonetto patriottico dedicato alla prima donna dello spettacolo, che entusiasmò il pubblico.
Alla chiusura della stagione teatrale vi fu una nuova dimostrazione. Merighi si beffò nuovamente della polizia: scrisse una nuova ode, praticamente un inno all’Italia personificata e contro lo Straniero, che codardo e maligno ha perenne sull’Italia il sogghigno. Il giornale di Verona, controllato dalla polizia austriaca, non poté negare l’accaduto, ma non spiegò nemmeno il vero motivo dell’entusiasmo e il contenuto dell’ode. Il 18 marzo 1848 giunse a Verona ad assistere a un dramma nel Teatro Nuovo addirittura il viceré del Regno Lombardo-Veneto, e la polizia, per creare consenso, divulgò la voce che era venuto a portare vantaggi alla città. Lo stesso giorno arrivò la notizia che Vienna stava insorgendo, che Metternich era fuggito, e l’imperatore Ferdinando I aveva dovuto concedere la Costituzione. L’annuncio si sparse per Verona, e la cittadinanza si radunò al Teatro Nuovo durante lo spettacolo. Le cronache raccontano di un vero delirio, e di una folla festosa e inneggiante all’Italia e a Pio IX. Il teatro venne per questo chiuso sino alla fine del 1849.

Verona. (23 dicembre 2018). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 25 dicembre 2018, 12:30 da //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Verona&oldid=101691300.

Dettagli

Inizio:
lunedì 1 Gennaio 2018
Fine:
giovedì 31 Dicembre 2020
Categoria Evento:
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Luogo

VARIE SEDI – VERONA
Verona, 37121 Italia + Google Maps