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Vija Celmins – Mostra personale
domenica 15 Giugno 2025 - domenica 21 Settembre 2025

sede: Fondation Beyeler (Riehen, Basilea, Svizzera).
cura: Theodora Vischer, James Lingwood.
La Fondation Beyeler dedica all’artista statunitense Vija Celmins (*1938, Riga) una delle più esaustive mostre personali mai allestite in Europa. Con gli affascinanti dipinti e disegni di galassie, paesaggi lunari, deserti e oceani che ne hanno decretato la notorietà, Celmins invita il pubblico a sostare, a fissare da vicino la purezza dei piani delle sue immagini scrutandole al contempo in profondità. Come tele di ragno esse catturano chi osserva, inducendo alla contemplazione della tensione tra spazio e superficie, tra prossimità e distanza, quiete e movimento. Organizzata in stretta collaborazione con l’artista, la mostra raccoglie circa 90 lavori, perlopiù dipinti e disegni, ma anche un numero minore di sculture e stampe.
Nata a Riga, Lettonia, nel 1938, Celmins nel 1944 acquisi` lo statuto di rifugiata prima di emigrare negli USA con la famiglia nel 1948. Crebbe a Indianapolis e in seguito si trasferi` a Los Angeles per studiarvi arte. Successivamente si stabilì dapprima nel Nuovo Messico e poi a New York e a Long Island, dove oggi vive e lavora. Tenuta in alta considerazione, la sua opera è ambita e ricercata da importanti musei e collezioni private. Ad ogni modo le occasioni di vedere la produzione di Celmins in tutta la sua portata sono assai rare, non da ultimo perchè l’artista ha realizzato complessivamente solo circa 220 fra dipinti, disegni e sculture. Lungo l’arco della sua carriera Celmins ha sempre lavorato secondo i propri ritmi, rifiutando di piegarsi alle tendenze dominanti nel mondo dell’arte e rimanendo salda nel rivolgere meticolosa attenzione al suo modus operandi.
L’esposizione offre uno sguardo d’insieme su una straordinaria carriera di sessant’anni presentando nuclei accuratamente selezionati di dipinti, disegni, stampe e sculture. La mostra si apre con alcuni dei primi importanti dipinti di oggetti quotidiani degli anni 1960, per poi culminare in una sala con magistrali dipinti più recenti raffiguranti la neve che cade in un cielo notturno a evocare i misteri del cosmo.
Il percorso espositivo trova il suo punto d’avvio nei quadri realizzati tra il 1964 e il 1968, quando l’artista viveva in uno studio di Venice Beach a Los Angeles. Diversamente da molti altri artisti attivi in città negli anni 1960, Celmins non era attratta dai colori vividi e dalla luce della California. Il suo era un mondo prevalentemente interiore. Nel 1964 creò un gruppo di dipinti incentrato su oggetti comuni ed elettrodomestici, fra cui un piatto, una stufa, una piastra scaldavivande e una lampada. Ispirata dall’incontro con i lavori di Giorgio Morandi e Diego Velazquez durante un viaggio in Italia e Spagna nel 1962, e distanziandosi dai colori brillanti tipici della pop art, ha qui impiegato una gamma smorzata di marroni e grigi, ravvivati da un’occasionale scarica di rosso elettrico.
Nei due anni seguenti, tra il 1965–67, Celmins lavorò a diverse composizioni basate su immagini della seconda guerra mondiale e su altri conflitti, pubblicate in libri o riviste; si tratta di bombardieri sospesi contro un cielo grigio o precipitati al suolo, di un uomo avvolto dalle fiamme che fugge da un’auto incendiata, di disordini razziali a Los Angeles desunti da una copertina di Time. Immoti e silenti, questi quadri alquanto sinistri trasmettono sia la memoria della guerra sia una realtà più attuale in cui l’onnipresenza delle immagini produce un effetto estraniante.
Dal 1968 al 1992 Celmins si concentrò quasi esclusivamente sui disegni continuando a valersi di foto prese da libri e riviste o scattate da lei stessa. I soggetti prediletti sono le nuvole nel cielo, la superficie della luna, il deserto e l’oceano. Un iniziale gruppo di disegni è stato tratto dai paesaggi lunari immortalati dalle sonde statunitensi alla fine degli anni 1960, che hanno portato in molti salotti del mondo le immagini ravvicinate di un luogo in precedenza irraggiungibile. Vi fecero seguito nel 1973 i primi disegni di galassie basati su immagini dei telescopi della NASA. Tali foto hanno fornito a Celmins una fonte d’ispirazione che da quel momento ha continuato a motivarla spingendola a creare opere che rendano la tensione tra la profondità dello spazio e la superficie dell’immagine e la trasformino in un’esperienza visuale.
Mentre viveva a Los Angeles, Celmins intraprese diverse escursioni attraverso i deserti della California, del Nevada e del Nuovo Messico, dove abito` per qualche mese. Conquistata da quelle lande sconfinate cerco` di fissare nei suoi disegni il silenzio e la sensazione del tempo che si ferma. Verso la fine degli anni 1970 Celmins creo` una scultura in cui il confrontarsi con la realta` prese una nuova forma: To Fix an Image in Memory I-XI è costituita da undici diversi sassi raccolti nel deserto del Nevada presentati accanto ai loro doppi; undici repliche in bronzo che Celmins dipinse minuziosamente in modo che originale e copia siano difficilmente distinguibili a occhio nudo.
Le immagini di Celmins si rifanno a fotografie oppure, nel caso delle poche sculture, a oggetti presi come modelli. Per Celmins il template è una sorta di strumento che le permette di ignorare i problemi della composizione e della cornice. Tuttavia non fa una copia dell’originale, non si tratta in questo caso di fotorealismo, piuttosto si potrebbe affermare che Celmins ricrea o ricostruisce l’originale. I suoi quadri si compongono di innumerevoli strati di grafite o carboncino su carta e colori a olio su tela. Sembra quasi che Celmins tenti di afferrare con mano l’incomprensibile vastita`, un fatto evidente nei suoi numerosi dipinti del cielo notturno stellato, un soggetto che ha affascinato Celmins sin dagli esordi.
Nel 1992 Celmins si imbatte´ in illustrazioni di ragnatele riprodotte in un libro. Incantata dai loro fragili filamenti e dai motivi concentrici, l’artista diede vita a un gruppo di quadri e di disegni a carboncino. Questa esplorazione prosegui` con un certo numero di dipinti che ritraggono la texture di svariati oggetti quali per esempio la copertina di un libro giapponese, lo smalto incrinato di una vaso coreano, la superficie graffiata di lavagnette d’ardesia trovate nei mercatini delle pulci di Long Island, la forma bucherellata di una conchiglia erosa: ogni pezzo una meditazione delicata sul passare del tempo.
Nell’ultima sala la meditazione si approfondisce nei lavori più recenti, i più grandi mai realizzati. Partendo da foto di fiocchi di neve illuminati contro il cielo buio, tali opere trasmettono un senso di profondo silenzio e meraviglia.
«Vija Celmins» è curata da Theodora Vischer, Chief Curator della Fondation Beyeler, e dallo scrittore e curatore James Lingwood.
Il catalogo illustrato della mostra, ideato da Teo Schifferli, è a cura di Theodora Vischer e James Lingwood per la Fondation Beyeler ed edito da Hatje Cantz Verlag, Berlino.
Immagine in evidenza
Celmins – Lamp – No1 – 1964 – LAC – 300x209mm (part.)