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Wu Keyang. Rotti dimorati spiriti viali
sabato 30 Settembre 2023 - mercoledì 25 Ottobre 2023
sede: Palazzo Pisani (Venezia).
cura: Lidya Lei Chen.
L’esposizione include una selezione di dipinti a olio, tra i più
rappresentativi dell’artista cinese Wu Keyang, e numerosi studi eseguiti a penna stilografica.
Il titolo della mostra, Rotti Dimorati Spiriti Viali, si riferisce a una pittura che registra l’esperienza odierna di un’umanità apparentemente disgregata e alienata che si muove in ambienti altrettanto frammentati e spesso ostili. In realtà, la psiche umana, raffigurata come paesaggio interiore, essendo ben radicata nel proprio essere natura e profondamente connessa ai ritmi cosmici, trasforma continuamente le sue componenti in un coerente flusso di coscienza, ed è in grado di percorrere vie diverse per trovare dimora negli infiniti punti di un multiverso policentrico.
Accreditato presso le massime istituzioni taoiste e buddhiste e nei luoghi più importanti della pittura contemporanea cinese, egli incarna pienamente la figura dell’artista che, consapevole del ruolo sociale dell’arte, affonda le radici della sua cultura nell’estetica tradizionale dell’estremo Oriente e negli studi internazionali, ma agisce nella più completa libertà espressiva e formale, nell’azione spontanea del dipingere (wu-wei).
Pittura, poesia e calligrafia si coniugano alle tecniche pittoriche a olio su tela o a inchiostro su carta o su seta, per creare con antica e moderna saggezza lo spazio della pittura. Il tema classico del paesaggio simbolista che, raffigurando elementi naturalistici, riflette stati d’animo e realtà interiori, è affrontato rivisitando con sensibilità cosmopolita soggetti e gli elementi stilistici della tradizione cinese (isole, alberi, cascate, nuvole, gocce, spirali), ampliandone il raggio a un repertorio universale: impiegando, ad esempio, componenti formali, cromatismi, simboli e stilemi rinascimentali, anziché quelli otto-novecenteschi della Secessione, dell’Astrattismo e del Futurismo, piuttosto che del Surrealismo e della Optical Art.
Il mondo dell’arte orientale, che l’occidente del XVIII°secolo recepì come Chinoiserie e trasformò nell’universo Rocaille, oggi è filtrato dalla rilettura critica di Wu Keyang, densa di corrispondenze e affinità elettive, nell’astrazione di campiture piatte, nel simbolismo metafisico del Quattrocento o nei preziosismi secessionisti, klimtiani.
Il gioco cosmico degli elementi si riversa nella vegetazione, originariamente montana (ma anche fluviale, pluviale o completamente immaginaria) che, rigogliosa o spoglia è sempre brulicante di vitalità e di spiritualità: ogni sorta di ominidi, animali, spiriti di natura e geni ispiratori, si arroccano su isole o zolle di terreno che trovano le loro radici nel cielo o si riflettono sulla superficie d’immoti specchi d’acqua. Specie nell’opera grafica, spesso prevale la rappresentazione di una visione antropomorfica o zoomorfa e talora immanente della realtà naturale, costruita su forme craniali il cui oscuro vuoto orbitale rivela un fondo luminescente, entro il quale dimorano figure a grottesca. L’intera forma umana (macroantropo), come un albero della vita, sembrerebbe talora sottendere la struttura del dipinto, emanando in superficie occhi, orecchie, mudra, loti, nuvole celesti.
Il paesaggio si può animare in un moto dinamico e surreale, a causa di un evento che in apparenza altera un ipotetico equilibrio iniziale. Ad esempio, dal suono di un mantra, da un cambiamento dello stato d’animo, da un’idea o da un’azione impressa dalla coscienza umana, o divina, sulla materia pittorica, plastica e proteiforme, sembrano crearsi di volta in volta, fenomeni naturali, spirituali, vapori, eruzioni, terremoti, malattie, guarigioni, guerre, preghiere e meditazioni (molti modi, pretesti o “vie”) che frantumano e dissolvono la struttura formale precedente, avviandola ad un nuovo assetto e talora a mondi paradisiaci.
La texture morfogenetica dell’opera, densa di energia e forma, ribolle quasi come un “brodo primordiale”, essendo costituita da infiniti punti che generano multiformi universi entro uno spazio che è indefinitamente coscienziale e astrale ad un tempo. Al deteriorarsi o al riassorbimento del paesaggio cosmico in un solo punto dimensionale, corrisponde, nello stesso luogo, lo sbocciare di un universo in via di rigenerazione.
La realtà rievocata nei dipinti di Wu Keyang dona, nel dialogo con il fruitore, l’esperienza del senso panico della pulsazione cosmica, di una matrice che corrisponde alla natura naturans dell’antico occidente, il cui movimento spiralico dà vita a molteplici cromie e strutture formali, prevalentemente ovoidali, dinamiche e divergenti, che sul punto di rottura si rivelano gravide di altre forme e colori attestando in tale continuo rinnovamento la propria individuale lettura dell’esistenza come multiverso policentrico in via di evoluzione.
Roberta Reali
Inaugurazione
30 settembre ore 17.30.
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(part.)