
“L’elogio di ciò che faccio mi è vietato.
Lo stesso vale per la spiegazione della pittura che voglio credere si spieghi da sola.
Tenterò di dissuadere i curiosi più ostinati dicendo che il mio atelier contiene i passi del sortilegio.
Il tavolo da disegno con il suo astrolabio, il tecnigrafo, gli spray, la sanguigna, il seppia, il carbone, i muri bianchi che racchiudono intenzioni percorse, la finestra che mi separa da una città con autobus rossi o dal mare Mediterraneo.
È il mio atelier.
La mia testa rivoltata dentro e fuori come un calzino usato.
Qui mi applico a discernere le leggi dell’arbitrario custodito da angoli senza pulizia, punte senza lapis, piccoli oggetti, chiodi ritorti.
Sconfitto al finir del giorno, ricomincio al mattino seguente.
E ancora non ho capito perché la lettera A è matriarcale, perché l’Aleph si conserva così giovane o perché io sono, a volte, il numero sette”.
Fernando Maza
1975
Tratto dal Catalogo: “Fernando Maza”
Edizioni Galleria del Naviglio – Milano – 1975
Direttore Renato Cardazzo
Catalogo stampato in occasione della
652a Mostra del Naviglio
dicembre 1975 – gennaio 1976
