di Giorgia Mocci.
«Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te».
Così si definiva Frida Kahlo – nata il 6 luglio 1907 con il nome Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón. Quel che amava pensare era che ci fosse una donna come lei, con tutti i difetti del mondo. In qualche modo si rivolgeva a lei come se immaginasse che il suo alter ego fosse da qualche parte intento a leggere le sue parole, le sue riflessioni. La sua stessa vita fu molto particolare e allo stesso tempo dolorosa: dapprima fu affetta da spina bifida, una malformazione che la debilitò all’età di sei anni, lasciandole delle deformità di tipo permanente a piede e gamba e successivamente il 17 settembre 1925, quando l’autobus in cui sedeva accanto al fidanzato Alejandro Gomez si scontrò con un un tram. Frida rimase incastrata in mezzo alle lame di metallo e il corrimano del mezzo trapassò il suo corpo.
Fu questo secondo incidente che segnò per sempre la sua vita, ma che la condusse a conoscere e ad apprezzare il mondo dell’arte. Costretta a trascorrere tantissimi mesi immobilizzata a letto con un busto di gesso, Frida iniziò a eseguire i suoi primi lavori artistici: i suoi autoritratti. Distesa sul suo letto, grazie ad un cavalletto costruito appositamente, riusciva a ritrarre sé stessa mentre indossava lunghe gonne tradizionali messicane, gioielli in stile precolombiano, fiocchi che erano a loro volta intrecciati con nastri colorati. Di questo periodo furono le opere “Autoritratto” (1926), “Autoritratto con vestito di velluto” (1927) che subito mostrarono il suo grande talento artistico.
«Sono molto preoccupata per la mia pittura. Soprattutto voglio trasformarla in qualcosa di utile per il movimento rivoluzionario comunista, dato che finora ho dipinto solo l’espressione onesta di me stessa, ben lontana dall’usare la mia pittura per servire il partito. Devo lottare con tutte le mie energie affinché quel poco di positivo che la salute mi consente di fare sia nella direzione di contribuire alla rivoluzione. La sola vera ragione per vivere».
Frida Kahlo si sentiva figlia della Rivoluzione messicana, un conflitto armato iniziato in Messico il 20 novembre 1910 e terminato il 1 dicembre 1920. Lo sfondo del conflitto risale alla situazione in Messico sotto la dittatura di Porfirio Díaz. Durante il suo regime, il Messico conobbe una notevole crescita economica e conobbe stabilità politica, ma questi risultati furono raggiunti con alti costi sociali, che furono pagati dagli strati meno favoriti della popolazione.
Gli eventi che si susseguirono furono drammatici e nel corso della Rivoluzione si distinsero personaggi importanti come Francisco Madero, Emiliano Zapata, Francisco (Pancho) Villa, Carranza, il generale Plutarco Elías Calles, alcuni dei quali avviarono tutta una serie di riforme politiche e sociali utili al rinnovamento del Paese. In un contesto storico così vivace si affermò un panorama culturale che affascinò personaggi stranieri di spicco, tra cui il comunista cubano Julio Antonio Mella, la fotografa italo-americana Tina Modotti, il rivoluzionario russo Lev Trockij, il poeta André Breton e tanti altri ancora.
E’ in quel periodo che in Messico si affermò l’arte muralista: gli eventi salienti della storia messicana iniziarono ad essere rappresentati proprio nei murales. Frida Kahlo ebbe modo di conoscere il grande amore della sua vita: il pittore muralista Diego Rivera, di ideologia comunista, famoso per la tematica politica e sociale delle sue opere realizzate in gran parte in edifici pubblici.
La prima volta che Frida vide Diego subito gli mostrò i suoi lavori. Questi li esaminò con grande attenzione, rimanendone entusiasta. Egli capì sin da subito che la donna aveva un grande talento artistico. Si rese conto come l’arte di Frida esprimesse il suo stato d’animo interiore sofferente sia sul piano fisico sia sul piano mentale. Colse immediatamente gli elementi caratteristici dello stile pittorico della donna: l’attenzione particolareggiata per il corpo femminile, concepito in una visione priva di stereotipi e il saper esprimere con la pittura l’identità culturale messicana: è il realismo magico di Frida Kahlo.
Frida aderì al Partito Comunista messicano nel 1928 e iniziò a respirare l’aria culturale e politica messicana più autentica. L’anno seguente i due si sposarono: lei aveva all’epoca 22 anni, mentre lui 43 anni. I due coniugi iniziarono a trascorrere la loro vita insieme negli Stati Uniti, tra New York e San Francisco, dove il muralista messicano eseguiva i suoi lavori artistici; una vita contrassegnata dal dolore per le condizioni di salute della pittrice che non riusciva nemmeno a portare a termine le sue gravidanze. I due si amarono immensamente, tra alti e bassi, per più di un ventennio sebbene Frida dovesse sopportare i continui tradimenti del marito incline al fascino femminile. Il punto di rottura definitivo lo ebbero nel 1939, quando dopo aver scoperto il tradimento del marito con sua sorella Cristina Kahlo, i due divorziarono.
Nel biennio 1939-1940 l’artista messicana non smise mai di dipingere, continuando incessantemente a realizzare tantissime opere, tra cui si ricordano ad esempio “Le due Frida” (1939), “Ciò che l’acqua mi ha dato” (1939), “Autoritratto con collana di spine e colibrì” (1940), “Autoritratto con scimmia” (1940). L’arte divenne per lei un mezzo di catarsi personale, esprimendo in essa tutte le sue paure e angosce più profonde. Il successo che la donna riscuoteva era enorme a tal punto che nel 1939 le sue tele furono esposte presso la galleria Renou et Colle a Parigi, venendo apprezzate dai più grandi artisti dell’epoca.
Nel corso della sua esistenza, la pittrice messicana ebbe anche lei delle relazioni extraconiugali come quella con il rivoluzionario russo Lev Trockij, il poeta André Breton, la ballerina e pittrice Rosa Rolando, la cantante messicana Chavela Vargas, ma si trattava di avventure che nel suo cuore non avrebbero mai sostituito il suo più grande amore, Diego. Quest’ultimo chiese nuovamente a Frida di sposarlo nel 1940 e, seppur inizialmente con riserve, la donna accettò. La fama di Frida cresceva sempre di più in tutto il mondo e le sue opere d’arte venivano apprezzate anche nella sua terra natale, il Messico.
Tre furono le esposizioni che le furono dedicate: la prima nel 1938 a New York, la seconda nel 1939 a Parigi e la terza nel 1953 a Città del Messico a cui partecipò sdraiata sul letto a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute. Frida morì il 13 luglio 1954 dopo che i medici le amputarono la gamba destra fino al ginocchio. Significativa, a tal proposito, fu l’ultima frase che scrisse sul suo diario: «Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più».
Giorgia Mocci
Tutte le immagini: courtesy Galleria d’Arte Moderna di Palermo in occasione della mostra “Frida Kahlo – Una vita per immagini“
Immagine in evidenza: Toni Frissell – Frida Kahlo, seated next to an agave (fonte: Wikimedia Commons) – part.