Helen Pynor – 93% Human

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Screenshot dal video “93% Human”

93% Human esplora la natura multispecie dell’essere “umano”, la “promiscuità” del DNA e i dati del DNA come strumento generativo, attraverso un’indagine sul DNA che esaliamo nel nostro respiro e inspiriamo dagli altri.
Un video della performance mostra l’artista Helen Pynor e il genetista e bioinformatico Jimmy Breen che respirano in un condensatore di vetro scientifico, convertendo il vapore del loro respiro in liquido, che gradualmente si accumula alla base del dispositivo, rendendo visibile ciò che è normalmente impercettibile.
Il DNA da questo campione di respiro condiviso è stato successivamente estratto, sequenziato e analizzato nel laboratorio di Breen e si è scoperto che comprende il 93% di DNA umano, con il restante 7% appartenente a circa 6700 specie microbiche identificate. Queste tracce genomiche forniscono prove forensi di una presenza, dando forma a questi coabitanti microbici solitamente invisibili. In un’epoca in cui la condivisione dell’aria con un altro era diventata profondamente tesa, le azioni performative di Pynor e Breen evidenziano l’intimità dei nostri scambi inosservati con altri umani e non umani, e la “contaminazione” come condizione necessaria dell’essere.
La compositrice Amanda Cole ha creato una partitura corale microtonale e polifonica per 4 cantanti di formazione classica, che usano le proprie vie respiratorie per cantare e sussurrare i nomi tassonomici dell’uomo e di centinaia delle 6700 specie microbiche il cui DNA era presente nel campione di respiro di Pynor e Breen. Questa comunità multispecie viene portata nello spazio della galleria sonoramente, presentata come un’opera sonora a 8 canali.
Un video panoramico raffigura sequenze di nucleotidi del DNA umano e microbico trovate nel campione di respiro di Pynor e Breen, in continuo flusso e movimento. Oggetti di vetreria scientifica offrono “organi” respiratori metaforici e fanno riferimento alla performance originale di raccolta del respiro di Pynor e Breen.


93% Human explores the multispecies nature of being ‘human’, the ‘promiscuity’ of DNA, and DNA data as a generative tool, through an investigation of DNA we exhale in our breath and inhale from others.
A performance video depicts artist Helen Pynor and geneticist and bioinformatician Jimmy Breen breathing into a scientific glassware condenser device, converting their breath vapour into liquid, which gradually pools at the base of the device, rendering what is normally imperceptible into visible form.
DNA from this shared breath sample was later extracted, sequenced and analyzed in Breen’s laboratory, and found to comprise 93% human DNA, with the remaining 7% belonging to around 6700 identified microbial species. These genomic traces provide forensic-like evidence of a presence, giving form to these usually unseen microbial cohabiters.
At a time when the sharing of air with another had become deeply fraught, Pynor and Breen’s performative actions highlight the intimacy of our unnoticed exchanges with human and non-human others, and ‘contamination’ as a necessary condition of being.
Composer Amanda Cole has created a microtonal, polyphonic choral score for 4 classically-trained singers, who use their own respiratory tracts to sing and whisper the taxonomic names of the human and hundreds of the 6700 microbial species whose DNA was present in Pynor and Breen’s breath sample. This multispecies community is brought into the gallery space sonically, presented as an 8-channel sound work.
A panoramic video depicts human and microbial DNA nucleotide sequences found in Pynor and Breen’s breath sample, in ongoing flux and movement. Scientific glassware objects offer metaphoric breathing ‘organs’ and reference Pynor and Breen’s original breath collection performance.