I tesori di Villa Arconati: la Sala della Caccia

I tesori di Villa Arconati: la Sala della Caccia

Questa bellissima sala è uno dei tesori ancora poco conosciuti di Villa Arconati-FAR, poiché è stata aperta per la prima volta al pubblico solo nel 2019 in occasione della mostra sul Codice Atlantico di Leonardo.

L’unica sala veramente dedicata agli uomini tra le settanta del palazzo, poiché si trattava con ogni probabilità di un salotto da giorno e da sera utilizzato come fumoir.
La sala ha un’altra particolarità: è l’unica ad avere due camini.
I camini non sono certo uno degli elementi più presenti alla Villa, dopotutto ci troviamo in una residenza “di delizia” utilizzata prevalentemente in estate.
Ma anche nella prima parte dell’autunno, per la stagione della caccia, appunto! La caccia era uno dei passatempi prediletti dell’aristocrazia, che tuttavia non doveva fare “troppa fatica” nel divertirsi.

Per questa ragione, ma non solo, nella tenuta degli Arconati era presente il Serraglio dei Cervi, nel quale gli animali venivano allevati.
Questo non solo per le battute di caccia, ovviamente, ma anche e soprattutto per il fabbisogno alimentare dei Signori.
In una lettera del 13 giugno 1765 un emissario della Casa Arconati si lamenta con il Fattore di Castellazzo, poiché le cerve della tenuta non vogliono allattare i loro cuccioli e questo fatto è molto grave, poiché il rischio è che in poco tempo il serraglio “sarà vuoto”; viene dunque ingiunto al custode del Serraglio di avere particolare cura verso i cuccioli appena nati, dando loro tutto il latte di vacca necessario al loro sostentamento.

La sala fu realizzata probabilmente ad inizio Settecento per volontà del conte Giuseppe Maria Arconati, definito antiquitatis illustrator per la sua grande passione per l’arte classica.
L’elegante decorazione è realizzata con finissimi stucchi e dorature, che raffigurano grifoni, piccoli putti che giocano con uccellini e scene di caccia legate alla dea Diana.
Completano la decorazione i bellissimi dipinti di Angelo Maria Crivelli, detto il Crivellone, che ad oggi sono l’unica testimonianza della vastissima collezione di dipinti su tela della Famiglia Arconati.
I dodici dipinti furono realizzati appositamente per la sala e si integrano perfettamente con il resto della decorazione: i colori scuri dei dipinti contrastano con il chiarore degli stucchi, e proprio questo contrasto focalizza ancor di più l’attenzione dell’Ospite sui particolari delle scene di caccia.
Dei dodici dipinti, i quattro principali raffigurano quattro particolari scene di caccia: la caccia al toro, la caccia all’orso, la caccia al cinghiale e la caccia leone.
Quest’ultima tela ha una particolarità: sul collare del cane protagonista della scena si trova la scritta “Arconati”, quale omaggio dell’artista alla famiglia committente del dipinto.
Le tele sono firmate e datate 1705.
Altri otto dipinti di più modeste dimensioni completano la decorazione della sala: quattro ovali raffiguranti pesci e quattro rettangolari raffiguranti pollami.
Dopo le vendite all’asta della collezione Arconati, effettuata per conto della precedente proprietà, negli anni ’90 del Novecento, nella sala erano rimaste solo le quattro grandi scene di caccia, che hanno subito un tentativo di furto nei primi anni 2000.
Fortunatamente sono state tempestivamente ritrovate al confine con la Svizzera e riportate al loro posto.
Degli altri otto dipinti minori, invece, si erano perse le tracce: Fondazione Augusto Rancilio li ha acquistati da un privato nel dicembre 2018, così che la sala è tornata al suo completo ed elegante assetto settecentesco, in tutta la sua raffinata eleganza.

Al centro della sala, per tutto il secolo scorso, è stata presente una teca contenente uno struzzo impagliato.
Pare che gli struzzi fossero tra i più ammirati animali “esotici” presenti nel giardino della Villa nel Settecento, tanto da essere citati (e disegnati) anche da Marc’Antonio Dal Re nelle sue incisioni per il volume “Ville di delizia o siano palagi camparecci dello Stato di Milano”.
La presenza effettiva di questi uccelli pare testimoniata dalle uova di struzzo tutt’oggi presenti a decorazione delle sommità delle librerie della Biblioteca Arconati, al piano terra della Villa.
C’è chi dice, infine, che oltre allo struzzo nella sala vi fossero numerosi uccelli impagliati e persino un coccodrillo.
Però questo si perde nelle nebbie delle leggende di un tempo che fu… che ogni luogo con una storia secolare come la nostra Villa deve avere.

Villa Arconati-FAR
Via Madonna Fametta, 1, 20021 Castellazzo di Bollate (Milano)
villaarconati-far.it