Il restauro del Trittico del Trecento di Niccolò di Tommaso

Il restauro del Trittico del Trecento di Niccolò di Tommaso

I Musei Reali di Torino presentano il complesso restauro del trittico a fondo oro che raffigura la Madonna con il Bambino, San Gaudenzio, Santa Caterina e due angeli, attribuito a Niccolò di Tommaso, allievo di Nardo di Cione, attivo in Toscana e a Napoli e testimone della diffusione del linguaggio giottesco nella seconda metà del Trecento.

Il restauro – realizzato dal laboratorio “Restauro e Conservazione Opere di Pittura” di Cesare Pagliero, grazie al generoso finanziamento dell’Avvocato Marziano Marzano a sostegno del patrimonio pubblico italiano tramite Art Bonus – ha restituito alla tavola, a lungo conservata nei depositi della Pinacoteca, la solidità strutturale e la brillante cromia.

Il trittico è riferito al fiorentino Niccolò di Tommaso, pittore ancora per larga parte misterioso, documentato dal 1346 al 1375 e collaboratore di Nardo di Cione. Attivo a Firenze, per Santa Maria del Fiore, in Toscana e a Napoli, il suo vertice artistico è stato individuato negli affreschi della chiesa del Tau di Pistoia, ricondotti all’attività matura; la sua unica opera firmata e datata 1371 è Sant’Antonio abate e altri santi ora a Napoli, al Museo di Capodimonte, che si ritiene commissionato dalla regina Giovanna d’Angiò.

L’opera rappresenta al centro la Madonna con il Bambino e due angeli musicanti, ai lati san Gaudenzio, a sinistra, e santa Caterina d’Alessandria a destra; nelle cuspidi Cristo è affiancato dalla Vergine e dall’arcangelo Gabriele al momento dell’Annunciazione. La carpenteria di gusto neogotico e le iscrizioni identificative che compaiono sulla base sono frutto di restauri ottocenteschi.

Già parte della collezione di Riccardo Gualino, l’imprenditore biellese diventato uno dei personaggi di spicco del panorama collezionistico dell’Italia di primo Novecento, il dipinto andrà ad arricchire le sale al secondo piano della Galleria Sabauda dedicate alla raccolta dell’industriale, documentandone il gusto per i primitivi italiani.