Immagini dal Medioevo

La mostra presso il Castello del Buonconsiglio di Trento “Il Natale al Castello” (27 novembre 2005 – 9 gennaio 2006), espone alcune opere di soggetto natalizio che fanno parte delle collezioni del Museo.
Questa iniziativa, offre un’interessante opportunità per chi vuole soffermarsi sulla preziosa collezione del museo e addentrarsi nei suoi tesori con un spirito diverso. E’ un viaggio all’interno dell’immagini per scoprire l’altro volto del Medioevo.

Ogni epoca ha le proprie immagini e ogni immagine appartiene alla propria epoca. Ma fino a che punto corrispondono alla realtà? E in che mi misura noi ci riconosciamo in esse?
Le immagini parlano, traducono, esprimono, sentimenti, emozioni, stralci di vita in cartoline, che non troviamo nei negozi di souvenir, ma nella quotidianità archiviata della nostra memoria collettiva. Una memoria visiva, che riconsidera e rivaluta la funzione dell’immagine nel potere della comunicazione e nella trasmissione del pensiero e dello stile di vita. Apparteniamo tutti a un’era dove il culto delle immagini orienta e influenza il nostro gusto e le nostre tendenze, è un’epoca dove il senso della bellezza si perde dietro a modelli futili, vuoti e frivoli.
In questo contesto la funzione dell’immagine tra rappresentazione ed espressione assume il suo valore originario: simbolo, piacere estetico e funzione educativa in una visione della realtà sospesa tra sacro e profano, tra lavoro e gioco, tra natura e uomo.
Mentre ci affanniamo nella ricerca di immagini magnetiche e travolgenti per il nuovo calendario, ci si dimentica dell’arte di rappresentare, fin dal Medioevo, l’alternarsi dei mesi come moti dell’animo. Una visita al Museo del Buonconsiglio di Trento per ritrovare il ciclo dei mesi, può aiutarci a capire, a riflettere, a ritrovare il tempo perduto.
Secoli di storia tra differenze e similitudini, forse, anzi sicuramente, ad un primo colpo d’occhio, noteremo più le differenze che altro, ma la volontà di rappresentare, di affidare alla figurazione, il nostro passaggio, la nostra evoluzione e il nostro modo di essere è il filo conduttore che rende l’immagine icona della nostra esistenza. Il perenne alternarsi dei mesi interpretati con la sensibilità e la tecnica del 1400 circa e letti con gli occhi di oggi, ne sono un esempio lampante. Eventi che si rinnovano nella stabilità del tempo eppure, ogni epoca lascia la sua impronta personale, dipingendo il medesimo soggetto nella diversità del proprio spirito creativo.

Il ciclo dei mesi del Museo del Buonconsiglio, sono opere magistrali, che offrono un ampio spaccato sulla vita e sulla sua concezione in un periodo storico dove l’arte, la religione, la natura e la vita sociale s’intrecciano in una melodia originale e molto ricca. Più voci per raccontare i contrasti di un’epoca difficile della storia europea. Il declino del papato, dell’impero e dei comuni, avevano fortemente influito sul dissesto economico e sociale modificando il comportamento e lo stile di vita della borghesia. Si diffuse, così, una nuova sensibilità religiosa e un nuovo rapporto, più intimistico con la natura.

All’arte il compito di evocare atmosfere fiabesche come antidoto ad una realtà cruda e profondamente segnata da tensioni e contrasti. Minuzia di particolari, narrazione elegante e pacata ed interesse per l’antico, sono tra le caratteristiche del ciclo dei mesi, situati nella Torre dell’Aquila del Castello del Buonconsiglio. Un percorso tra la poesia della natura e il risveglio dell’anima attraverso undici mesi, (il mese di marzo è andato perduto). Sono riquadri voluti da Principe Vescovo Giorgio di Liechtenstein., che una volta modificata la struttura, ricavò un ambiente privato che fece affrescare.
Serenità assopita in un impalpabile manto nevoso, giochi con fiocchi di neve sospesi nel fermo immagine di freddi mesi invernali, stemperati poi nel tepore della primavera. Un’esplosione calibrata, mai eccessiva e mai invadente, ma sempre delicata e sottile, descrive la natura nel suo moto perpetuo. Il risveglio della vita e la rinascita della bellezza, vengono rappresentate nell’alternarsi dell’attività agricole: la semina, l’aratura, la vendemmia, lavori umili nei gesti, ma ricchi nella forza, gelosamente celata, di generare nuova linfa per rigogliosi frutti. I caldi colori autunnali, poi, sembrano riflettere la preziosità dei tessuti delle vesti, nelle foglie cadute, negli alberi brumosi, nei paesaggi riflessi di una solare luminosità.

Quello che vediamo rappresentato qui, è un flusso costante di vita nella perfetta integrazione tra uomo e natura. Ma la danza delle stagioni, perde il suo significato dinanzi all’uomo moderno: cronologicamente dilatato nello spazio e intimamente compresso nella società priva del proprio tempo. Un uomo perso tra le idee che corrono e i mesi che avanzano sul calendario per un nuovo anno da distinguere con le immagini.
Antonella Iozzo

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