Valentina Lucarini Orejon, classe 1985, poliedrica artista, con la predilezione innata per la scultura, ci presenta la sua ultima opera, una vera e propria performance site-specific “La forma della memoria”, come concerto e compressione di forme.
Nei locali della Fonderia Artistica Versiliese di Pietrasanta, in provincia di Lucca, l’artista ha voluto tributare un’opera alla riscoperta e decodifica dei valori del ricordo e della spiritualità, valori connessi inesorabilmente alla fragilità umana, presente nelle “cose umane” e negli oggetti, che diventano giacenze di memorie del passato. Sia il background artistico che quello familiare hanno portato l’artista alla profonda conoscenza dei segreti dell’antico metodo di fusione a cera persa, che si estrinseca nell’utilizzo per la creazione delle sue opere, dei materiali usati solitamente per il processo di fusione, che vengono decontestualizzati ed estrapolati dal loro linguaggio artigianale originario.
Attraverso le “forme di fusione”, ovvero i bozzoli irregolari di gesso e iuta che si utilizzano nel procedimento a cera persa, Valentina Lucarini Orejon ha creato un’opera multipla, assolutamente all’avanguardia, un vero e proprio organismo unico, composto da vari medium: video, disegno, performance e installazione. L’artista ha accumulato, catalogato e scelto i cilindri di fusione, disegnando su di essi e accatastandoli gli uni sugli altri e andando a creare una stratificazione come antiche pergamene: dei totem del ricordo.
Una performance, site-specific, che nella Fonderia Artistica Versiliese ha trovato la sua casa madre, che l’artista ripete, ciclicamente, perché come dichiara la stessa: “La perdita della memoria, equivale alla perdita dell’identità e questo è un viaggio in un tempo immaginato, dove i cilindri sono le mie pagine bianche e io sono il medium di memorie disperse”.
Ogni giorno che viviamo su questa terra, infatti, produciamo istantanei ricordi che vanno a depositarsi in una stratificazione continua e incessante a cui noi continuamente attingiamo per poter seguitare a vivere. Ogni ricordo è impregnato di interferenze, fatte di racconti e di immagini create dalla coscienza, ma anche da ombre di cui non conosciamo né la forma né la provenienza.
Valentina Lucarini Orejon è anche autrice del testo che forma parte integrante dell’opera e della performance, del quale riportiamo i passaggi più significativi: “La Forma della memoria: è quasi una rievocazione, un rituale ancestrale attraverso il quale riconosco, annoto e mi faccio da tramite, fino a farne comparire i segni: sono volti dagli occhi socchiusi o dagli sguardi inquisitori, corone di mirto, panneggi abbandonati, animali silvani e sfuggenti, oggetti in disuso, incubi. Tutti quanti trovano posto in una vasta composizione, in una grande installazione perpetua e sempiterna, come il tempo che la crea. E mentre passeggio in mezzo ai miei cilindri, eretti come edifici del tempo che fu o come tronchi di sequoie in una foresta, mi rendo conto che i ricordi del mondo, anche quelli di vite che non sono la mia, fanno parte di una memoria collettiva e complessa, si affastellano gli uni sugli altri creando cumuli, blocchi e strati di materia, rimembrandoci che siamo una piccola parte del tutto. “
Cylinders, Mnemonic totems. The shape of memory as a symposium and condensation of shapes è anche un video su Youtube