di Mariateresa Zagone.

Simone Geraci è un artista di corpi, un disegnatore assoluto che circoscrive le forme con esattezza geometrica isolandole dal mondo in una dimensione placentare e amniotica. I gesti dei suoi protagonisti (più spesso delle sue protagoniste) risultano lenti e pausati, cristallizzati in silenzi senza tempo che restituiscono una forma di bellezza fin de siécle. Le ancelle della sua religione sono votate alla lentezza, all’atarassia, alla disposizione perfetta e all’equilibrio nella composizione.
Sono donne e ragazze sospese in un tempo e in uno spazio indefiniti, senza gravità, spesso addormentate, sognanti o assorte in pensieri intimi eppure presenze viventi, sensuali e carnali che emergono dalla tela con tutta la loro fisicità.
Geraci, regista di queste distanti attrici del muto, sembra voglia appagare i nostri sensi e la nostra mente, indipendentemente dal concetto, un’arte per l’arte che strizza l’occhio alla più sontuosa delle pitture, pittura come pratica e non come supporto a qualsivoglia narrazione, pittura conscia ed estremamente gaudente dei propri mezzi.
Di tutto ciò la costruzione grammaticale, anche palese, è il disegno che ricorre, ancora più necessario, nella pratica incisoria dell’artista.
C’è poi il colore, un colore sempre monocromo fatto di infinite tonalità, di variazioni lenticolari alla luce, di velature, un colore che accoglie nel suo grembo la figura, studiato ed opera esso stesso.


L’intervista
[Mariateresa Zagone]: Chi è Simone Geraci?

[Simone Geraci]: Simone Geraci è un pittore e artista testardo che con dedizione, tantissimo impegno e fede verso il fare è riuscito a rendere la propria passione un lavoro.
Quando ti sei accostato alla pittura?
Credo di essermi accostato alla pittura e alle arti in genere grazie agli incontri avuti durante i miei anni di studio. Inizialmente al liceo e successivamente, in maniera più ampia e approfondita, negli anni in accademia.
Sono stati incontri importanti, probabilmente lontani dagli “schemi” di certa didattica accademica, conoscenze che mi hanno svelato la preziosità della pittura e della materia di cui è composta.
Sembra che per te l’arte sia una pratica alchemica in grado di trasfigurare la realtà, la materia, il pensiero?
Ho sempre avuto una particolare attrazione verso le pratiche tradizionali delle arti, sia che si parli di pittura, di disegno o di incisione. Mi affascina la possibilità di domare la materia, di esplorare il proprio processo creativo ed espressivo entro i limiti tecnici del materiale usato.
Confini che confortano e obbligano, al tempo stesso, a ricercare nuove costruzioni formali e compositive.
Hai scelto la figurazione, e della figurazione hai scelto la figura umana soprattutto femminile come soggetto principale, ma chi sono le protagoniste delle tue opere?
Le protagoniste dei miei dipinti sono spesso figure anonime, soggetti recuperati da scatti fotografici vintage scovati nei mercatini delle pulci o nel web.
Mi intriga confrontarmi con i loro sguardi languidi e con un’estetica lontana dal nostro presente.


Ad ispirarti, influenzarti, illuminarti ci sono letture particolari?
La letteratura sicuramente costruisce un immaginario silenzioso fra i pensieri che, spesso, traspare in maniera involontaria nel mio lavoro. Non è mai presente per citazioni e personalmente non m’interessa, dato che conferirebbe all’opera una dimensione didascalica e narrativa.
Qual è il tuo rapporto con la Storia dell’arte? Quali artisti o correnti sono stati imprescindibili per l’elaborazione del tuo linguaggio?
Ho cercato sempre di confrontarmi con garbo e umiltà con i grandi del passato, copiando le loro strutture formali, tecniche e cromatiche.
Sono stati in tanti ad influenzare, seppur in maniera impercettibile, il mio lavoro: dai pittori seicenteschi, come Ribera e Rembrandt, ai preraffaelliti e agli artisti del realismo magico.
Un posto speciale è sicuramente riservato a Felice Casorati, un grandissimo della pittura del novecento italiano e non solo.


Secondo te qual è la funzione dell’arte oggi?
Credo che possano essere svariate le funzioni dell’arte quella che cerco personalmente è il conforto. Un sano appagamento dei sensi e dello spirito.
Un critico d’arte o curatore con il quale avresti voluto o vorresti collaborare?
Ho qualche difficoltà a pensare ad un nome in particolare, guardo sempre i progetti nel suo insieme e non tanto la firma che ne cura la regia. Forse, fra quanto visto fino ad oggi (anche se per la maggior parte dei casi attraverso la finestra dei social) mi piacerebbe rientrare nell’interesse del curatore siciliano Demetrio Paparoni.


Cosa vorresti che il fruitore cogliesse principalmente nella tua opera?
L’aspetto esistenziale ed emozionale della mia ricerca pittorica.
I tuoi monocromi danno l’impressione di tradurre perfettamente i colori del silenzio, è così?
L’utilizzo dei filtri monocromatici spingono il rappresentato in una dimensione meno concreta ed eterea, porta il tutto su di un piano in cui le gestualità vengono imbrigliata in un’atmosfera cristallizzata in cui il silenzio, certamente, è uno dei protagonisti indiscussi,
E cos’è per te il silenzio?
Il silenzio è quel luogo in cui è possibile ritrovare se stessi e quell’ appagamento dei sensi e dello spirito a cui avevo accennato precedentemente.

La tua figurazione è decisamente evocativa, non realistica, non fotografica, non didascalica. In che direzione vai?
Continuerò certamente a confrontarmi con il corpo umano e con i minimi racconti costruiti con timide gestualità. È da tempo però che rifletto sulla possibilità di aumentare le chiavi di costruzione delle mie composizioni, inserendo elementi naturalistici con cui far dialogare i protagonisti delle mie opere.
Quale credi sia il compito di un artista oggi?
L’unico compito che ha un artista è essere sempre sincero verso se stesso e il proprio lavoro.
Vizi e virtù del “sistema dell’arte” italiano.
In tutti questi di anni di attività ho cercato di comprendere quelle che sono le dinamiche del sistema dell’arte italiana, troppo spesso incapace di imporsi a livello internazionale.
Le difficoltà del sistema credo vadano ricercate nella situazione di stallo fra i suoi protagonisti.
Gallerie sempre più in affanno che non riescono a promuovere e legare a se gli artisti che rappresentano, questi ultimi totalmente svincolati cercano un’autonomia che spesso compromette il lavoro delicato e strutturato dei primi e infine le istituzioni pubbliche che non hanno le giuste risorse per sostenere e promuovere operazioni trasversali con autori di provenienza e sensibilità differenti.
E le differenze, se ce ne sono, con quello siciliano?
Poche sono le differenze, credo che uno dei pochi aspetti che salva il sistema siciliano, nonostante le enormi difficoltà per via della sua insularità. è la fascinazione “esotica” di certi suoi territori che continua ad attrarre capitali umani ed economici.
Riferimenti e contatti
Simone Geraci official website
Immagine in evidenza
Simone Geraci – Die Traumerin, 2022, olio su tela, 100 x 80 cm
Copyright
Tutte le immagini © Simone Geraci
Simone Geraci (Palermo, 1985) consegue la Laurea triennale in Pittura e il Diploma specialistico indirizzo Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Pittore, incisore ed illustratore, Simone Geraci collabora attivamente con gallerie nazionali e internazionali esponendo in Italia e all’estero in occasione di mostre personali, collettive e fiere d’arte. Dal 2015 è direttore artistico della casa editrice “il Palindromo”. Vive e lavora a Palermo