Le piccole ossessioni nel microcosmo casalingo di Vania Elettra Tam

di Mariateresa Zagone.

Le piccole ossessioni nel microcosmo casalingo di Vania Elettra Tam

Vania Elettra Tam è una pittrice e, soprattutto, una disegnatrice dallo sguardo intenso la cui profondità, evvivadio, non si sposa mai alla pesantezza. L’ironia e la seduzione delle scene che prendono forma sulle sue tele, dirette con regia sapiente, si sovrappongono ad una critica sociale sempre sorridente e mai irridente.
Nelle sue opere lo sguardo lieve, divertito e surreale si accompagna a titoli che sono giochi di parole, bisticci semantici che rafforzano il diletto e la piacevolezza. Gli interni delle case, la delicatezza e l’instabilità dei microcosmi casalinghi ci mostrano autoritratti dell’artista mentre indaga le abitudini ossessive e compulsive del mondo femminile contemporaneo. E, tuttavia, questa quotidianità non è tout court, ad essa si sovrappone sempre un’immagine interiore cosicché, con la fantasia, le pose di una stiratrice diventano, ad esempio, quelle di una surfista

L’analisi della vita di tutti i giorni evidenzia con ironia gli aspetti più paradossali e surreali della quotidianità sulla cui scena figurette svelte in equilibri precari su tacchi alti si contorcono cercando di rimanere in piedi mentre trasportano le borse della spesa o i piatti in tavola; sempre da sole in casa, mentre sono al trucco o bevono il caffè, attente nella precisione di gesti che però risultano goffi, proiettano sui muri ombre stranianti accompagnate ad altre ombre di esseri che non abitano se non lo spazio dei loro pensieri e dei loro sogni: cervi col loro simbolico palco di corna, cani che l’iconografia vuole esempi di fedeltà, coccodrilli feroci che sussurrano inconsce vendette, conigli che, con molta probabilità, si sono dati alla fuga-nemmeno tanto velata l’allusione alla codardia di certi uomini-. Le sue protagoniste si muovono in case che ricordano quelle giocattolo, case di bambole ma, a differenza di Nora nella più tragica commedia di Ibsen, sposa vezzeggiata come un giocattolo, agiscono meccanicamente suscitando il sorriso con posture funamboliche nel cui non detto si avverte la distanza, l’abbandono, il vuoto.

Le donne dipinte sono tutte alter ego di cui l’artista sottolinea le piccole frustrazioni del quotidiano senza urlare, senza bandire crociate; l’identità femminile passa attraverso l’identità corporea atteggiata in posture instabili, o dall’identità fisiognomica tramite “morse”, maschere, tiranti metallici volti alla sua correzione formalmente estetizzante.

Le opere, apparentemente immediate e sicuramente godibili, invitano lo spettatore a giocare con forme ed ombre con la consapevolezza che niente è come appare.

Fluttuante e fra le braccia di Morfeo – 2021 – 70×70 cm ognuna – acrilico su tela

L’intervista

[Mariateresa Zagone]: Chi è Vania Elettra Tam?

Vania Elettra Tam

[Vania Elettra Tam]: Un’artista ironica, surreale, spiazzante, ma senza colpe né meriti: mi han disegnata così!

Hai lavorato come designer nel settore del tessile per importanti aziende comasche. Cosa ti ha lasciato questa esperienza e cosa ti ha spinto a lasciare quel mondo?

In positivo la pulizia del tratto; in negativo l’insofferenza per la ripetitività. Non sopporto di portare avanti un ciclo indefinitamente: ho bisogno di variare, di sentirmi in sintonia col mondo reale, pertanto non mi soffermo su un tema particolare e questo è un aspetto negativo per un artista che aspira alla riconoscibilità del proprio lavoro. Se avessi insistito col ciclo delle casalinghe disperate probabilmente ora sarei ricchissima, ma assolutamente annoiata e insoddisfatta del mio lavoro.

Cosa osservi del mondo e cosa di ciò che osservi diventa materiale per le tue sapide scene?

Osservo la gente, con curiosità e stupore. Sono attratta dal paradossale, dall’inconsueto, dalla devianza che si fa norma, dal mostro quotidiano e, soprattutto, dalla quotidianità del mostruoso…

Quali fra gli artisti contemporanei consideri in qualche modo i tuoi riferimenti e quali, fra gli storicizzati?

Sono da sempre una divoratrice d’immagini e traggo ispirazione dalla cronaca, dalla storia dell’arte dalla pubblicità e da tutte quelle forme espressive che si basano sulla figurazione. Credo di avere più attinenze con illustratori e fumettisti di quante non ne abbia con artisti accreditati che pure stimo e apprezzo, anche se spesso la loro arte non ha punti di contatto col mio modo di esprimermi. Andando un po’ a ritroso ed escludendo i miei connazionali per non fare torto a nessuno, confesso una grande attrazione per l’arte di Hopper, Balthus, Magritte, Grant Wood, ma anche per i più contemporanei David Hockney e John Currin, ma in realtà non mi sento debitrice nei confronti di nessuno dei mostri sacri citati, credo, semmai avessi ripreso alcune tematiche da qualcuno di loro, di averlo fatto come citazione o come omaggio riverente nei loro confronti. In effetti il mondo in cui si muovono i miei personaggi è talmente pieno di ironia e autoironia da non avere rapporti diretti con nessuno degli artisti citati.

Il cuore di ogni tuo dipinto è la figura femminile. Chi sono le donne che abitano le tue tele?

In realtà la mia eroina è un’everywoman cui spesso ho prestato le mie sembianze ma non, come qualcuno ha insinuato, per megalomania, ma perché se si ironizza su situazioni o condizioni psicologicamente difficili da affrontare, voglio mettermici in prima persona. Non sono un’entomologa che osserva degli strani insetti con distacco, pronta a trafiggerli con lo spillo per inserirli nella propria collezione, io sono uno dei tanti insetti e per questo mi sento legittimata a descriverne le sensazioni più intime e inconsuete. Ultimamente mi sono ritratta come uno scarabeo stercorario, incapace di separarsi dall’enorme palla formata da una realtà esistenziale che cresce a dismisura, giorno dopo giorno, fino a divenire di fatto ingovernabile…

Vania Elettra Tam – Tecnolocica-mente – Pollaiolo 1-2-3-4 – 2019 – 40×35 cm – acrilico su carta

Quali sono, secondo te, le prigioni delle donne di oggi?

Diciamo innanzitutto che ci sono miliardi di persone, uomini e donne, che per motivi religiosi o politici non hanno il bene della Libertà, condannati a vivere in una prigione a cielo aperto, sotto regimi dispotici. In queste realtà le differenze tra uomini e donne si assottigliano, anche se la sottomissione femminile risulta comunque più pesante e meno tollerabile. Nel mondo cosiddetto civile, le prigioni sono più sofisticate e meno appariscenti, a volte impalpabili, ma con muri invalicabili fatti di violenza, di intolleranza, di prepotenza da cui si può evadere solo attraverso il tunnel dell’educazione al rispetto dell’altro. La cultura, l’amore per l’arte sono chiavi che possono aprire molte di queste celle d’isolamento, ma molta strada rimane ancora da fare. Né condivido quelle scorciatoie semantiche quali “quote rosa” o “femminicidio”, falsi riconoscimenti dei diritti delle donne che suonano come contentini, riduzioni di pena per buona condotta, ma che di fatto ne ribadiscono la presunta inferiorità

Quale credi sia il compito di un’artista donna oggi?

Lo stesso di un artista uomo: rimanere ancorata alla realtà, indagarla, comprenderla, stravolgerla e nei casi più fortunati, interpretarla al meglio con un pizzico di preveggenza.

Nella composizione di molti dei tuoi dipinti si avverte l’amore e la conoscenza profonda della storia dell’arte, penso alla Firenze Medicea, alla ritrattisticadel Ghirlandaio o di Bronzino a quella eleganza sobria ed austera. Quali sono l’importanza e il peso dell’immensa tradizione italiana figurativa nel tuo lavoro?

Vania Elettra Tam – ConTamInAzione – 2016 – 250×160 cm – tecnica mista su tela – collezione Palazzo Te di Mantova

Mi sono spesso “servita” dell’iconografia dei grandi del passato per l’universalità e riconoscibilità delle loro opere. Se si vuole utilizzare un modello di bellezza conosciuto a tutte le latitudini si deve ricorrere a soggetti come la Gioconda, la Venere del Botticelli o le dame del Pollaiolo… È una forma di deferenza, un omaggio imbarazzato ai grandi artisti del passato. Ad esempio nella mia opera ConTaminAzione – che ha dato il titolo alla mia mostra antologica del 2017 al Palazzo della Ragione di Mantova – mi sono raffigurata in cima ad una scala nell’atto di spolverare con un pulmino l’oculo del Mantegna, come una sorta di colf del grande artista.

Quali sono i curatori con i quali ti piacerebbe lavorare?

Tutti quelli che interpretano con competenza e onestà il proprio ruolo e, soprattutto, tutti quelli che credono nell’originalità del mio lavoro e considerino la capacità di fare sorridere i fruitori un valore aggiunto e non un limite.

Ad ispirarti ci sono anche letture particolari?

Credo che negli ultimi anni la letteratura non assolva più al proprio compito di esprimere in una forma avvincente e stimolante dei concetti fondamentali. Mi pare che i romanzi, anche i più celebrati, siano concepiti più come sceneggiature per film hollywoodiani che non come opere letterarie comunemente intese, pertanto preferisco leggere libri d’arte, di estetica o biografie dei grandi artisti del passato. Tuttavia da queste letture difficilmente mi capita di trarre ispirazione: la mia attenzione è più rivolta ai quotidiani e alla cronaca.

L’opera d’arte più “femminile” della storia dell’arte?

Due opere, distanti tra loro 300 anni, che sembrano ritrarre la stessa donna, sia per i tratti somatici che per la consapevolezza della propria femminilità. La prima è la Maria Maddalena in estasi (secondo me verosimilmente in preda ad un orgasmo) di Artemisia Gentileschi; la seconda il ritratto della moglie Elisa di Giacomo Balla, ammiccante, complice, libera dagli stereotipi dell’epoca, musa intrigante e sensuale.

Vania Elettra Tam – La donna moltiplicata – 2022 – 120×100 cm – acrilico su tela

Qual è il dovere di un’Artista-Donna nella società contemporanea?

Anche in questo caso rispondo: lo stesso di un artista uomo. Credo che una delle grandi prerogative dell’arte sia di non avere doveri morali, ma si debba attenere ad alcuni criteri di coerenza e partecipazione al dibattito culturale della propria epoca. Tutto questo non rappresenta un “dovere” ma una scelta di campo, una libera espressione concettuale che spesso rasenta il piacere intellettuale.

Work in progress e progetti per il futuro.

Il COVID e soprattutto il dopo-covid, cosí come il conflitto in atto, hanno ingenerato in molti una sensazione di precarietà e d’instabilità che ho cercato di riassumere in un ciclo intitolato “Fluttuazioni”. Mi sembra importante per un Artista, dar voce al sentire comune, alle istanze più intime e profonde che coinvolgono l’intera comunità. Per il futuro spero di poter dare vita a cicli più spensierati in modo da rispolverare quell’ironia sorridente ma corrosiva che è una delle chiavi più caratterizzanti della mia arte.

Contatti
Website | Facebook | Instagram | ISSUU
Copyright
Tutte le immagini © Vania Elettra Tam
Immagine in evidenza: Vania Elettra Tam – Evasione – 2021 – 60×60 cm – acrilico su tela
Immagine di copertina: Vania Elettra Tam – La vita è una palla – 2023 – cm 60×80 – acrilico su tela

Vania Elettra Tam nasce a Como nel 1968, si forma artisticamente a Milano ed ora vive a Mantova. L’ironia e la seduzione delle sue sceneggiature si sovrappongono ad una velata critica sociale ma dallo sguardo sempre lieve, divertito e surreale. Lo spettatore è invitato a giocare con le unità di tempo, di luogo e di spazio, con la consapevolezza che niente è come sembra.