L’intero Fondo Manoscritti di Antonio Canova, patrimonio della Biblioteca Civica di Bassano del Grappa, è online.
Un anno di lavoro e tecnologie d’avanguardia consentono a chiunque, nel mondo, di visionare, ad alta definizione e nella perfetta cromia originale, le oltre 40 mila pagine dei 6658 diversi documenti manoscritti del Fondo Canoviano: lettere, innanzitutto, ma anche diari di viaggio, appunti, riconoscimenti e diplomi, persino un prezzario delle opere e il quaderno su cui l’artista appuntò le sue lezioni di inglese.
Poi i sonetti, che gli estimatori gli facevano pervenire quale segno della loro ammirazione, appunti, testimonianze in prima persona degli incontri con le maggiori personalità del tempo, Napoleone in primis. Il tutto, suddiviso per temi e aree, liberamente consultabile su archiviocanova.medialibrary.it
Sono materiali che hanno un valore strico unico ma che non mancano, spesso, anche di interesse artistico, dato che Canova era solito appuntare schizzi, intuizioni, appunti visivi su quanto attraeva il suo interesse.
“Da questa mole di documenti emerge – riconosce il Direttore della Biblioteca, Stefano Pagliantini – la personalità di Canova, uomo perfettamente conscio del proprio valore e giustamente dotato di una sicura autostima. Attento a non disperdere alcuna testimonianza della sua attività, in ciò aiutato dai segretari e dal fratello Giovambattista Canova Sartori,
che avevano, tra i molti altri, il compito di conservare e archiviare qualsiasi “creazione” del CAnova o comunicazione a lui inviata”. Una scelta che lo scultore fece propria sin da
giovanissimo, ben prima della sua apoteosi, com’è dimostrato dalla presenza nel Fondo del suo Diario del viaggio in cui, appena ventiduenne, registra il viaggio che lo condusse da Venezia a Roma.
“Omo senza lettere” come si definiva, in realtà Canova ha, paradossalmente, scritto molto e accumulato un epistolario immenso, mano a mano che la sua fama cresceva e che le relazioni con amici, estimatori, collezionisti e conoscenti lo hanno costretto a scrivere e a far scrivere, a ricevere, leggere e farsi leggere migliaia di missive sui più svariati argomenti: da quelli più strettamente legati agli affetti famigliari e all’attività professionale fino agli obblighi formali derivanti dai molteplici incarichi pubblici che l’artista ricoprì.
Soprattutto a partire dal suo trasferimento a Roma, la corrispondenza diventava per lui indispensabile per intrattenere rapporti con i famigliari a Possagno, gli amici bassanesi, tra i quali Tiberio Roberti, e l’ambiente veneziano da cui si era staccato, ma con l’intenzione di tenere ben stretti i legami. A ciò si aggiungono i contatti epistolari con i committenti e con l’enorme numero di persone con cui l’artista venne in contatto: intellettuali, artisti italiani e stranieri, l’ambiente ecclesiastico, l’ampio entourage della nobiltà italiana ed europea, scrittori, scienziati, militari, uomini di governo, principi, imperatori”, evidenzia il Direttore Pagliantini.
Il Fondo dei manoscritti di Canova giunse a Bassano grazie Giovanni Battista Sartori Canova, fratellastro dello scultore, tra il 1852 e il 1857, assieme agli album dei disegni, alla racconta di incisioni in volume e a gran parte della biblioteca personale dell’artista per la parte di “belle arti”.
“Ad essere stati digitalizzati – grazie anche al contributo di Banca Popolare di Marostica Volksbank – sono, in questo caso, gli scritti, ma il progetto si allargherà in futuro anche ai disegni e al resto del patrimonio artistico canoviano di proprietà dei Musei Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa”, dichiara la direttrice dei Musei Civici, Barbara Guidi “il Fondo vanta infatti ben 1756 disegni custoditi nel Gabinetto delle stampe e dei disegni del Museo Civico. I Musei Civici conservano inoltre i celebri monocromi, una delle più rare e singolari espressioni non solo dell’opera di Antonio Canova, ma più in generale dell’arte neoclassica, e una sessantina di sculture tra cui i preziosi bozzetti preparatori come quello per le Tre Grazie, celebri gessi quali la Venere Italica e Ebe, o, ancora, la serie dei ritratti e delle “teste ideali””.