Luigi Pericle e la montagna incantata

di Paola Milicia.

Luigi Pericle e la montagna incantata

È un talento da riscoprire quello di Luigi Pericle (Basilea 1916-Ascona 2001) pittore, illustratore, fumettista, letterato e intellettuale, attualmente esposto presso l’Accademia di Francia – Villa Medici, a Roma, nella collettiva “Le Gribouillage / Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly“. Ma è altresì una vicenda personale che merita di essere narrata e divulgata, anche perché intimamente inserita nel flusso magico del Monte Monescia, in Canton Ticino, ribattezzato Monte Verità, luogo leggendario e romanzesco, in cui Pericle si ritirò a vita privata, scomparendo sempre più dai riflettori di una cultura borghese e mondana che lo ha condannato alla dimenticanza della critica e del grande pubblico. Almeno, fino al 2016, anno in cui Andrea e Greta Biasca-Caroni, attuali proprietari di Casa San Tomaso, precedentemente dell’artista, hanno rinvenuto un fondo vastissimo e inestimabile di materiale che ha riacceso i riflettori della critica internazionale, riportando a poco a poco alla ribalta il nome di Luigi Pericle. Ma questa è una storia nella storia a cui arriveremo qualche riga più in là.

Luigi Pericle

Ricordando il romanzo di Thomas Mann, Der Zeuberberg (1921), con cui non posso che cogliervi immediati rimandi e suggestioni, per essere un luogo metafisico ed esoterico, nonché una condizione di iniziazione umana, il Monte Verità deve la sua fama ai primi decenni del Novecento, quando vi si stabilì una comunità di persone accomunate da aspirazioni e ideali utopisti. A metà strada tra comunità e Sanatorium, la residenza accoglieva quanti intendessero cambiare stile di vita, riscoprire il benessere spirituale, predicare una forma di religiosità naturistica, il contatto con la natura e un culto della vita rurale e primitiva che consideravano come una rivolta antindustriale, libera dalle convenzioni sociali. La colonia diventa meta di numerose personalità del panorama letterario e culturale del Novecento, alcune delle quali vi risiedettero anche per un certo periodo: Carl Gustav Jung, Erich Maria Remarque, Hermann Hesse, Filippo Franzoni, Marianne Werefkin, Alexej Jawlensky, Otto Gross, Franz Kafka, Paul Tillich, David Herbert Lawrence, Michael Balint, Isadora Duncan, Max Brod. Fra tutti, Paul Klee di cui il critico Philippe Daverio ha rimarcato una comune matrice stilistica e simbolica con Luigi Pericle.

Luigi Pericle Giovannetti e la moglie Nini nello studio dell’artista.

L’artista svizzero vi approda negli anni Cinquanta, quando la comunità aveva già cessato di esistere. Sono anni di un’intensa attività di ricerca, di studio (delle lingue orientali, della cosmogonia, dell’astrologia) e di un’altrettanta ricca produzione pittorica, che di fatto smentisce quello che è stato definito come ritiro dalle “scene” e dalla creazione artistica. Luigi Pericle dimostra una ricchezza di ispirazione che lo rende un artista suo malgrado: continuò a creare ispirato da un gusto estetico immediato, in nome di una personale pulsione artistica ed emotiva, confluente in una ricca contaminazione e trasversalità di dottrine filosofiche e di pensiero senza approdo che fa pensare a una innata fecondità intellettiva.

Forse, la scelta di vivere ritirato andrebbe configurata, per analogia, come quella medesima rinuncia da parte di personalità della cultura alla crisi della borghesia, persa in una confusione ideologica e intellettuale che aveva già trascinato l’Europa e il mondo intero in ben due guerre mondiali, e che ancora stentava a sanarsi negli anni immediatamente successivi il secondo conflitto.

Il Monte Verità rappresenta, dunque, una sorta di universo parallelo che evoca la quiete e la contemplazione silenziosa dello spirito, che stimola la ricerca di linguaggi umani e artistici alternativi, dentro una Neue Sachlichkeit intrisa di simbologia e misticismo. Pericle riesce a dialogare con tutti i parametri di questo mondo invisibile, stazione di trasmissione energetica, passando dall’espressionismo all’arte orientale, dalle influenze americane di Marc Tobey e di Jean Dubuffet all’astrattismo, e all’esoterismo, spostando sempre più l’attenzione da ciò che si vede a ciò che si percepisce, per approdare a un’arte sempre più astratta e segnica che condivide con i grandi maestri, anticipando le ricerche più avanzate dell’avanguardia europea, in una coesione emblematica con l’originario spirito del luogo che fu.

Movimenti ritmici di verniciature, segni semiliquidi e rarefatti, il limitare del visibile, il realistico e il figurativo: l’arte di Luigi Pericle esibisce chiaramente il segno di un’epoca, in una sintesi intima con le proprie esperienze e sensibilità, il dialogo con un luogo che vive e rivive inesauribile dentro una coscienza artistica e umana fortemente mitteleuropea e moderna.
Paola Milicia

L’intervista

[Paola Milicia]: Apro l’intervista con la domanda che tutti vi avranno fatto, quella d’obbligo: come siete venuti a contatto con questo singolare rinvenimento?

Andrea e Greta Biasca-Caroni

[Andrea e Greta Biasca-Caroni]: Ci piace sempre molto rispondere a questa domanda perché ci riporta a ricordi bellissimi, all’emozione indescrivibile dei primi giorni della riscoperta. La nostra magnifica avventura è iniziata nel dicembre 2016 con l’acquisto, per andarci a vivere, della villetta in precedenza appartenuta a Luigi Pericle e alla sua amata moglie Orsolina, situata sulla collina del mitico Monte Verità ad Ascona, Svizzera.

Andrea, da sempre suo vicino di casa, conosceva Pericle come mistico, veggente, maestro spirituale, astrologo; a volte da ragazzo andava a domandargli il permesso di fare delle feste (non proprio delle più silenziose); permesso che Pericle gli accordava sempre. L’occasione era propizia per parlare: Pericle introdusse così Andrea nel magico mondo degli oroscopi, delle filosofie orientali (Zen, Buddhismo ecc.), della Teosofia, dell’omeopatia, delle antiche civiltà come quella egizia molto altro ancora. Persona colta e carismatica Pericle, era cosa nota in paese, viveva ritirato con la compagnia della moglie, immerso nei suoi studi. Furono quelli pochi incontri ma di grande impatto per Andrea visto che trattavano di argomenti da sempre fonte di grande interesse per lui, tanto che egli è divenuto poi presidente della Società Teosofica Svizzera.

Dopo la dipartita di Pericle, avvenuta nel 2001 senza lasciare eredi, passarono 15 lunghi anni prima che la casa fu finalmente messa in vendita all’asta in busta chiusa dal Demanio. Vista la prossimità della proprietà con l’albergo di famiglia e l’attrattiva dell’aura mistica della villetta eravamo da sempre interessati all’acquisto e partecipammo immediatamente all’asta. Tre mesi di trepidante attesa e finalmente la bella notizia. Ci venne chiesto di scegliere se acquistarne anche il contenuto o se preferivamo che la casa ci venisse consegnata vuota come solitamente è d’uso. Ancor prima di vederlo sapevamo che il contenuto ci sarebbe piaciuto, ed in effetti si trattava di tutta una vita cristallizzata nel tempo: migliaia di libri, taccuini, oroscopi, scritti, lettere e… opere d’arte. Questa fu una vera e propria rivelazione! Pericle dunque dipingeva, e moltissimo, vista la grande produzione di opere presente in casa. Non ne aveva mai parlato ad Andrea. I dipinti erano meravigliosi, ce ne innamorammo a prima vista e decidemmo di acquistare tutto pensando di passare gli anni a venire a leggere i suoi studi esoterici e ad ammirare le sue opere che avremmo appeso ai muri di casa. Non avevamo ancora capito cosa ci stava accadendo.

Qual è stata la storia che ne è seguita?

Una storia appassionante. Niente ci aveva preparato alla sorpresa che da lì a poco ci sarebbe giunta grazie al volume che Andrea, durante il trasloco necessario a permettere di effettuare gli elaborati lavori di ristrutturazione, scelse dalla biblioteca di Luigi Pericle. Ne fu attratto dal colore sfavillante, un giallo intenso. Si trattava di Nafea di Hans-Joachim Muller (1990), che mostra l’imponente collezione della famiglia Staechelin, tra i maggiori collezionisti d’arte al mondo. Nelle pagine scorrevano immagini di opere di Césanne, Manet, Monet, van Gogh, Gauguin, Picasso, Pissarro e, cosa che ci lasciò sbigottiti e frastornati, di Luigi Pericle. Una folgorazione. Capimmo così che la casa con il suo contenuto ci stava svelando il suo mistero. Trovammo cataloghi, lettere e infiniti documenti che, di volta in volta rivelavano, come in un puzzle, il segreto passato – avvolto nella nebbia del tempo – del vicino di casa.

Scoprimmo così che Luigi Pericle negli anni Cinquanta e Sessanta fu stimato da figure di spicco del panorama dell’arte internazionale, come Sir Herbert Read, consigliere per Peggy Guggenheim e cofondatore dell’Institute of Contemporary Arts di Londra, il collezionista Peter G. Staechelin, Peter Cochrane e Martin Summer della Arthur Tooth & Sons Gallery di Londra e venimmo a conoscenza che espose accanto a maestri come Karel Appel, Sam Francis, Asger Jorn, Antoni Tàpies, Jean Dubuffet, Jean-Paul Riopelle e Pablo Picasso e in diversi musei britannici, tra York, Newcastle, Hull, Bristol, Cardiff e Leicester.

Luigi Pericle’s painting. The rediscovery in Casa San Tomaso – Photo Maria Elena Delia

Ci trasformammo così – per due anni totalizzanti – in ricercatori appassionati. Grazie allo studio sui documenti e alle interviste con persone che lo conobbero, comprendemmo come alla fine del 1965, all’apice del successo, Pericle compì improvvisamente una scelta radicale, importante: quella di abbandonare il sistema dell’arte per dedicarsi alla propria ricerca pittorica e mistica, immerso nella tranquillità di Ascona e di Monte Verità. Egli scrive: “Tutte le ambizioni, l’orgoglio e le vanità devono scomparire. Non si deve cercare né posto, né posizione, né prestigio… L’amore per l’applauso, il desiderio di gloria, la reazione dell’ego devono essere abbandonati (…)”. Pericle archiviò oroscopi, scritti di ufologia, quaderni densi di schemi, citazioni e ideogrammi giapponesi, studi in greco, cinese, giapponese, arabo (conosce almeno sette lingue), simboli astronomici e combinazioni omeopatiche e dipinse, dipinse moltissimo. Nella più totale modestia produsse dei veri e propri capolavori. Ed eccoci qui oggi perfettamente consapevoli della fortuna di averlo incontrato nel nostro cammino.

Cosa significa “dare” voce a un artista che la critica e il tempo hanno abbandonato? Immagino si tratti di una questione anche emotiva e personale, oltre a una responsabilità per gestire un patrimonio culturale del genere.

Sicuramente, questa per noi è una questione personale, certamente d’amore. Il nostro incontro con Luigi Pericle e la sua arte ci ha rivoluzionato totalmente la vita. Non c’era spazio per altro e dunque si è dovuto arrivare a scelte importanti come quella di chiudere il negozio di arredamento che avevamo da 10 anni. Scelta che però non ci è costata sacrificio, è stato come un passaggio dovuto, naturale. La bellezza dell’arte e del pensiero di Luigi Pericle ci appagano talmente e ci permettono di evolvere personalmente, di crescere imparando ogni giorno moltissimo, di circondarci di persone meravigliose e interessanti. Naturalmente all’inizio ci sono stati molti dubbi, tanti inciampi e moltissime delusioni. Non abbiamo sempre avuto vita facile. In famiglia per anni ci hanno osteggiati, rimproverandoci quotidianamente di sprecare il nostro tempo e il nostro denaro in una inutile impresa. Non è stato semplice seguire la vocazione, rimanere ancorati ai nostri propositi. Con l’evolvere delle ricerche abbiamo compreso il nostro compito che è quello di riportare alla luce e fare conoscere al mondo l’arte di Luigi Pericle. Ma oltre ai suoi dipinti c’è l’assoluta necessità, così urgente oggi, di fare conoscere il suo pensiero di fratellanza, di pace, d’amore per il prossimo, per la natura e per la vita Una di tutte le cose. Naturalmente questa grande responsabilità ci ha portato a cercare con assiduità aiuti preziosi creando nel tempo una fitta rete, che si espande ogni giorno di più, fatta di figure professionali che si occupano di portare avanti con noi la ricerca. Coinvolgiamo costantemente curatori, storici dell’arte, filosofi, letterati, studiosi delle numerose dottrine che interessano gli svariati campi di studio di Luigi Pericle. Senza di loro nulla di questo sarebbe potuto accadere. Grazie all’avallo e al sostegno di professionisti del mondo dell’arte e della letteratura (ricordiamo che Luigi Pericle fu anche scrittore) e grazie al prezioso sostegno di giornalisti si è potuto creare un grande progetto di recupero critico, filologico e di divulgazione.

A distanza di anni, come sta “crescendo” il nome e la reputazione di Luigi Pericle?

Nel 2019 si è sentita la necessità di tutelare tutto questo creando l’Associazione no profit Archivio Luigi Pericle di Ascona. Il piano di studio, restauro, conservazione, catalogazione del suo patrimonio artistico si inserisce all’interno di un articolato percorso di valorizzazione che ha mosso i primi passi con due retrospettive realizzate dopo la riscoperta. Luigi Pericle. Beyond the Visible (11.05-24.11 2019), tenutasi presso la Fondazione Querini Stampalia durante i sei mesi della 58. Biennale d’Arte di Venezia e Luigi Pericle. Ad astra (18.04-05.09 2021), presso Museo MASILugano. Due i cataloghi scientifici con saggi di Luca Bochicchio, Chiara Gatti, Carole Haensler, Andreas Kilcher, Marco Pasi e Michele Tavola. Molte le conferenze, i workshop e le collaborazioni con Università per l’accoglienza di stagisti presso la nostra struttura che si è arricchita di un archivio, di una biblioteca e di una mostra permanente.

Il tutto nell’ideale contesto della nostra struttura alberghiera sulla collina di Monte Verità, l’Hotel Ascona ad Ascona. L’albergo di proprietà della famiglia da tre generazioni si è oggi trasformato con noi divenendo, oltre che struttura ricettiva, anche sede dell’archivio. Gli ospiti potranno così gioire durante il loro soggiorno, oltre che dello svago e della bellezza del luogo, anche dell’arte ammirando le opere di Luigi Pericle, mastro del Novecento, negli spazi dell’albergo.

Quali saranno i prossimi appuntamenti che vedranno esposti i lavori di Luigi Pericle?

Abbiamo già programmati molti appuntamenti per gli anni a venire; non vogliamo svelarli tutti ma possiamo dire che saranno qualità e di livello internazionale.

Siamo estremamente onorati di aver potuto collaborare con un prestito alla straordinaria mostra-evento Gribouillage/Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly curata da Francesca Alberti e Diane Bodart che si tiene, sino al 22 maggio 2022, presso l’Accademia di Francia, Villa Medici – Roma per poi spostarsi, dal 19 ottobre 2022 al 15 gennaio 2023, ai Beaux-Arts di Parigi. L’arte di Luigi Pericle torna cosi, grazie alla prestigiosa collettiva, fra i grandi della storia dell’arte tra le opere dei maestri della prima modernità, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Pontormo, Tiziano, Bernini, e quelle di noti artisti moderni e contemporanei, Picasso, Dubuffet, Henri Michaux, Helen Levitt, Cy Twombly, Basquiat.

Siamo infine molto lieti di annunciare che si terrà la prima retrospettiva in Inghilterra dedicata a Luigi Pericle presso la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, dal 14 settembre al 18 dicembre 2022. Unico museo britannico dedicato all’arte moderna italiana, la Estorick Collection riunisce alcune delle più importanti opere di artisti della prima metà del Novecento. Il programma delle mostre temporanee è dedicato all’approfondimento di alcuni protagonisti della storia dell’arte, come Tullio Crali, Fausto Melotti o Bice Lazzari. La mostra su Luigi Pericle sarà accompagnata da un libro-catalogo pubblicato dalla casa editrice Paul Holberton di Londra. Ed è solo l’inizio.

Luigi Pericle, Untitled, (Matri Dei d.d.d.), 1965, Mixed media on canvas, 80 x 129,5 cm

Immagine in evidenza: Luigi Pericle, Ex Oriente Lux, Matri Dei d.d.d., 1973, tecnica mista su masonite, 80 x 130 cm