
Mario Nigro è stato uno dei più importanti artisti italiani del Novecento. Nato a Pistoia nel 1917, si è dedicato all’arte astratta sin dagli anni ’40, contribuendo a svecchiare l’arte italiana e a darle un maggiore profilo di internazionalità.
La sua ricerca artistica è stata caratterizzata da una costante sperimentazione, che lo ha portato a esplorare diverse tecniche e materiali. Inizialmente, Nigro si è concentrato sulla pittura, utilizzando colori vibranti e forme geometriche per creare opere dinamiche e vibranti. Negli anni ’50, ha iniziato a sperimentare con la scultura, creando opere in ferro e legno dalle forme essenziali e rigorose. Negli anni ’60, ha infine esplorato la fotografia, creando opere concettuali che indagano la natura della percezione.
Nonostante la varietà delle tecniche utilizzate, l’arte di Nigro è sempre stata caratterizzata da un’aspirazione alla verità. L’artista era convinto che l’arte potesse essere un mezzo per comprendere la realtà in modo più profondo e autentico. Le sue opere, infatti, non sono semplici esercizi formali, ma sono invece il risultato di una profonda riflessione sul mondo e sull’esistenza umana.

La ricerca della forma
Una delle caratteristiche più salienti dell’arte di Nigro è la ricerca della forma. L’artista era convinto che la forma fosse un elemento fondamentale dell’arte, in quanto poteva essere utilizzata per esprimere idee e sentimenti in modo immediato e diretto.
Nelle sue prime opere, Nigro ha utilizzato forme geometriche semplici, come quadrati, cerchi e triangoli. Queste forme, ripetute e combinate in modo diverso, creavano opere dinamiche e vibranti. Negli anni ’50, Nigro ha iniziato a sperimentare con forme più complesse e articolate, come quelle che caratterizzano la serie delle Tensioni reticolari. In queste opere, le forme geometriche si intersecano e si sovrappongono, creando un senso di tensione e dinamismo.

La ricerca della materia
Oltre alla forma, Nigro era anche molto interessato alla materia. L’artista era convinto che la materia potesse essere utilizzata per dare alle sue opere un senso di concretezza e presenza.
Nelle sue sculture, Nigro ha utilizzato materiali come il ferro e il legno, che si caratterizzano per la loro forza e solidità. Le forme delle sue sculture sono semplici e rigorose, ma sono anche capaci di trasmettere una grande forza espressiva.

La ricerca della luce
Un altro elemento importante nell’arte di Nigro è la luce. L’artista era convinto che la luce potesse essere utilizzata per creare opere più evocative e suggestive.
Nelle sue opere pittoriche, Nigro ha spesso utilizzato una luce morbida e diffusa, che crea un senso di pace e tranquillità. Nelle sue opere fotografiche, invece, Nigro ha spesso utilizzato una luce forte e contrastata, che crea un senso di tensione e drammaticità.
Mario Nigro è stato un artista visionario, che ha contribuito a rinnovare l’arte italiana del Novecento. La sua ricerca artistica, caratterizzata da una costante sperimentazione, ha esplorato diversi aspetti dell’arte astratta, dalla ricerca della forma alla ricerca della materia, dalla ricerca della luce alla ricerca della verità. Le sue opere, oggi esposte in importanti musei di tutto il mondo, rappresentano un importante patrimonio artistico e culturale.

Ph. Mattia Mognetti, Milano © Archivio Mario Nigro, Milano

Ph. Bruno Bani, Milano
© Archivio Mario Nigro, Milano

© Archivio Mario Nigro, Milano
Biografia
Mario Nigro nasce a Pistoia il 28 giugno 1917. Fin dall’età di cinque anni si dedica allo studio del violino e del pianoforte. Nel 1929 la famiglia si trasferisce a Livorno, dove dal 1933 Nigro, ormai sedicenne, si avvicina alla pittura come autodidatta. Parallelamente alla passione per l’arte, persegue gli studi scientifici e nel 1941 si laurea in Chimica all’Università di Pisa, dove diviene assistente incaricato all’Istituto di Mineralogia. Nel 1947 consegue anche una seconda laurea, in Farmacia, e l’anno successivo è nominato farmacista agli Spedali Riuniti di Livorno. La sua ricerca in campo artistico trova tra il 1946 e il 1948 la consonanza di temi e interessi relativi alla nuova ricerca astrattista. Nel 1949, anno in cui nasce il figlio Gianni, l’artista tiene una mostra personale alla Libreria Salto a Milano in cui incontra Lucio Fontana ed entra in contatto con l’ambiente del M. A. C. Movimento Arte Concreta. Il lavoro di questi anni trova un immediato consenso in ambiente internazionale, come testimonia l’invito ai Salon des Réalités Nouvelles di Parigi del 1951 e del 1952 mentre in Italia partecipa alle più importanti mostre del M. A. C. Movimento Arte Concreta. Nel 1952 Nigro aderisce all’associazione romana dell’Art Club e apre una sezione livornese. Sul finire del 1952 prendono forma le prime opere appartenenti al ciclo “spazio totale”, che si sviluppa nel corso di tutto il decennio ed è sistematizzato anche a livello teorico con l’elaborazione di scritti pubblicati tra il 1954 ed il 1955. Il 1956 vede nelle sue opere l’acuirsi della tensione drammatica di matrice espressiva, legata in particolare all’invasione dell’Ungheria da parte delle armate sovietiche, che crea nell’artista, da sempre coinvolto nei fatti politici e sociali contemporanei, una crisi delle proprie scelte ideologiche. Tra il 1958 e il 1959 Nigro decide di abbandonare l’attività di farmacista e si trasferisce a Milano per dedicarsi definitivamente soltanto alla pittura. Nonostante un grave incidente d’auto nel 1960, che causa un temporaneo allontanamento dall’attività artistica, nel 1961 partecipa al Premio Morgan’s Paint e nel 1964, su invito di Lucio Fontana, è presente per la prima volta alla Biennale di Venezia con il suo ciclo dei “collage vibratili” e dello “spazio totale”, tornandovi con una sala personale nel 1968. Nel decennio tra il 1965 e il 1975 l’artista sviluppa opere di scala ambientale e, dalla seconda metà degli anni Sessanta, dà avvio alle proiezioni prospettiche progressive del nuovo ciclo denominato “tempo totale”. Dall’inizio degli anni Settanta le opere si focalizzano sempre più sui principi elementari: la linea e il colore. Parallelamente Nigro è presente in numerose occasioni espositive sia in Italia sia all’estero, dove nel 1971 tiene la prima mostra personale in Germania. Nel 1973 partecipa alla X Quadriennale di Roma; nel 1978 presenta alla Biennale di Venezia l’opera Ettore e Andromaca, in dieci elementi. Nel 1979 è il primo artista italiano invitato per una grande mostra personale al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano. Nel 1982 presenta alla Biennale di Venezia l’opera Emarginazione. Nel 1984 il Comune di Pistoia gli dedica una grande antologica e nel 1986 viene nuovamente invitato alla Biennale di Venezia. Nella seconda metà degli anni Ottanta l’espressività delle opere diviene sempre più accesa nelle serie dei “ritratti” e dei “dipinti satanici”, ispirati alla condanna alla fatwa del libro The Satanic Verses di Salman Rushdie. All’inizio degli anni Novanta continua la sua ricerca con la serie delle “meditazioni” e delle “strutture”. Muore a Livorno l’11 agosto 1992. Nello stesso anno gli viene conferito, postumo, il Camille Graeser-Preis; nel 1994 viene inaugurata la mostra antologica Mario Nigro. Retrospektive. Die konstruierte Linie von 1947 bis 1992. La linea costruita dal 1947 al 1992, presso il Wilhelm-Hack-Museum und Kunstverein di Ludwigshafen am Rhein e il Quadrat Bottrop Josef Albers Museum a Bottrop, ultima esposizione cui l’artista aveva collaborato a ideare.
Immagini dalla mostra
“Mario Nigro. Opere 1947-1992”
A cura di Antonella Soldaini e Elena Tettamanti
Palazzo Reale di Milano
14 luglio – 17 settembre 2023
Museo del Novecento
14 luglio – 5 novembre 2023
Immagine in evidenza
Mario Nigro – Pittura: fuga, 1952. Ph. Mattia Mognetti, Milano
© Archivio Mario Nigro, Milano (part.)