Oltre sessanta disegni per l’installazione dell’artista Cecilia Jansson

Oltre sessanta disegni per l'installazione dell'artista Cecilia Jansson

Dal 22 al 24 gennaio lo spazio del GAD Giudecca Art District, sull’isola della Giudecca, Venezia, ha ospitato l’installazione finale del workshop “Esplorare la distanza”, condotto completamente da remoto da Cecilia Jansson. L’artista svedese è stata la protagonista del terzo appuntamento del progetto SuperaMenti. Pratiche artistiche per un nuovo presente, ideato dalla Collezione Peggy Guggenheim insieme a Swatch Art Peace Hotel per dare la possibilità ai giovani della Generazione Z, dai 16 ai 25 anni, di dialogare, anche se a distanza, con artisti di fama internazionale, conoscere e condividere la loro pratica artistica. Per il museo si e trattato della prima esperienza di restituzione di un laboratorio da remoto, che ha visto la partecipazione di oltre 35 giovani, attraverso un’installazione realizzata a Venezia dalla Jansson, installazione che è stata “fruita” dai partecipanti e dal pubblico in digitale e che ora siamo lieti di presentare grazie a un breve video in cui l’artista ha incontrato la direttrice del museo Karole P. B. Vail e Carlo Giordanetti, CEO Swatch Art Peace Hotel.

“Quando lavoro su progetti come questo, ciò che per me è davvero importante è la storia che ciascun partecipante racconta attraverso il proprio lavoro. L’aspetto principale di un workshop come questo, realizzato interamente su Zoom, è proprio capire perché quella persona ha fatto ciò che ha fatto”. Così la Jansson parla della sua esperienza laboratoriale, dopo aver superato l’impossibilita di condurre il workshop in presenza a Venezia. Attraverso il disegno, l’artista ha affrontato il tema del corpo umano inteso come strumento di misura e limite. Il distanziamento sociale, attuato in questi mesi, ha posto l’attenzione sui confini fisici e relazionali di ciascun individuo rendendo tutti maggiormente consapevoli sia della propria presenza corporea che dell’impatto psicologico ed emotivo che vicinanza e distanza fisica portano con sé. Grazie al confronto, a compiti ed esercizi assegnati dall’artista, i partecipanti hanno potuto, elaborando queste tematiche, offrire le proprie interpretazioni e creare disegni di grandi dimensioni, che raffigurassero la sagoma del proprio corpo. Il laboratorio, che ha così indagato il limite fisico come possibilità narrativa, si è concluso con un’installazione di oltre sessanta sagome, allestite dall’artista insieme al supporto, da remoto, dei partecipanti stessi.

Cecilia Jansson è stata la terza artista a prendere parte al progetto, dopo Jan Vormann, protagonista del workshop “Castelli di vetro”, che si è svolto lo scorso ottobre, in presenza, negli spazi di Forte Marghera, Venezia, e Alice Pasquini, street artist che ha condotto invece interamente da remoto il suo laboratorio “Oltre il muro: arte e contesto”, a fine novembre. Ora l’attesa è per il quarto e ultimo appuntamento con Stefano Ogliari Badessi, in arte SOB, che realizzerà il suo workshop “Chi guarda cosa?”, previsto nel corso della primavera, in presenza se la situazione lo permetterà, a Venezia.

Peggy Guggenheim Collection
Dorsoduro 701, 30123 Venezia
041 2405411; guggenheim-venice.it