Post impressioni su Artissima 2022

di Valerio Dehò.

Si è chiusa la ventinovesima edizione di Artissima presso l’Oval al Lingotto di Torino che ha visto la partecipazione di 32000 visitatori e quella di 178 gallerie provenienti da 28 paesi.

Un’edizione interessante, fresca come sempre è Artissima; nello stesso tempo è una edizione che comunque ci fa fare i conti con un momento estremamente particolare della vita artistica in cui sicuramente c’è una prevalenza della pittura rispetto agli altri linguaggi ma nello stesso tempo non c’è mai l’idea di un completo abbandono delle tendenze verso la sperimentazione e verso anche il confronto fra linguaggi stessi.

Uno dei temi di questa edizione sicuramente era questo confronto con il passato,  artisti che si sono confrontati con le immagini dei monumenti, dei castelli del Piemonte ibridandoli con delle simbologia sessuali oppure c’erano anche delle opere d’arte, presso la galleria Mazzoleni, in cui dei grandi fiori emettevano dei suoni periodicamente quasi come se fosse un richiamo costante della natura a dirci di ricordarsi sempre che esiste

Un’edizione interessante a cui mancano come al solito le grandi gallerie internazionali e anche le gallerie italiane abituate ormai a frequentare solo il circuito di Art Basel ma nello stesso tempo è anche interessante la rievocazione di momenti particolari degli anni ‘70 come per esempio le performance Marina Abramovic o come anche una personale di una galleria francese di Strasburgo dedicata a Wolf Vostell, uno dei più grandi artisti sicuramente del ‘900, un grande artista Fluxus, un artista la cui lezione, la cui etica credo che abbia sempre da insegnare ai giovani attuali.

Un aspetto anche da sottolineare di questa interessante edizione di Artissima è anche la fitta presenza di gallerie che hanno esposto opere d’arte su carta, un’altra delle tecniche che normalmente vengono abbastanza abbandonate

Un tema su cui riflettere quello della corpo: il corpo nella fotografia, il corpo dentro nelle scenografie come la fotografia di Gregory Crewdson ma anche il corpo dentro la scultura, come esempio, come misura di tutte le cose, il corpo visto come dato di fatto con cui confrontare ogni forma di dato di avanguardia.

Anche il recupero dell’Optical Art in alcuni casi diventa interessante proprio nel gioco tra realtà è illusione e sappiamo bene quanto oggi il problema fra reale è virtuale sia assolutamente contemporaneo e sicuramente uno dei problemi che andremo ad affrontare nei prossimi decenni.