Fondazione Luigi Rovati rinnova il percorso espositivo con nuove opere

Fondazione Luigi Rovati rinnova il percorso espositivo con nuove opere

Il Museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati espande la collezione permanente allargando e innovando il percorso espositivo con opere nuove e originali. Da mercoledì 13 marzo al Piano nobile del Museo d’arte sono esposti per la prima volta sette importanti frammenti pittorici etruschi e opere di Massimo Campigli, Fausto Melotti, Leoncillo Lonardi e Remo Bianco.
Al Piano ipogeo il 20 marzo si apre la mostra Vulci: produrre per gli uomini, produrre per gli dèi.

Nel rinnovato percorso espositivo, in contrappunto con l’opera di Andy Wharol, sono presentati per la prima volta al pubblico sette frammenti pittorici etruschi, parte di un ciclo decorativo da una tomba etrusca di epoca arcaica. La pittura costituisce una delle manifestazioni artistiche più alte della civiltà etrusca, da sempre testimonianza del gusto e della cultura di questo popolo, oltre che preziosa fonte di informazioni circa le sue abitudini e i suoi costumi: scene di banchetto, danza e giochi atletici affollano le pareti delle tombe con un costante riferimento alla dimensione della quotidianità che la tomba come spazio familiare e domestico intende ricreare. I sette frammenti pittorici esposti partecipano appieno a questo immaginario incentrato sulla celebrazione conviviale del banchetto. Insieme ad alcuni personaggi di alto rango, caratterizzati dalla ricchezza della veste e dalla presenza di una verga stretta nella mano, si riconosce infatti un gruppo composto da due danzatori e due suonatori, l’uno con il flauto, l’altro con i krotala, una sorta di antiche nacchere; chiude la sequenza una coppia formata da un simposiasta e un servitore, quest’ultimo raffigurato nell’atto di porgere al primo una coppa. Accanto gli acquerelli e disegni dell'”artista archeologo” Augusto Guido Gatti (1863-1947), importanti testimonianze delle pitture rinvenute nel secolo scorso nelle tombe di Tarquinia, molte della quali oggi mal conservate o perdute.

Genealogia (La lois d’atavisme), di Massimo Campigli e Kore di Fausto Melotti, contrapposte a due antefisse etrusche della seconda metà del VI secolo, continuano l’indagine, virtualmente mai finita, delle ripercussioni e rifrazioni della civiltà etrusca sull’arte del Novecento.
A seguito di una visita al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma durante una vacanza estiva nel 1928, la pittura di Massimo Campigli conosce una svolta che lo porta verso le radici arcaiche e primitive dell’arte. Solo due anni dopo, Campigli dipinge Genealogia, dove l’eco archeologica dei suoi personaggi si combina con la ricerca sulle proprie origini.
L’opera di Fausto Melotti appartiene alla serie delle Kore, ispirata alle statue-colonna dell’antica Grecia e alle rappresentazioni di Persefone. Attento lettore della mitologia antica, ha dedicato molte creazioni, riflessioni e schizzi al mito di Demetra e Kore, in cui riconosceva un archetipo, culturalmente centrale anche per la civiltà cristiana, basato sull’idea di un’alternanza tra la morte e la resurrezione.

Tra le figure di spicco della scuola romana, Leoncillo Leonardi usa fin dai suoi esordi la ceramica e la creta. La Grande mutilazione, del 1962, è tra gli elementi di novità nel riallestimento al Piano nobile dove l’opera dialoga con gli altri reperti sul tavolo centrale nella sala che accoglie le opere site specific di Luigi Ontani.

Non da ultimo, grazie alla collaborazione con la Fondazione Remo Bianco sono esposti due Tableaux Dorés realizzati dall’artista milanese attivo dagli anni Quaranta del Novecento. I primi Tableaux Dorés – o Impronte – nascono da suggestioni orientali per costituire uno dei suoi cicli più noti e duraturi, proseguito fino agli anni Ottanta. I Tableaux consentono di effettuare nuove sperimentazioni attraverso l’utilizzo di sottilissime foglie d’oro e argento che, disposte in rettangoli o quadrati all’interno di uno schema a scacchiera, assumono aspetti sempre diversi. Grazie alla loro mutevolezza, questi elementi umanizzano la griglia geometrica e impersonale attraverso l’errore e l’irregolarità, in un dialogo continuo tra equilibrio e disequilibrio da cui deriva quell’effetto solenne, insieme moderno e antico dei Tableaux.

All’artista viene dedicata, partendo dalla sua autobiografia, una conversazione dal titolo La dittatura della fantasia. Collage autobiografico di Remo Bianco mercoledì 27 marzo alle ore 18.00. L’incontro è organizzato in collaborazione con Johan & Levi Editore e Fondazione Remo Bianco. Nella serata interverranno Giovanna Forlanelli, Fondazione Luigi Rovati, Gabriella Belli, storica dell’arte, Sharon Hecker, storica dell’arte e curatrice, e Giorgio Zanchetti, Università degli Studi di Milano. L’incontro è gratuito e a ingresso libero.

Informazioni
fondazioneluigirovati.org