Altre Ecologie - Quando l'Arte protegge il Pianeta

I denti della Terra. La natura e il sacro, l’uomo e l’intangibile

I denti della Terra. La natura e il sacro, l'uomo e l'intangibile

La natura e il sacro, l’uomo, la terra e l’intangibile. Questa la base del progetto “I denti della Terra” curato da Davide Canali e da Helena Valsecchi.
Si tratta di un progetto artistico sulle origini del sacro, in una visione antropologica.
Teatro del lavoro svolto dall’artista ciociaro e dalla collega italo-portoghese è stato proprio il territorio lusitano, lungo la costa tra Peniche e Lourinhã.

Una ricerca a stretto contatto con il territorio, con il passato e con le tracce del mistero sacrale ancora custodite in un’area tanto affascinante quanto selvaggia: “Le scogliere calcaree della zona raccontano una storia continua di oltre 20 milioni di anni – commenta l’archeologa Viviana Cacciatori -. Il territorio della zona sembra aver presentato negli ultimi millenni diversi cambiamenti. Con la fine di questa era glaciale si ha un graduale innalzamento del livello del mare. è il mare dunque che ne definisce la natura, mentre l’aria, sempre insieme all’acqua, ne modellano i “lineamenti”. La costa è ricca di luoghi di elevato valore dal punto di vista del patrimonio geomorfologico, – continua Viviana Cacciatori – e di zone che hanno testimoniato le prime occupazioni umano. Un punto di riferimento localizzato in un luogo suggestivo, che da un lato rappresenta la protezione, e dall’altro un collegamento al ritorno alla terra, alla morte”.

Il rapporto tra sacro e natura è insito nell’essere umano, soprattutto nel passato, come testimonia la psicoanalista, Maura Silvestri: “Il temenos – lo spazio d’esperienza del sacro – dal punto di vista simbolico e psicologico è zona di frontiera: varco e soglia che separa e insieme unisce l’uomo con ciò che lo trascende e oltrepassa la sua capacità di comprendere.
Originariamente, il senso del Sacro nasce nel rapporto dei popoli antichi con il loro al di là naturale, l’alternanza ciclica del sole e della luna, l’alterità potente del cielo e dei mari, la metamorfosi continua delle forme di una terra che accoglie e perennemente trasforma”.

Il risultato del progetto è visibile in opere video-fotografiche online.

Helena Valsecchi: artista italiana e portoghese, è nata a Novara, in Italia, nel 1976. Attualmente vive e lavora tra Lisbona e Peniche, in Portogallo. Attraverso una riflessione sulla pittura, vista in una prospettiva più ampia e comprendente l’installazione pittorica e, in essa, fenomeni fisici come ombre e riflessi, HElena Valsecchi indaga le dimensioni di vita/morte/sacro/memoria attraverso la retorica del doppio, e la loro esperienza nel contesto contemporaneo. Dal 2015 espone regolarmente in Portogallo e all’estero e ha partecipato a diverse residenze artistiche. Dal 2020 è parte dello staff di RAMA Art Residencies, Maceira e Alfeiria, Torres Vedras Portogallo.
elenavalsecchi.com

Davide Canali: nasce ad Anagni nel 1981. La sua predisposizione per gli studi artistici lo porta a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, dove si laurea nel 2004 con una tesi su Teoria e metodo dei mass-media in relazione al mondo dell’arte. Sebbene il suo interesse sia prevalentemente rivolto verso la fotografia e il video, in Accademia studia scultura, seguendo corsi anche presso l’Accademia di Carrara, dove sperimenta l’uso del gesso e la lavorazione del marmo. Nel 2003 partecipa ad una mostra collettiva, riservata agli studenti, con l’opera “Spazio Concavo”, presso il Museo Archeologico di Castro dei Volsci. Nello stesso anno, dopo l’esperienza di Carrara, presenta l’opera “Kamicaze” in occasione del sesto simposio delle Accademie, tenuto a Suvereto (LU), opera che darà vita all’installazione “Kamicaze 2”, per l’evento 8Arte. Nel 2004 torna all’immagine video con il documentario “L’Italia Rom” sulla situazione storicosociale delle comunità Rom in Italia, con particolare attenzione al patrimonio artistico dei Sinti. Documentario di 20 min, selezionato da Citizen Report, andato in onda su Rai Educational. Dal 2004 al 2008 lavora come programmatore, montatore e operatore per varie testate giornalistiche nazionali, quali TG1 e TG2. Tra il 2008 e il 2009 torna alla scultura con l’opera “Migranti”, per il convegno organizzato dall’Associazione Culturale Attivart, di Giuliano di Roma (Fr), patrocinato dalla Regione Lazio, in occasione dell’apertura del Museo di Vulcanologia Ernica. Realizza una installazione di 73 elementi in ferro e pietra lavica, confermando un’attenzione particolare verso i problemi sociali dovuti alle migrazioni di popoli. Il 2010 è un anno importante per Davide, che passa dall’uso del sistema analogico a quello digitale. Organizza un viaggio di studio e ricerca a Lisbona, confermando la sua sensibilità verso le categorie sociali svantaggiate, scegliendo la capitale portoghese per il suo passato coloniale, oltre che per un tributo personale a Tabucchi, scrittore che ha amato dopo la lettura di Requiem. Il reportage è stato realizzato nei quartieri periferici, crocevia delle migrazioni africane. Da questa esperienza scaturisce la sua prima mostra personale “Lomo e Zenith”, curata da Loredana Galassini, presso la Città dell’Utopia di Roma. Sempre nel 2010 dirige la fotografia nel documentario “La Meglio Gioventù di Monstar” di Giuseppe Valente, sulla nuova identità etnica degli abitanti di Monstar, dopo i fatti sanguinosi degli anni ’90. Nel 2011, con il video “Se fossi tu” per Loredana Galassini, vince il premio speciale Pietro Croce. Il video è realizzato per il comitato scientifico contro la vivisezione, sponsorizzato da Equivita. Nel 2013, per la giornata della cultura di Frosinone, realizza “Esaclorocitoesano”, una installazione – denuncia sull’inquinamento della valle del Sacco. Nel 2014 si dedica al confronto analogico – digitale, con l’installazione “Solitudine Analogica, la Poetica del Duale” presso il palazzo Mancinelli di Ferentino (Fr), per la 15a edizione di 8Arte. Nel 2015 la installazione itinerante “Lampedusa”, realizzata con Giancarlo Canepa, è una denuncia contro la ghettizzazione, causa di ogni forma di razzismo. “Enaria” del 2016, documentario sulla identità etnica e geografica dell’isola di Ischia, viene selezionato nel festival serbo NIS, e scelto quale doc. semifinalista al “Cinefest” di Los Angeles.
davidecanali.it