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Il restauro del monumento al marchese Ugo di Toscana di Mino da Fiesole nella Badia Fiorentina

Il restauro del monumento al marchese Ugo di Toscana di Mino da Fiesole nella Badia Fiorentina

Sarà presentato mercoledì 21 dicembre 2022 il monumento restaurato al Marchese Ugo di Toscana di Mino da Fiesole nella Badia Fiorentina con una cerimonia commemorativa alla presenza dei donatori e del Gonfalone della Città di Firenze.

Il restauro è stato condotto sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, grazie a Friends of Florence attraverso il dono di The Houston Family Foundation e di Boniface e Alison Zaino ed è stato realizzato dalla ditta Habilis srl.

L’evento si terrà mercoledì 21 dicembre nel giorno della morte, avvenuta nel 1001, del Marchese Ugo di Toscana, il più munifico benefattore della Badia Fiorentina. Ugo di Toscana è stato forse uno dei più grandi personaggi pubblici della Firenze alto-medievale. Divenuto marchese piuttosto giovane, a circa vent’anni, fu il primo a portare la città a essere capoluogo della Tuscia.
“Siamo felici di essere ritornati, con questo restauro alla Badia Fiorentina, sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda che continua, il monumento a Ugo di Toscana è un documento importante della storia di questa città ed è un capolavoro della storia dell’arte del Rinascimento. Grazie ai nostri donatori, The Houston Family Foundation e i coniugi Boniface e Alison Zaino, possiamo consegnarlo alle future generazioni. Il nostro grazie va anche a Padre Antoine e Suor Giovanna, Priori della Badia Fiorentina, che con la loro disponibilità hanno accolto i lavori di restauro, alla Dott.ssa Lia Brunori funzionaria della Soprintendenza ABAP che ha curato l’Alta Sorveglianza e alla ditta Habilis srl nelle persone di Andrea Vigna, Paola Viviani, Chiaki Yamamoto, Eleonora Bonelli e Giulia Pistolesi per aver condotto il restauro con pazienza e meticolosità”

L’opera
Il monumento fu realizzato da Mino da Fiesole fra il 1469 e il 1481, adeguandosi agli stilemi di Bernardo Rossellino e interpretandoli con quella grazia che appartiene a Desiderio da Settignano. Lo scultore aveva già lavorato qualche anno prima alla Badia Fiorentina, è del 1466 il monumento funebre a Bernardo Giugni.
Il complesso scultoreo al Marchese Ugo di Toscana è costituito da tre pietre differenti: il marmo di Carrara (statuario e venato), il marmo rosso di Monsumanno e il serpentino. L’intaglio delle pietre è stato realizzato con diversi strumenti, come testimoniano le superfici sulle quali sono evidenti differenti tracce di lavorazione. Gli incarnati delle figure, e in particolare il volto del defunto, sono lucidati molto accuratamente per una resa naturalistica della pelle, mentre le vesti, i drappi damascati e gli elementi decorativi che ornano il catafalco, presentano differenti segni lasciati dagli strumenti dello scultore. La subbia è stata impiegata per la sbozzatura del blocco, la gradina per la lavorazione della superficie sommitale dei cornicioni, la bocciarda per creare superfici ruvide che, alternate a parti levigate, creano particolari effetti chiaroscurali, lo scalpello piatto per la rifinitura di tutte le parti architettoniche visibili e in aggetto, il trapano per definire piccoli dettagli delle figure e ricavare sottosquadri.

Lo stato di conservazione
Per volontà dell’abate Serafino Casolani, tra 1627 e il 1631, la Badia subì una radicale trasformazione per opera dell’architetto Matteo Segaloni che portò alla variazione dell’orientamento dell’altare. A seguito di questo intervento, il monumento funebre di Mino da Fiesole venne smontato e trasferito dalla navata della chiesa arnolfiana, all’attuale collocazione.
A questa fase risalgono le numerose fratture dei blocchi, le perdite di materia originale e le numerose riadesioni di parti lapidee tramite una sostanza resinosa di color giallo-arancio.
Sempre al momento del rimontaggio del monumento possono essere ricondotte le stuccature presenti tra le giunture dei blocchi, di un colore giallo chiaro e molto fessurate, probabilmente realizzate con uno stucco a base di calce, gesso e una sostanza oleosa che le ha rese particolarmente tenaci.
Tutto il monumento era coperto da una spessa coltre di depositi atmosferici, nero fumo e cera di candele.

Il restauro
La pulitura è stata eseguita in maniera molto graduale per mantenere un giusto equilibrio tra i vari blocchi che presentavano caratteri non sempre omogenei, sia per leggere variazioni cromatiche, sia per un differente stato di conservazione. Rimossi i depositi di polvere mediante aspirazione, tutte le superfici sono state pulite con acqua demineralizzata e spugne naturali, i sottosquadri e le parti più difficilmente raggiungibili, sono state frizionate con piccoli spazzolini in nylon modificati ad hoc oppure con scovolini dentali. Questa prima pulitura ha rivelato uno strato di cera presente in maniera disomogenea sul monumento, che è stato assottigliato tramite applicazione di white spirit in forma libera utilizzando tamponi di cotone idrofilo.
Per individuare le miscele capaci di alleggerire progressivamente i depositi incoerenti che rimanevano, sono stati eseguiti test di solubilità con acqua demineralizzata calda e soluzioni di ammonio carbonato a differente concentrazione al 2% applicate in combinazione con white spirit attraverso carta giapponese, alternati a risciacqui realizzati sempre con white spirit a tampone. Ciò ha consentito di agire in modo controllato sia sui depositi di nerofumo, sia sullo strato di cera. Sugli elementi decorativi architettonici, nei quali era difficile applicare correttamente gli impacchi di carta giapponese, la stessa soluzione è stata applicata in versione addensata in gomma xantano nella concentrazione dello 0,5%. Laddove questa pulitura non è riuscita ad assottigliare sufficientemente lo strato di cera, è stato impiegato un nebulizzatore di vapore acqueo impiegato in maniera localizzata.
La stuccatura si è limitata ai punti di giunzione dei blocchi marmorei, ed è stata eseguita dopo la rimozione meccanica di tutte le stuccature pregresse. E’ stata preparata una malta di profondità a base di calce idraulica NHL 3,5 e aggregati silicei e una malta a base di calce e polvere di marmo per lo strato più superficiale.
Le lastre di marmo bianco presentavano diverse discordanze cromatiche dovute sia alla natura della pietra (alcuni blocchi erano di un bianco candido, altri di un colore più caldo e rosato), sia al differente stato di conservazione. Per restituire una maggiore unità di lettura alle diverse aree, sono state eseguite velature ad acquerello. L’intervento è stato infine terminato con l’applicazione di cera microcristallina in white spirit per nebulizzazione, solamente dove il materiale lapideo era maggiormente inaridito.