Il riallestimento della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro

Il riallestimento della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro

La Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro ospita fino al 30 ottobre la mostra Da Donatello a Alessandro Vittoria, 1450 – 1600. 150 anni di scultura nella Repubblica di Venezia, curata da Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage e da Claudia Cremonini, direttore della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro. Organizzata e finanziata dalla Fondazione Venetian Heritage, in collaborazione con la Direzione regionale Musei Veneto, l’esposizione dedicata alla scultura occupa tutte le sale del primo piano.
Per dare spazio alle sculture molte opere d’arte della collezione permanente sono state trasferite al secondo piano, creando così l’occasione per realizzare, in via sperimentale, un riallestimento temporaneo e un nuovo percorso espositivo, incentrati su nuclei tematici e inediti accostamenti tra opere affini per genere o provenienza, in attesa del futuro ripensamento globale degli spazi e dell’ordinamento del museo.
Grazie a una serie di lavori di ampio respiro che inizieranno nel dicembre 2022 coinvolgendo anche ingressi e spazi di servizio, finanziati da Venetian Heritage (3 milioni di euro), la Ca’ d’Oro sarà poi sottoposta a un generale aggiornamento in linea con le attuali esigenze dei visitatori.

Mentre le sale del primo piano vedono protagonista la scultura con la mostra Da Donatello a Alessandro Vittoria, 1450 – 1600, che si concentra sul dialogo tra diverse opere di maestri che hanno lavorato a Venezia e nei territori della Repubblica tra il XV e il XVII secolo, quali Donatello, Antonio Rizzo, Pietro, Tullio e Antonio Lombardo fino a Jacopo Sansovino e Alessandro Vittoria, il secondo piano si rinnova con un allestimento della collezione permanente di Ca’ d’Oro incentrato principalmente sulla pittura. Grazie a una raccolta che spazia dai “primitivi” toscani e dell’Italia centrale, fino ai fiamminghi del “secolo d’oro” passando per la pittura devozionale e per le grandi commissioni pubbliche veneziane, la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro rappresenta un unicum nell’offerta museale cittadina, grazie all’integrazione tra il lascito della collezione privata del barone Franchetti e la selezione di opere da raccolte pubbliche ad esso aggregata.

La prima sala del piano superiore è dedicata alle opere dei cosiddetti “primitivi” e a maestri rari e minori di area toscana e centro italiana attivi tra il XV e il XVI secolo. Questo spazio, speculare a quello che veniva occupato dalla stessa selezione di dipinti al primo piano, è caratterizzato da pareti blu lapislazzulo in modo da far risaltare le dorature delle opere che sono caratteristiche di un certo collezionismo cosmopolita di fine ‘800 e inizio ‘900, di cui il barone Giorgio Franchetti era esponente. Tra i lavori più interessanti un desco da nozze di Girolamo di Benvenuto (Siena, 1470-1524) raffigurante Ercole al bivio e un desco da parto attribuito a Domenico di Bartolo (Asciano, 1400/04 – Siena, 1444/47), soggetti rarissimi nelle collezioni veneziane che arrivano in laguna per la prima volta proprio grazie alle acquisizioni effettuate da Franchetti in gioventù a Firenze.

Le tre sale che si affacciano sul portego centrale, invece, ospitano una ricognizione sulla pittura fiamminga e veneziana tra il 1400 e il 1600. Una delle sale è dedicata alla pittura fiamminga a soggetto religioso che vede la sua massima espressione nella Crocefissione attribuita a Jan van Eyck (Maaseik, 1390 circa – Bruges, 1441), un olio su tavola dalle dimensioni contenute ma dall’alto valore artistico che ha ispirato molti maestri veneziani e italiani nel corso del Rinascimento. Un’altra saletta è invece dedicata alla pittura di genere olandese, soprattutto a paesaggi e scene di interni che offrono uno spaccato sulla vita domestica del “secolo d’oro” e una campionatura significativa dell’evoluzione della pittura di paesaggio in Europa che influenzerà poi molti pittori nei secoli a venire.
Infine una sala incentrata sulla pittura devozionale veneziana del Rinascimento che esplora i temi della sacra conversazione e l’evoluzione dell’iconografia della Vergine con Bambino dal tardogotico fino al Cinquecento. Tra i protagonisti di questo spazio Vittore Carpaccio (Venezia, 1465 circa – Capodistria, 1525/26) con le tele tratte dal ciclo Storie della Vergine già nella Scuola degli Albanesi, Antonio Vivarini (Murano, 1415 – Venezia, 1476/84) con il Polittico della Passione e Giambattista Cima da Conegliano (Conegliano Veneto, 1459/69 – 1517/18) con la tela Madonna con Bambino, San Gerolamo e una Santa parte della collezione del barone Franchetti.

Nel portego al secondo piano, oltre agli affreschi del giovane Tiziano (Pieve di Cadore, 1490 – Venezia, 1576) per il Fondaco dei Tedeschi, musealizzati presso la Ca’ d’Oro nel 1967, le raffigurazioni di Venere di Paris Bordon (Treviso, 1500 – Venezia, 1571) – Venere dormiente – e dello stesso Tiziano – Venere allo specchio – esplorano il tema del soggetto intimo e della figura femminile. Fanno da contraltare i ritratti più politici e pubblici, come Ritratto del procuratore Alessandro Bon del Tintoretto (Venezia, 1518 – 1594) e il Ritratto di Marcello Durazzo di Antoon van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641) e i busti dei cardinali Agostino e Pietro Valier di Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 – Roma 1680). Al tema del ritratto pubblico e privato si affianca quello delle vedute veneziane che vede protagoniste sono le due tele di Francesco Guardi (Venezia, 1712 – 1793) della collezione Franchetti a cui si aggiungono due capricci architettonici di Giovanni Migliara (Alessandria, 1785 – Milano, 1837), per lungo tempo nei depositi e riesposti per l’occasione.

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