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Le nuove installazioni sulla Pista 500

Le nuove installazioni sulla Pista 500

La Pista 500, il progetto artistico di Pinacoteca Agnelli a cura di Sarah Cosulich & Lucrezia Calabrò Visconti sulla pista di collaudo delle automobili Fiat, da giovedì 2 maggio si arricchisce di tre nuove installazioni site-specific con opere di Felix Gonzalez-Torres (1957, Cuba – 1996, USA), Finnegan Shannon (USA, 1989) e Rirkrit Tiravanija (Argentina, 1961). I progetti proseguono e approfondiscono la missione votata all’inclusività di Pinacoteca Agnelli e si aggiungono alle opere già presenti sul giardino sospeso sul tetto del Lingotto di Thomas Bayrle, Julius Von Bismarck, Valie Export, Sylvie Fleury, Dominique Gonzalez-Foerster, Marco Giordano, Alicja Kwade, Louise Lawler e Superflex.

Le tre nuove opere si inseriscono all’interno del percorso espositivo della Pista 500 sul tetto del Lingotto attivando inaspettate prospettive con il contesto che le ospita. Felix Gonzalez-Torres è presente con una fotografia sul billboard della Pista 500 e sei cartelloni pubblicitari affissi per la città di Torino. Finnegan Shannon presenta un progetto composto da sei panchine che invitano le persone a prendersi una pausa e contemporaneamente le interrogano sull’accessibilità delle architetture e dei luoghi pubblici. L’intervento di Rirkrit Tiravanija si compone di quattro tavoli da ping pong nella terrazza sud sulla Pista 500, liberamente utilizzabili dal pubblico negli orari di apertura della Pista.

La riflessione sull’inclusività negli spazi museali e sulla Pista 500 è stata una delle forze trainanti della programmazione di Pinacoteca Agnelli fin dall’inizio del suo nuovo corso, con l’impegno a rendere il museo sempre più accessibile a un pubblico via via più ampio. L’inclusività è anche un tema ricorrente di molti dei progetti che la Pinacoteca sceglie di ospitare, a partire dal lavoro di Sylvie Fleury Yes to All, installato da maggio 2022 sul tetto all’ingresso del museo e simbolo del suo nuovo programma. Oggi, “Yes to all” è diventata una dichiarazione identitaria per l’istituzione, la cui missione è essere uno spazio aperto alla collettività, in grado di accogliere e coinvolgere i diversi pubblici della città e oltre.

LE NUOVE INSTALLAZIONI

Felix Gonzalez-Torres, “Untitled” (1991)
Richiamando i linguaggi dell’arte concettuale e minimalista, le opere dell’artista americano Felix Gonzalez-Torres (Cuba, 1957 – Miami, 1996) sono costituite da oggetti semplici e familiari, come caramelle accumulate in montagnole o sparse per terra, fogli di carta stampati e impilati sul pavimento, fili di lampadine installati in modi diversi, tende di perline appese sull’uscio o coppie di specchi e di orologi.
“Untitled” (1991) consiste nell’installazione di una fotografia che ritrae un letto matrimoniale disfatto su diversi cartelloni pubblicitari all’aperto. Questa nuova iterazione del lavoro si sviluppa sul billboard della Pista 500 e nella città di Torino. Esposta per la prima volta nel 1992 sui cartelloni pubblicitari nei quartieri di New York City, l’opera invitava a esplorare il confine tra spazio pubblico e vita privata in un’epoca segnata dalla pandemia di HIV, che l’opinione pubblica legava in maniera stigmatizzante ai comportamenti della comunità gay, considerati trasgressivi e inaccettabili per la morale conservatrice dell’epoca. Tuttavia, il titolo dell’opera, e il suo immaginario, consentono nuove interpretazioni e analogie, influenzate dai contesti storici e sociali in cui il lavoro viene ogni volta esposto. L’immagine, intima e domestica, crea una forte opposizione con le pubblicità che la circondano, sfidando le norme sociali e portando alla luce temi come la morte, la malattia, il dolore e l’isolamento, tutti parte di una rete di condizioni sociali, politiche e storiche interconnesse.
La città di Torino rappresenta un luogo significativo per l’opera di Gonzalez-Torres, invitato nel 1991 al Castello di Rivara, dove presentò una serie di opere rimaste leggendarie. Il billboard “Untitled” fu presentato la prima volta a Torino nel 2000, in occasione di una mostra collettiva al Castello di Rivoli. Riportare oggi “Untitled” in città dopo vent’anni apre una riflessione su come sia cambiato il nostro sguardo sullo spazio pubblico, e sulle esperienze che si sono stratificate in questo periodo storico. L’opera pone questioni ancora oggi attuali, come l’elaborazione collettiva della perdita o la regolamentazione delle libertà individuali che limitano l’autonomia nello spazio pubblico, in un momento storico che ha scardinato le nostre abitudini sul lutto e sull’assenza.
Le installazioni anti-monumentali dell’artista parlano di una quotidianità familiare e invitano le persone a dare il proprio significato, spesso interagendo attivamente con le opere e portando via una caramella o un foglio, in un gesto di responsabilità e costruzione di senso collettiva. Accanto a una critica del sistema capitalista e consumista degli Stati Uniti tra gli anni Ottanta e Novanta, Gonzalez-Torres rivela come questi sistemi siano alla base di alcuni aspetti della cultura e abbiano un impatto sull’individuo, esplorando il confine tra spazio pubblico e vita privata, tra personale e politico.
L’opera di Felix Gonzalez-Torres è un’occasione per dialogare con il passato della città e anche con il suo presente: inaugurata in occasione di Exposed. Torino Foto Festival, l’opera si diffonde per le strade cittadine con 6 billboard disseminati in diversi punti di Torino. Il progetto risponde all’invito a fare rete con le altre istituzioni cittadine attraverso il mezzo della fotografia, e coinvolge la cittadinanza in una ambiziosa esperienza collettiva.

L’artista e la sua opera saranno inoltre al centro dell’incontro “Immagini positive. Ricordare, guardare, pensare Felix Gonzalez-Torres oggi” che si terrà giovedì 9 maggio alle ore 18:30 nell’ambito del programma Sul Tetto del Salone della XXXVI edizione del Salone del Libro. Interverranno Valeria Calvino, Vice-presidente ANLAIDS; Lina Pallotta, fotografa; Tommaso Speretta, curatore indipendente e autore. Modera il talk Michele Bertolino, curatore indipendente.

Finnegan Shannon, Do You Want Us Here or Not
La pratica di Finnegan Shannon (Berkeley, 1989) consiste nell’ideazione di interventi che rendono più accessibili gli spazi fisici e digitali in cui le sue opere vengono realizzate. Do you want us here or not è un progetto iniziato nel 2018 che consiste in una serie di panchine che invitano le persone a sedersi e riposarsi attraverso delle frasi scritte a mano e stampate sulle sedute. Per Pinacoteca Agnelli, Shannon ha realizzato una versione del progetto che si confronta con l’ideologia legata alla velocità e al movimento con cui era stata concepita la pista per il collaudo delle automobili FIAT che ora ospita il progetto. Riportando frasi quali “I prefer gradual to accelerated. Sit if you agree” o “I prefer staying to going. Sit if you agree”, l’artista invita a prendersi un momento di sosta e a risposarsi lungo la passeggiata sulla pista.
Facendo riferimento anche a una ricca storia di manifestazioni in cui sedersi rappresenta un atto di protesta, Do you want us here or not suggerisce che occupare lo spazio con delle panchine significa sottolineare la presenza di corpi che spesso rimangono invisibili e inascoltati. Per Shannon, l’accessibilità non è una questione di design, quanto una questione di costruzione della comunità, una questione che riguarda l’arte e l’educazione. L’accessibilità è un processo di apprendimento costantemente in corso e che invita a interrogare individui, comunità e istituzioni sulla responsabilità di rendere aperti gli spazi a più persone possibili.
Rispondendo al contesto in cui si trova a operare, Shannon individua quelle architetture e protocolli che impediscono la visita o la permanenza nello spazio dei corpi non conformi o con disabilità e crea delle opere che mettono in luce molteplici esigenze, rispondendo ad esempio alla stanchezza fisica che la visita prolungata in un museo può causare. Rivolgendosi in prima battuta alle persone con disabilità, il lavoro di Shannon incoraggia la partecipazione di soggettività altrimenti escluse e al contempo evidenzia come luoghi ed esperienze che fanno parte del nostro quotidiano siano pensati e progettati su un ideale standard di corpo abile.

Rirkrit Tiravanija, Untitled (Tomorrow is the Question)
Rirkrit Tiravanija (Buenos Aires, 1961) è noto per le sue installazioni partecipative basate sulla condivisione, che spesso ruotano intorno a tradizioni comunitarie.
Untitled (Tomorrow is the question) è un’installazione che comprende dei tavoli da ping-pong con cui le persone sono invitate a giocare liberamente. Confrontandosi con le definizioni tradizionali di opera d’arte, l’artista infatti sostiene che ad essere importante non è ciò che si vede, ma quello che accade tra le persone che giocano insieme, definendo in questo modo l’arte come un processo che non può prescindere dalle relazioni umane. I tavoli riportano la frase “Domani è la questione” in diverse lingue, che in questa versione dell’opera sono legate alle maggiori comunità diasporiche a Torino: la comunità rumena, marocchina, cinese e peruviana. Il gioco cui il pubblico è invitato a partecipare si trasforma in uno spazio di negoziazione dell’identità, sfidando il concetto di appartenenza nazionale, e in un’occasione per sperimentare nuove forme di socialità.
Untitled (Tomorrow is the question) è una riattivazione di J.K. Ping-Pong Club, un progetto dell’artista slovacco Július Koller (1939-2007) presentato per la prima volta a Bratislava nel 1970 in una presa di posizione contro la svolta conservatrice del governo in seguito alla repressione della Primavera di Praga nel 1968. Invitando a seguire o meno le regole del fair play, Koller apriva uno spazio d’azione artistico e politico che incoraggiava la riflessione sulla propria possibilità di agire attivamente sulla realtà. Allo stesso modo Tiravanija invita il pubblico a diventare parte attiva, mettendo la partecipazione al centro della questione sul futuro.
Esponente tra i più rappresentativi dell’estetica relazionale, Tiravanija si rifà alle correnti concettuali e d’avanguardia degli anni Sessanta e Settanta come Fluxus, espandendo la dimensione sociale dell’arte e mettendo al centro del suo lavoro processi di incontro con le persone attraverso attività quotidiane come cucinare e mangiare insieme. Allineando la sua produzione artistica all’impegno nei confronti della collettività, l’artista affronta questioni di profonda rilevanza politica e sociale per la contemporaneità.
Un’altra opera dell’artista si potrà visitare dal 2 maggio al 1 settembre 2024 al MAO Museo d’Arte Orientale, che presenterà il progetto Fear Eats the Soul (La paura mangia l’anima), che consiste in due bandiere poste sulla facciata del museo, accanto ai vessilli ufficiali, come una dichiarazione d’intenti scritta nero su bianco. L’opera Fear Eats the Soul, ispirata all’omonimo film di Rainer Werner Fassbinder del 1973, si configura come un manifesto. Nella forma di una bandiera, la cui scritta viene tradotta a seconda del Paese e dell’istituzione che la ospita, l’opera pone l’accento sulle situazioni di conflitto e di guerra nonché su episodi di razzismo e xenofobia, di non accettazione dell’altro e della diversità, che conducono a un clima di paura e terrore che corrode l’anima.

Informazioni
Pinacoteca Agnelli
Via Nizza, 230/103 10126 Torino
pinacoteca-agnelli.it

Immagine in evidenza
Felix Gonzalez-Torres, “Untitled”, 1991. The Museum of Modern Art, New York, Donazione / gift of Werner e / and Elaine Dannheisser, 1996. Courtesy Felix Gonzalez-Torres Foundation © Estate Felix Gonzalez-Torres. In collaborazione con / In collaboration with Exposed Torino Foto Festival