I dettagli e la luce nell’arte iperrealista. Intervista a Giovanni Balzarani

di Giorgia Mocci.

I dettagli e la luce nell'arte iperrealista. Intervista a Giovanni Balzarani

Una continua ricerca del dettaglio e dell’elemento della luce vibrante sono gli elementi più importanti che si possono ritrovare nei quadri dell’artista Giovanni Balzarani che ha modellato la sua arte mediante un’incessante e continua esplorazione della tecnica dell’acquerello. Iperrealista per eccellenza, l’attenzione per i particolari, anche quelli più minimi, è inevitabile. L’obiettivo che vuole raggiungere è quello di catturare l’attenzione del pubblico. La ricerca della luce inoltre è ciò che plasma in maniera completa i suoi dipinti.

Importantissima è stata anche l’esperienza lavorativa acquisita nei siti di restauro. Quest’ultimo è un settore in cui l’attenzione al dettaglio e la conoscenza sapiente dei materiali sono molto significativi e l’artista, grazie ad esso, è riuscito a inserire questi elementi anche nella sua arte, trasformandola in un processo meticoloso e meditativo.

Con il suo iperrealismo, invita il pubblico ad indagare oltre la superficie, suggerisce di fare maggiore attenzione ai dettagli e comunica loro la bellezza che si nasconde dietro le sfumature della vita quotidiana.

L’intervista

[Giorgia Mocci]: Parlando dell’inizio della tua carriera, sin da bambino hai scoperto la tecnica pittorica dell’acquerello. Come questa ha influenzato il tuo modo di dipingere?

Giovanni Balzarani -Two Points, 36×54

[Giovanni Balzarani]: L’acquerello è sempre stato presente nella mia vita artistica, è stata la prima tecnica pittorica che ho scoperto e ha letteralmente influenzato tutto ciò che ora fa parte di me: la ricerca, la sfida e le sue trasparenze.

Dopo un periodo di pausa, nel 2015 hai ripreso a dipingere con la tecnica dell’acquerello. Cosa ha significato questo per te?

È stato molto importante perché venivo da un periodo totalmente sabbatico per via di alcuni episodi. È ripartito il tutto grazie a mia moglie, eravamo in viaggio di nozze negli Stati Uniti e stavamo visitando la casa sulla cascata “Fallingwater House” dell’architetto Wright.
Entrando nell’edificio notai molte cose tra cui tanti dipinti di Frida Kahlo, una scossa lungo la schiena, un brivido mi fecero pensare letteralmente “Devo riniziare” ed eccoci qui oggi.

Hai lavorato presso cantieri di restauro a Roma e anche in altre città italiane. Come queste esperienze lavorative, hanno influenzato la tua attenzione al dettaglio nell’ambito delle tue opere artistiche?

Questa esperienza nel campo del restauro ha sviluppato in me la cosiddetta “Pazienza”, non bisogna avere fretta del risultato e soprattutto bisogna conoscere molto il materiale che si sta usando, le insidie sono molte e diverse fra loro.

Nella tua vita hai partecipato a vari eventi internazionali. Che impatto hanno avuto questi ultimi sulla tua arte?

Diciamo che oltre a realizzare il sogno di uscire fuori dalle proprie mura, ti spinge a credere più in te stesso. Essere riconosciuto oltreoceano da persone fino a lì sconosciute è una soddisfazione grandissima, ogni anno cerco di lavorare al meglio per mantenere il livello sempre alto.

Giovanni Balzarani – Paper gate, 76×56

Lo Spazio Comel Arte Contemporanea a Latina ha ospitato la tua mostra “Giovanni Balzarani. Gio”. In essa sono esposte nature morte, elementi della cultura Pop e paesaggi realizzati con la tecnica dell’acquerello. Che processo creativo si cela dietro la realizzazione dei lavori esposti e quali significati si celano in essi?

I lavori esposti presso lo Spazio Comel sono gli ultimi tre anni di ricerca. Il processo creativo si è concentrato sulla retroilluminazione, ossia un’illuminazione non convenzionale, la luce che da dietro o da sopra e sotto crea una sorta di silhouette dell’oggetto prima di attraversarlo, creando così dei colpi di luce ed ombre molto forti. Il significato in ogni opera si può ricondurre al momento stesso della sua concezione nella mia mente, quindi ai primordi, sia paesaggio che natura morta sono stati visti e pensati proprio come si vedono nelle opere, nessuna manipolazione di luce e colore, essenzialmente puri.

Giovanni Balzarani – Sweet, 50×50

Come hai curato i dettagli e lo studio della luce utile a mettere in risalto gli oggetti che hai dipinto?

I dettagli sono la parte più importante di ogni opera. Non ho voluto massimizzare ognuno di loro, amo scendere nei minimi particolari, nell’iperrealismo è dovuto. Ho inserito anche delle firme nascoste nei dipinti oltre la convenzionale, per spingere il pubblico a concentrarsi su ogni minimo dettaglio e curiosità che ne concerne. La luce, come detto prima, è ciò che disegna il tutto.

Nel corso della tua carriera hai ottenuto vari premi. Che emozioni si provano quando si vince un premio? Ce ne parli?

Quando si vince un premio, che sia economico o di merito, è qualcosa di speciale. È quel momento che dentro di te ti fa dire “é stato notato” e ti porta a lavorare sempre meglio. Ma bisogna anche rimanere con i piedi per terra, non sempre è così, in qualsiasi modo bisogna sempre dare il meglio di se stessi.

Quali sono gli artisti a cui ti sei ispirato?

Decisamente la Pop Art di Andy Warhol per i soggetti che rappresento, per l’iperrealismo Chuck Close mi ha letteralmente sconvolto l’esistenza, e Ralph Goings me lo sento molto vicino.

Giovanni Balzarani – G.i.O, 56×38

Riferimenti e contatti
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Immagine in evidenza
Giovanni Balzarani – Friendship, 40×30
Copyright
Tutte le immagini © Giovanni Balzarani