La Musica Immaginata da Marco Anelli

La_Musica_Immaginata_Da_Marco_Anelli_02Fermare l’istante, catturarne il senso, irretire nel fugace occhio dell’obiettivo, l’inafferrabile, l’etereo, il sublime… l’universo musica.
Il lavoro di Marco Anelli, “La Musica Immaginata”, è l’iconografia dell’essenza musicale, le più grandi interpretazioni di tutti i tempi in immagini dove il respiro sonoro si vede e la libertà esecutiva si sente.
Dinamicità e poetica in suggestivi scatti d’autore, attimi rapiti all’intimo incontro tra esecutore e compositore, tra direttore e musicista.
Su richiesta di Bruno Cagli, presidente dell’accademia di Santa Cecilia, Anelli inizia a fotografare, dal 1997, i grandi ospiti dell’Accademia, come Riccardo Muti, Claudio Abbado, Antonio Pappano, Wolfgang Sawallisch, Martha Argerich, Simon Rattle, Myung-Whun Chung, Daniel Harding, Neville Marriner, Salvatore Accardo, Grigorij Sokolov, Uto Ughi, Kyoto Takezawa, Georges Prêtre, Maurizio Pollini, András Schiff, Giuseppe Sinopoli, adesso tutti riuniti in questo prezioso volume.
Un lavoro svolto durante le prove, quando in sala regna quell’atmosfera sospesa tra, concentrazione mirata alla buona riuscita del concerto e sfuggenti emozioni, scaturite dal tappeto orchestrale, o da voci sciolte nella misteriosa intensità dell’anima.
Un’esplosione di sentimenti scissi in fasci di chiaro – scuri dall’arte fotografica.
Anelli sfrutta al massimo questa possibilità per catturare la trasposizione spirituale dell’artista nel momento dell’interpretazione.
Gesti per rivelare riflessi inopinati di movimenti improvvisi, espressività di sguardi persi nell’intensità timbrica di melodiosi velluti, variazioni di tema rimodellate nella trasparenza d’illusioni ottiche.
Dialogo fra le arti, per una percezione visiva del suono, creazione musicale, sviluppo e ricostruzione nella prospettiva spazio – tempo.
Segni, emozioni, linguaggi ed emotività come la metamorfosi dell’astratto in vitalità incandescente, in materia fluida quasi percepibile al tatto, in sensualità metafisica tra la genesi e l’epilogo.
Punto terminale e iniziale dell’opera musicale, nell’eternità di un attimo cristallizzato dall’indiscreto occhio fotografico, dove il tempo si dilata, si comprime e sprigiona il senso della comunicazione sensoriale, racchiudendo la sintesi estrema del rapporto musica, interprete e pubblico.
Osservazione sonora nell’eleganza di mani che sfiorano i tasti di un pianoforte, che vibrano sulle corde tese di un violino, che svettano verso l’alto nella direzione, come per irrorare di luce il suono, e il sublime della musica, al di là dell’obiettivo, incontra il percepibile.

Antonella Iozzo