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El sombrero de tres picos – Mostra Collettiva
giovedì 26 Gennaio 2017 - mercoledì 22 Febbraio 2017
sede: Grattacielo Pirelli – Spazio Eventi (Milano);
a cura di: Ali Abu Ghanimeh, Aldo Gerbino, Carmelo Strano.
Tre artisti lombardi, professionisti e di ricerca, con specifiche qualità che li fanno punto di riferimento in rapporto ad alcune tendenze dell’arte in Lombardia e oltre, sono accomunati da un famoso titolo di Pedro Antonio de Alarcón “El sombrero de tres picos”.
Le tre punte del metaforico cappello sono: Alvaro (Occhipinti), classe 1938, pittore; Marcello Pietrantoni, classe 1934, scultore, pittore, architetto; Massimo Motta (1952), artista-fotografo Alvaro e Pietrantoni hanno avviato la propria ricerca già nel clima effervescente degli anni ’60 a Milano; Motta, di generazione successiva, mette a fuoco la sua proposta fotografica negli anni ’90, passando dalla fotografia legata alla ricerca scientifica alla fotografia artistica tout court, e di ricerca.
La mostra si articola in tre sezioni (tre personali in contemporanea e a confronto) all’insegna di un unico filo conduttore che è il titolo (emblematicamente assunto) della famosa opera “Il cappello a tre punte” (El sombrero de tres picos”), 1874, di Pedro Antonio de Alarcón, tema successivamente ripreso, in sede musicale, da Emanuel De Falla (1919) e dal regista cinematografico Mario Camerini (1934).
Tre punte “emblematiche” di taluni fenomeni artistici succedutisi in Italia e, segnatamente in Lombardia.
Infatti, Pietrantoni e Motta sono lombardi di nascita (Pietrantoni bresciano, Motta milanese) mentre Alvaro lo è di adozione, essendo arrivato nel capoluogo, da Messina, sua città nativa, negli anni ’60.
I tre artisti condividono inquietudine e bisogno di novità, su un terreno culturale e formativo variegato: l’architettura nel caso di Pietrantoni (ben attivo in questa disciplina, autore di diversi ben noti edifici a Milano, come il palazzo della Banca d’Italia in via Moneta al Cordusio); nel caso di Alvaro, il background culturale è costituito dall’economia e dalla letteratura; per Motta, si tratta della biologia.
Il disegno e la pittura accomunano Alvaro e Pietrantoni.
Quest’ultimo, inoltre, è dedito, anche, all’architettura, ma ormai in modo preponderante, se non esclusivo, alla scultura per la quale è famoso nel campo dell’arte.
L’arte di Motta insiste nel terreno della fotografia.
Questa però si annette anche la pittura che interviene strutturalmente nella foto, pur essendo tuttavia il risultato finale dell’opera eminentemente fotografico.
Di astrazione simulata si è detto a proposito di Alvaro.
Una vena tendenziale che nasconde l’interesse a fondere, con opportuna ambiguità linguistica, forme astratte e forme riconoscibili.
Ibridata, per le ragioni già esposte, la fotografia di Massimo Motta; si tratti di scultura, pittura o disegno ad ogni modo si rivela umido ed emozionale il piglio razionale di Marcello Pietrantoni, specialmente quando è impegnato in figure plastiche sintomatiche di nuovi miti.