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Giovanni Maranghi. Rumore di fondo
sabato 14 Gennaio 2017 - domenica 12 Marzo 2017
sede: Casa dei Carraresi (Treviso);
a cura di: Ivan Quaroni.
Una tappa fondamentale, quella dell’artista fiorentino Giovanni Maranghi in terra veneta, dove si rappresenta attraverso il proprio universo stilistico fatto di “dame e regine, femmes fatale e moderne veneri”. Un percorso frutto di 12 mesi di lavoro dove tradizione e sperimentazione trovano qui il giusto equilibrio.
Sono circa 35 le opere esposte a Casa dei Carraresi e daranno al visitatore una visione d’insieme dell’intera opera dell’artista toscano: dalle preziose resine agli innovativi “kristall”, dalle eleganti tecniche miste su carta alle sculture in alluminio e plexiglass – qui esposte al grande pubblico per la prima volta – fino arrivare ai grandi tappetti, opere che negli ultimi mesi hanno riscosso grande successo nell’interesse dei collezionisti più raffinati.
Infine, due lavori ad olio, di grandi dimensioni, oramai “datati”, saranno a dare il benvenuto agli intervenuti quasi come fantomatici guardiani. In essi, due “pomone”, di indescrivibile leggerezza e felliniana memoria danno all’intera esposizione un piglio antologico.
Una intera mostra dedicata alle donne, muse ideali dell’intera cifra stilistica di Maranghi, tant’è vero che Ivan Quaroni nel suo testo critico sottolinea: – “Quando si scrive delle donne, – sosteneva Denis Diderot – bisogna intingere la penna nell’arcobaleno”. La donna è, infatti, la musa per eccellenza non solo dei poeti e dei letterati. Si potrebbe agilmente riassumere la storia dell’arte in una lunga pletora di ritratti femminili, riuscendo comunque a tracciare una fedele cronaca delle sue evoluzioni.
All’interno della mostra verrà proiettato un video realizzato dal regista Viacheslav Zakharov, che attraverso il proprio lavoro guiderà il visitatore nello spirito di questa esposizione che sarà documentata anche da un prezioso catalogo, realizzato per i tipi della Bandecchi & Vivaldi di Pontedera, dove all’interno troverà visibilità oltre al contributo del curatore, Ivan Quaroni, anche un testo critico di Antonio Natali, già Direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze.