Incontro con Kimsooja e Camille Norment nell’ambito di “Icones”

sede: Teatrino di Palazzo Grassi (Venezia).

Il Teatrino di Palazzo Grassi dedica due serate a due protagoniste della scena artistica contemporanea, la cui opera è attualmente esposta nell’ambito della collettiva “Icônes“, a cura di Emma Lavigne e Bruno Racine, in corso a Punta della Dogana sino al 26 novembre: Kimsooja (Corea del Sud, 1957) e Camille Norment (Stati Uniti, 1970).

Martedì 17 ottobre alle ore 18.00, le due artiste parteciperanno a una Art Conversation con Marie-José Mondzain, autrice del saggio “Icone. I propositi dell’invisibile”, incluso nel catalogo della mostra “Icônes” co-edito da Marsilio e Palazzo Grassi – Punta della Dogana. La conversazione esplorerà le relazioni tra espressione artistica contemporanea e il concetto di icona oggi, analizzando lo statuto attuale dell’immagine.

Successivamente, giovedì 26 ottobre alle ore 18.00, Camille Norment tornerà sul palco del Teatrino per esibirsi in una performance musicale, accompagnata dai musicisti Hamid Drake, percussionista e batterista jazz americano, e Mette Henriette, sassofonista e compositrice sami-norvegese.
L’artista suonerà uno strumento inventato nel 1761 da Benjamin Franklin, un’armonica di vetro, realizzata in puro cristallo e suonata con l’acqua. Lo strumento emette un suono simile a un’onda sinusoidale digitale: la base della musica elettronica contemporanea. Attraverso la performance, Camille Norment indaga la relazione tra suoni naturali e sintetici.

L’artista coreana Kimsooja è presente nella mostra “Icônes” con l’opera “A Needle Woman, 1999-2000”, una performance documentata da un’installazione video a più schermi avvolgente che, alla luce della scelta dell’artista di condurre una vita all’insegna del nomadismo, racconta l’incontro con l’altro in un flusso incessante di volti che si susseguono nello scenario urbano cui si contrappone la fermezza e la verticalità del suo corpo ripreso di schiena. Proseguendo il percorso, ritroviamo l’arte di Kimsooja nel Torrino, dove “To Breathe-Venice, 2023” trasforma lo spazio in un ambiente straniante: gli specchi sul pavimento eliminano la sensazione di gravità, le pellicole rifrangenti alle finestre danno vita a una danza di luci e riflessi infiniti che dialogano con il panorama circostante offerto dal Canale della Giudecca, invitando il pubblico a incontrare la sua stessa alterità. “Mandala: Zone of Zero, 2004-2010”, con la sua polifonia che condensa canti spirituali da tutto il mondo, completa l’allestimento e accresce l’esperienza trascendentale suggerita da questa sala.

Camille Norment lavora principalmente con il suono e la musica e le loro interazioni con la mente, ambito che approfondisce anche con il “Camille Norment Trio”. Al primo piano di Punta della Dogana, l’artista presenta “Prime” un’installazione altamente immersiva e interattiva, basata sul passaggio dell’energia tra le superfici e il suo riverberarsi all’interno del corpo. L’opera è composta da panche che, a contatto con il visitatore, rilasciano vibrazioni sonore che attraversano chi siede sulle strutture lignee in un continuum viscerale tra i gemiti registrati dall’artista e la loro interiorizzazione. Visibile in mostra anche “Untitled graphs, 2022-2023”, dalla serie “Deviations and Resonance”: opere su carta, realizzate con limatura di ferro attirata da calamite, che tracciano l’impronta lasciata dalla mano di Camille Norment mentre sposta la ruggine presente sia nel corpo sia nella terra, al ritmo di specifiche frequenze sonore.

La performance al Teatrino funziona come una sorta di estensione di “Prime”, ricorrendo alle tonalità sonore, alla voce, alla vibrazione, al respiro e al ritmo, prodotti in collaborazione con Hamid Drake alle percussioni e Mette Henriette al sassofono, mentre Camille Norment si esibirà con l’armonica in vetro, l’elettronica e l’utilizzo della propria voce.  Il mondo sonoro che scaturisce da questa combinazione mescola in maniera innovativa le tradizioni blues, folk, jazz con la musica sperimentale contemporanea.

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Camille Norment, ph: Matteo De Fina © Palazzo Grassi (part.)