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La scultura di Giuseppe Ducrot
mercoledì 25 Gennaio 2017 - martedì 28 Febbraio 2017
sede: Galleria Maurizio Nobile (Bologna).
Giuseppe Ducrot approda alla scultura nei primi anni novanta, sperimentando nuove tecniche su ceramica invetriata, terracotta, marmo e fusione in bronzo a cera persa. Attualmente, collabora con la storica Ceramica Gatti di Faenza, dove la produzione delle tipologie classiche si perpetua fedelmente insieme a quella delle opere di creazione contemporanea. Per Ducrot, infatti, fonti d’ispirazioni sono l’arte classica romana, ma anche le invenzoni scenografiche barocche, che trapelano con straordinaria capacità di mimesi nelle sue opere. In questo dialogo con l’antico e i modelli del passato si definisce il primo punto d’incontro con le opere trattate dalla galleria Nobile, specializzata in dipinti, disegni e sculture dal XVI al XIX secolo.
Per di più, buona parte della produzione dello scultore si rivolge all’arte sacra con straordinaria energia creativa, per la quale ha ricevuto numerose commissioni pubbliche – tra cui ambone, trono, altare e statua di San Benedetto per la Cattedrale di Norcia, 2000; grande statua di San Benedetto Cassino, 2005; San Giovanni B. Basilica degli Angeli, Roma 2012. Spesso la critica ha definito questa scelta esecutiva e dei soggetti come “antimoderna”, soprattutto per l’ambito di elezione nel quale si collocano le sue opere. In realtà, la scultura di Ducrot si pone come interessante alternativa alle semplificazioni astratte di altri artisti contemporanei che si misurano con il Sacro, recuperando l’esigenza dell’Umanità di rispecchiarsi attraverso l’arte nel volto del divino. E’ stato definito da Vittorio Sgarbi come “un artista che sembra aver ripreso il suo impegno e il suo lavoro là dove si è fermato Gian Lorenzo Bernini” (Vittorio Sgarbi, in Il Giornale, 10 dic. 2005, pag. 27). Inoltre, da alcuni anni esegue in piena autonomia creativa soluzioni tecniche e formali volte ad indagare la dissoluzione della forma, così come si evidenzierà nell’ambito della mostra.
Al contesto ecclesiastico è da ricondurre il Busto di vescovo, in cui l’utilizzo malleabile della ceramica assume un duplice valore estetico: riprodurre il vaporoso e ingombrante paludamento di gusto barocco e stilizzare il modello di riferimento, così creando un’opera autonoma e totalmente nuova. Ciò che seduce è proprio la capacità dello scultore di imprimere una sensibilità che mette a contatto l’artista contemporaneo con la superficie dell’opera, che conserva e ostenta la solidità della tradizione nelle forme e nelle scelte iconografiche.
Allo stesso modo, la riproposizione del Sarcofago con vescovo, ammantato nel suo bell’abito barocco risulta una scelta quanto mai singolare, ma si pone nell’attuale recupero del soggetto della vanitas sulla finitezza dell’esistenza umana.
Sempre nel segno della tradizione si inscrive il ritratto di Sisto V, ispirato alle medaglie celebrative rinascimentali. I volumi dell’opera, però, sono semplificati da un’architettonico accostamento di elementi in ceramica, che ci suggeriscono le forme del ritrattato. In questo modo, la materia forma un gioco di pieni e vuoti, un’alternarsi di costruzione e dissoluzione, esaltato dalla invetraitura policroma.
Allo stesso tipo di resa scultorea sono accostabili altre due opere in mostra, che esulano dall’ambito ecclesiale: le grandi Figure distese – fra cui Figura distesa gialla, immagine guida della mostra –, che sebbene rimandino a dei manichini, riescono a conservare nell’atteggiamento il ricordo di antichi dèi fluviali.
Le opere saranno affiancate da alcuni disegni e schizzi preparatori di Ducrot, in coerenza con la mostra di disegni barocchi appena passata.
L’esposizione, come tante in passato, vuole porre l’attenzione sulla contemporaneità dell’arte di qualsiasi epoca e sul potenziale estetico che dispone la convivenza di opere di stile con periodi diversi. In questo senso, il connubio antico-contemporaneo porta a un’esaltazione reciproca delle opere, in un continuo rimando e richiamo di tematiche, iconografie e stilemi. Questa scelta caratterizza da tempo l’orientamento e la proposta della galleria Maurizio Nobile, che a settembre del 2017 festeggierà i suoi trent’anni di attività.