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Pass-Ports – Mostra Collettiva
giovedì 20 Aprile 2017 - venerdì 30 Giugno 2017
sede: Panta Rei (Torino);
cura: Edmondo Bertaina.
“Dall’arte parietale incisa nelle grotte di Lascaux ai giorni nostri, in qualsiasi civiltà nasca, di qualsiasi credenza, di qualsiasi motivazione, di qualsiasi pensiero, di qualsiasi cerimonia si circondi, pura o impura, figurativa o no, la pittura anche quando sembra destinata ad altri scopi, non celebra mai altro enigma che quello della pittura stessa”.
M. M. P.
La mostra propone un percorso prettamente pittorico, molto colore su tela con qualche benvenuta trasgressione. Una moltitudine di invenzioni brillanti, libere da soggezioni, non sottoposte ad un mosaico tematico, prodotte con assoluta libertà e scelte per far parte di questa “parade” sono le opere che si potranno vedere nelle sale di Panta Rei.
Un clima di calma, misura, assenza di enfasi, di forzature, sprigiona da questa collettiva ospitata negli spazi silenziosi e bianchi della galleria, che come ogni spazio vuoto si presta al gioco di inventarsi un pieno di volumi e significati: la fulminea coscienza di un possibile segno nell’aria e a parete.
Tra intimità, intensità e simpatia si snoda la poliedrica articolazione di rapporti tra opere e spazi, dove la voce sonora di ogni artista bisbiglia delineando una geografia senza appartenenze precise. Infatti non è la provenienza natale degli artisti a determinare i risultati, piuttosto il ritrovarsi, ognuno di essi con la singolarità delle proprie motivazioni, in questo spicchio d’Europa ancora velatamente sabaudo d’architettura, modi e costumi. Immuni o totalmente permeati dal luogo di residenza creativa si avvalgono di una sostanza inventiva che trascende ogni incasellamento di confine o lingua.
Una pensosa felicità terrena, rea confessa, priva di imbarazzi, raccoglie in questa mostra schegge di mondi che qui si danno convegno per presentare un modo di fare arte lontana da definizioni che inglobano, generi definiti e mode del momento.
Quindi “Quod bonum faustum felix fortunatumque sit”, era la formula augurale pronunciata nell’antica Roma nell’intraprendere un’azione di pubblico interesse, pare che rievocarla porti bene.