Altre Ecologie - Quando l'Arte protegge il Pianeta

Renato Birolli, emozioni sospese tra forma e colore

Renato Birolli, emozioni sospese tra forma e colore

Forti emozioni, intime realtà. Una simbiosi lirica, tra astrazione e figurazione, che vive nel linguaggio informale di Renato Birolli.
A cent’anni dalla nascita, Mendrisio lo ricorda con una mostra al Museo d’Arte fino al 3 luglio 2005.

Non astrazione pura, non rifiuto netto alla figurazione, ma apertura verso le avanguardie francesi, in particolare all’orfismo, volgendo lo sguardo, anche all’impressionismo e non dimenticando il naturalismo.-
Il linguaggio del Gruppo degli Otto , di cui fa parte Birolli, è complesso, è un astrattismo – concreto dove il colore esplode, nell’espressione della forma e del reale, attraverso la luce dell’interiorità.
La sua arte è un crescendo di percezione materica, una lenta progressione cromatica che lo condurrà nel 1932, con “Taxi Rosso”, al trionfo della vitalità e della passionalità.
Il chiarismo, i toni trasparenti e leggeri, dei primi anni, si tramutano in energia convulsiva che intacca anche la prospettiva.
La struttura del quadro si spezza, compaiono piani inclinati e linee scomposte, una disgregazione verso lavori di matrice informale come “Caos”, “Maschere Vaganti”, “Età Felice”. L’arte di Birolli è pulsione vitale, è tessuto sociale elaborato in tensione cromatica, è apertura verso stilemi e movimenti internazionali.
Una libertà negata dal regime fascista, ma quando nel 1938 nasce Corrente, in opposizione all’isolamento, Birolli aderisce immediatamente, permeando la sua acuta sensibilità artistica anche nella parola.
Traduce la sua poetica in un linguaggio verbale fluido e sonoro che scivola tra gli intagli della prosa come morbide pennellate tra le corde emozionali.
Schegge graffianti modellate in critica espressiva e toccante sulle testate di Corrente, sul Trentino, sull’Ambrosiano e sull’Unità.
La sua abilità nell’usare sia il pennello che la penna assume significato lirico nei Taccuini, un diario artistico e personale che compila dal 1936 fino alla morte.
Ai “Disegni della Resistenza”, dove la drammaticità e la sofferenza si tingono di colori cupi e di tratti duri, seguono le influenze picassiane del dopoguerra.
La forma ricompare ma sempre sezionata dall’emotività, un’emotività che avanza fino a condurlo all’allontanamento. Esilio volontario tra la natura, un contatto suffragato dalla percezione spirituale.

Il colore qui, diviene più che mai materia, vita, costruzione, movimento, contrasto.
Tutto è genesi del colore, architetture dinamiche mosse dall’interno, sostanza linfatica plasmata in energia cosmica, conflagrazione che irrompe in Incendi delle Cinque Terre, Vendemmie, Folgori.
Sono dipinti in cui emerge lo studio, dal punto di vista cromatico, di Cèzanne, un uso del colore che diviene forma sulla tela.
Birolli parte proprio da un magma di colore per descrivere vortici di sensazioni in cui la realtà perde i contorni e l’astrazione acquista significato.

Antonella Iozzo

Renato Birolli, emozioni sospese tra forma e colore
Renato Birolli (1905-1959) Fuoco che si spegne