di Giorgia Mocci.
Nato a Finsbury Park, Inghilterra, il 9 ottobre 1935 come Donald McCullin, Don McCullin è considerato come uno dei più grandi fotografi e fotoreporter del Novecento. Importante è stato, nel corso degli anni, il suo contributo nella realizzazione di fotoreportage di guerra e di guerriglia urbana. Tutt’ora operativo nel campo fotografico, l’artista britannico ha sempre voluto descrivere, nei suoi lavori, le storie delle persone più povere, degli oppressi e dei disoccupati.
La sua carriera ha avuto inizio nel 1956 durante il servizio militare presso la Royal Air Force nel canale di Suez dove svolge l’incarico di assistente fotografo. Inizia i suoi primi lavori con l’ausilio della camera oscura.
«La fotografia mi ha salvato. Sarei diventato un criminale o, nel migliore dei casi sarei finito come mio fratello, che si è dovuto arruolare nella legione straniera per fuggire ad una richiesta di estradizione belga… ci è rimasto per trent’anni.»
Don McCullin mostra sin da subito di avere un grande talento e riesce a realizzare un servizio fotografico su una gang londinese, che viene poi pubblicato dal The Observer nel 1959. Da quel momento, la sua carriera è in forte ascesa e, nel periodo compreso tra il 1966 e il 1984, lavora come corrispondente fotografico per il The Sunday Times. Per questo importante magazine realizza fotoreportage sulle catastrofi provocate dagli uomini, sulle conseguenze che l’AIDS provoca sulle vittime colpite da questa terribile malattia.
A colpirlo e coinvolgerlo profondamente sono le grandi tragedie umanitarie della seconda metà del Ventesimo secolo: le sofferenze subite dalle popolazioni nel corso della guerra del Vietnam del 1955-1975 o della guerra civile in Irlanda del Nord. In queste occasioni realizza fotoreportage che evidenziano le atrocità causate dalla follia umana. Nel 1964 si dedica a documentare la guerra di Cipro.
Ciò che accomuna le opere di Don McCullin sono la sofferenza collettiva, le conseguenze drammatiche dei conflitti sui civili e, in breve, la grande tragedia umana. Il fotoreporter segue da vicino numerosi conflitti in varie parti del mondo, dal Biafra al Congo, dal Libano a El Salvador. Accanto a questi lavori, si dedica anche alla realizzazione di fotografie a carattere sociale che descrivono le risse causate dalle gang urbane e le varie forme di emarginazione sociale.
«La fotografia non può cambiare la realtà, ma può mostrarla.»
Questa frase è molto significativa: per lui la fotografia può solo mostrare agli occhi degli altri ciò che accade, ma non può mai cambiare il corso degli eventi. Nel corso dei secoli, grandi tragedie dell’umanità si sono verificate senza che nessuno potesse evitarle, ma la fotografia è stata lo strumento mediante il quale si è potuto documentarle, mostrandole in tutta la loro crudezza e violenza.
Nel 1982 non riesce a partire per le Falkland per poter documentare la guerra fra l’Argentina e il Regno Unito, pertanto decide di dedicarsi ad altri servizi fotografici. Dopo essersi trasferito nel Somerset con l’attuale compagna e sua seconda moglie, Don McCullin si approccia alla fotografia di paesaggio, alla realizzazione di ritratti su commissione e allo still life.
Nel corso degli anni Duemila si dedica alla realizzazione di tutta una serie di lavori fotografici dedicati all’Impero romano con l’intento di portare avanti una ricerca culturale, artistica e storica molto approfondita sulle rovine dell’antica Roma, concentrandosi in particolar modo su quelle presenti nell’area meridionale del Mediterraneo. Arte e storia si fondono, a descrivere lo scorrere inesorabile del tempo. Lo attraggono le sculture romane, che immortala nei suoi iconici scatti capaci di trasmettere contemporaneamente vari tipi di emozioni e sensazioni.
«La fotografia ha scelto me, non io la fotografia.»
Con queste parole, Don McCullin riassume il significato che la fotografia ha avuto per lui, e si dichiara strumento, non portavoce, di un’arte più grande e immortale.
Oltre alle tragedie delle guerre, McCullin ha documentato le storie e le testimonianze delle classi sociali più povere e dimenticate dalla società. Si ricorda “Un senzatetto irlandese dall’aria sofferente, Spitalfields, Londra, Inghilterra (1970)”, in cui viene ritratto la sofferenza di un senzatetto irlandese. In questo scatto risalta uno spaccato di vita drammatico, ai margini della società.
Don McCullin è un testimone in bianco e nero che ha dedicato la sua vita a documentare le sofferenze e le ingiustizie del mondo. Il suo lavoro è un invito a non dimenticare le tragedie umane e a riflettere sulle cause che le generano.
Il suo lavoro è una testimonianza indelebile delle sofferenze umane e un invito a non voltarsi dall’altra parte.
Giorgia Mocci.
Immagine in evidenza
Don McCullin – Early Morning, West Hartlepool, County Durham, England | Le acciaierie di West Hartlepool alle prime luci dell’alba, Contea di Durham, Inghilterra, 1963. Stampa ai sali d’argento | Gelatin silver print. cm 59,4 x 74,3. © Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery
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© Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery
In occasione della mostra “Don McCullin a Roma“
Palazzo Esposizioni, Roma (10 ottobre 2023 – 28 gennaio 2024)