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Giulio Gamberucci. Play
venerdì 16 Dicembre 2016 - martedì 31 Gennaio 2017
sede: Pasticceria Migliorini (Volterra).
Rivela la figura e il paesaggio iperreale, e poi sembra anticiparne la scomposizione, in una caduta appena accennata di gocce “dripping”, o in spatolate più dense di colore, ma anche di non-colore, vere portavoce di una dramma ignorato nel virtuale che entra nel quotidiano.
Vedute post industriali o volti in primissimo piano, la pittura di Giulio Gamberucci, sembra confrontarsi, con eleganza, maestria e con un profondo senso del proprio tempo, con il ricorrere lirico e inarrestabile del vero protagonista: il vuoto.
L’allestimento espositivo è in scala di bianchi e di neri, fino alla totalizzazione sfumata del grigio, coinvolgente per l’impatto rocambolesco della dinamica interna delle opere e nell’ipnotizzante pannello installativo dei volti reiterati di “vuoti a perdere”.
Maschere irreversibili, causa ed effetto di una retrostante voragine interiore.
Attualizzate e globalizzate, assumono i colori e i simboli di bandiere più che familiari, ora mostruosamente apocalittiche.
Il paesaggio “atteso” non ha solarità.
È sublime, ma crepuscolare, in una luce post-bellica, allietata da qualche sintetico riverbero remoto, o dalla freccia, a prima vista rassicurante, del tasto “play” di un video che attualizza il codice di comunicazione di un gioco che prelude però a percorsi sconosciuti e inquietanti.
Forse chiave interpretativa di tutta l’esposizione, il web esplicitato o sotteso, è amplificato nei suoi effetti perversi e finali sul passato recente e già improvvisamente remoto e simbolico.
Pittore del silenzio come Hopper, Gamberucci restituisce gli effetti post ‘post moderni’ di un ambiente sintetico che sgancia le emozioni dall’immedesimazione reale ed empatica della sofferenza.
Un grande spettacolo, e un gioco apparentemente accattivante, ma con una grande assente: l’anima.