I Cuoridoro del Museo Correr

I Cuoridoro del Museo Correr

La ricca e rara collezione di “cuoridoro” del Museo Correr, oggetto di un lungo intervento conservativo, è una tappa fondamentale nella visita della sezione del Museo dedicata alle “Arti veneziane e corporazioni di mestiere”.

La cospicua collezione – che conta una trentina di frammenti a misura diversa di parati, sei paliotti interi con immagini devozionali e due cuscini – è stata valorizzata attraverso un primo lotto di manufatti riportati ad una corretta leggibilità per mezzo di un attento e paziente lavoro di restauro eseguito dalla ditta “Oscar Restauri” di Lucia Castagna.
Prima di essere ricollocata nella sala dei Cuoridoro del Correr una parte delle opere era stata esposta alla mostra “Venezia e Istanbul in epoca ottomana”, al museo Sakip Sabanci di Istanbul (2010), a testimonianza dei fitti rapporti commerciali e culturali tra le due capitali.

Per cuoridoro, o “cuoi d’oro”, s’intende quella raffinata arte decorativa che, tra il XV e il XVII secolo, veniva generalmente impiegata soprattutto a Venezia nell’arredo e nella tappezzeria e che prevedeva la realizzazione di “pannelli” di cuoio impresso e dipinto.
La decorazione del cuoio, attraverso le tecniche di doratura, l’uso di punzoni e la stesura di lacche e vernici, venne codificata nel 1572 dal medico e studioso Leonardo Fioravanti nel suo trattato Dello specchio di Scientia Universale (Dell’arte dÈ corami d’oro e sua fattura).
Tuttavia fin dal XV secolo essa era già radicata e ben documentata in laguna, a testimonianza del fatto che, dopo averla appresa dalla Spagna e dall’Oriente, Venezia ne era divenuta uno dei principali centri di produzione.

Questa tecnica prevedeva che la pelle conciata venisse bagnata, battuta, levigata, tagliata, asciugata, brunita e ricoperta di colla, per ricevere le foglie metalliche (per i “parati” di solito veniva stesa una foglia d’argento invece della ben più costosa foglia d’oro), il disegno veniva quindi riportato con una tecnica simile alla xilografia.
Poi la superficie metallica veniva coperta da una vernice resinosa color oro (meccatura), una sapiente punzonatura con piccoli ferri “quadrati, a occhio di gallo, spinapesce” creava un “chiaroscuro tattile” e si procedeva a una decorazione cromatica, con lacche o pigmenti coprenti con legante oleoso, che, specialmente nel ‘700, prevedeva l’impiego di una diversificata gamma di colori (vedi i magistrali “paliotti” della veneziana chiesa del Redentore attribuiti al valente pennello di Francesco Guardi).

Gli elementi iconografici più diffusi si ispiravano al repertorio tessile: fiori e frutta stilizzata si intrecciavano a formare mazzi, ghirlande, festoni spesso accompagnati da animali, putti o stemmi, anche se a Venezia permaneva pur sempre una forte suggestione “orientale”.
L’assemblaggio delle pelli avveniva per cucitura e poi, dalla seconda metà del ‘600, per incollaggio dei bordi.

Nel XVI secolo ben settanta erano le botteghe attive a Venezia, con una produzione che rendeva centomila ducati annui, a dimostrazione di quanto la città lagunare fosse ormai diventata il fulcro di quest’arte; mentre i maestri “cuoridoro” facevano parte dell’Arte dei pittori, come appare nell’insegna del 1729 attribuita alla scuola di Antonio Balestra, ora al Correr.
Il ricordo di questa fiorente attività rimane ancora vivo nella toponomastica cittadina, come riscontrò anche il Tassini: in molte delle zone in cui operavano queste “botteghe” compaiono spesso i toponimi “ponte del barcariol o del cuoridoro”, “calle” o “sotoportego del cuoridoro”.

Tra il XVI e il XVII secolo le pareti dei palazzi veneziani venivano ricoperte di questi preziosi cuoi dorati ed ancor oggi è possibile riscontrare simili ambienti a Palazzo Ducale, nella “Sala delle Magistrature alle leggi”, o a Palazzo Vendramin Calergi.
Con il ‘700 giunse la “carta da parati” e con essa il rapido declino di quest’arte che, intorno agli anni ‘60 del secolo, vide ridursi a sette le botteghe in città.
Alla fine dell’800 sopravviveva un solo artigiano capace di realizzare tali manufatti.
Successivamente si affermava un nuovo interesse storico-amatoriale per questa antica arte, con una ricerca di rari e costosi parati che portò anche ad una breve stagione di produzione di carte per arredo ad imitazione dei “cuoridoro”.
È in questo periodo che il Museo Correr creò la sua collezione attraverso donazioni ed oculati acquisti di frammenti a misura diversa di parati, paliotti, cuscini, realizzando quel raro e prezioso repertorio che ora è ritornato a risplendere.

Museo Correr
San Marco 52, 30124 Venezia
041 2405211; correr.visitmuve.it