Gender Fluid

“È bastato farli ridere ridendo di loro”. L’opera di Umberto Tirelli attraverso i documenti d’archivio

di Stefano Bulgarelli.

"È bastato farli ridere ridendo di loro" L'opera di Umberto Tirelli attraverso i documenti d'archivio

La partecipazione nel 1951 alla sesta Quadriennale di Roma, rappresenta per Tirelli ormai ottantenne l’occasione per ripercorrere gli esordi della sua carriera creativa. A darne conto sono una serie di appunti autobiografici da cui emerge come fin dall’adolescenza fosse vivo in lui il desiderio di ribaltare, attraverso il teatro e la caricatura, ogni forma di potere e di prestigio personale. Un modo di essere già definito da quando è studente al Collegio San Carlo di Modena dal 1882 al 1886, testimoniato dal copione dialettale La class di esen (La classe degli asini), definito uno ‘scherzo comico’, e da un disegno umoristico raffigurante un presepio pubblicato in un giornalino interno, dove i professori vengono ritratti nei panni dei personaggi che lo compongono. Queste le sue parole:

Il Rettore Don Simonini che aveva un aspetto imponente insieme ai professori Don Grandi e Salimbeni entrambi di proporzioni voluminose e alti di statura diventarono i tre Re Magi. Il Prof. di Matematica Gusmano Soli che aveva il mento adorno di una barba rossiccia […] e che camminava alquanto curvo mi sembrò fatto apposta per personificare San Giuseppe. La Madonna (il prof. Malavasi un omino magrolino dal fare tutto modesto e riservato) cullava amorosamente sulle ginocchia il Tarducci […] che piccolo di statura e paffutello fu [posto] nel ruolo di Bambino Gesù. Non ricordo bene chi facesse il bue ma avrò scelto certamente per questo il più grosso fra tutti. […]

Ricordo benissimo che fui molto imbarazzato nell’assegnare la parte dell’asino. Il caso era piuttosto grave. Ma infine pensa e ripensa scelsi il Prof. Zini […] il quale l’anno prima mi aveva bocciato all’esame. Il giornale ebbe grande successo fra gli alunni che se lo passavano nascostamente di mano in mano. Ma disgraziatamente capitò anche nelle mani del prefetto e quindi in quelle del Rettore.

Apriti cielo! Grande scandalo! Sequestrata la stamperia gli inchiostri [,] fui messo in castigo chiuso in cella a […] pane ed acqua.

Raggiunti i diciannove anni, un ritrattino realizzatogli da Carlo Benvenuti fa la comparsa sul giornale satirico «Il Potta di Modena» del 16 marzo 1890, affiancato dalla frase «Questa tuba singolare per le piazze e per le strade spesso vedi girellare». Nella Modena di fine ’800 e inizio ’900 i segni del progresso emergono nell’ampliamento urbanistico a partire dalla demolizione delle antiche mura, nei tram a cavalli, nella luce elettrica, nel telefono, nel cinema, nelle automobili, fino ai primi, spettacolari voli aerei. Sono novità che svecchiano ed emozionano, ma che convivono con quella Modena popolare che si ritrova nel mercato di Piazza Grande, nei lavatoi pubblici e nei rioni più poveri e malsani. All’interno dell’élite cittadina e nei suoi eleganti rituali del vivere, fra nuove forme di consumo e occasioni di svago, Tirelli trascorre la giovinezza sviluppando la sua personalità. È affascinato dal rinnovamento grafico dei manifesti pubblicitari, che colleziona, frequenta il Teatro Municipale e lo Storchi fresco d’apertura, il Caffè Nazionale dai lussuosi interni liberty, nonché le feste di beneficenza, le sfilate in maschera durante il carnevale e i veglioni organizzati da società artistiche o circoli letterari. A coinvolgerlo in particolare sono però i ritrovi nelle osterie in compagnia di artisti o poeti dialettali a cui non mancano le battute sagaci e l’arguzia dei giochi di parole; un aspetto che torna in ognuno attraverso il proprio soprannome, in gergo locale ‘scutmaj’. Questi ed altri, dal 1893, si ritrovano nella celebre testata satirica modenese, «Il Marchese Colombi», così chiamato in omaggio all’omonimo personaggio della commedia La satira e Parini del concittadino Paolo Ferrari. A capo del giornale «di fede liberale, schietto e sincero», c’è il commediografo bolognese Alfredo Testoni alias Tisento, chiamato a Modena due anni prima a dirigere il quotidiano liberal-progressista «Il Panaro». Ricorda Tirelli:

La mia prima caricatura molto ingenua di fattura ma abbastanza assomigliante fu portata con tutte le precauzioni per non essere veduta alla stamperia del Marchese Colombi. Non vi era nessuno. Colsi il momento propizio; la depositai su di un banco e scappai. Grande sospensione d’animo durante tutta la settimana. Alla domenica ebbi la grande soddisfazione di vederla pubblicata.

Entrato come disegnatore a far parte della redazione, Tirelli riceve da Testoni un insegnamento determinante grazie alle esperienze da questi maturate con la rivista satirica bolognese «Ehi! Ch’al scusa», in cui non mancano trovate grafiche, editoriali e iniziative collaterali. Per Tirelli è solo l’inizio. Con lo pseudonimo Barbemuche, collabora a «La sciarpa d’Iride-Rassegna periodica quindicinale della Bohème modenese» uscita il primo gennaio 1897 e al cui spirito rimandano le sue parole:

La redazione era composta di giovani fra letterati ed artisti. Gli uffici […] consistevano in una vecchia sala giù di mano che fu ammobigliata come segue [:] ogni redattore doveva portare la propria seggiola più un mobile (io ricordo che portai un pianoforte causa di canti e danze e proteste continue del vecchio [Benati] padron di casa. Ci fu chi non avendo mobiglio portò una damigiana di lambrusco. La redazione […] fu frequentatissima… fino che durò la damigiana).

È la conferma di un ambiente creativo in cui le ispirazioni si alimentano nel buonumore, nei piaceri della tavola e nelle relazioni interpersonali facilitate dalla medesima classe sociale d’appartenenza di una piccola realtà di provincia, in cui l’anima borghese si confonde con quella popolare, alla pari del rapporto fluido tra la città e la campagna. Emblematico di questo è il goliardico cerimoniale organizzato dall’Accademia del Fiasco il 26 novembre 1899 in occasione della Festa degli alberi, dedicato al poeta eroicomico Alessandro Tassoni e consistente nella piantumazione di un alberello di fico da parte di Umberto Tirelli mascherato da Guido Baccelli, ministro della pubblica istruzione. Tra i presenti vi è Angelo Fortunato Formiggini, figura che di lì a poco amplia il clima di quei giorni con l’avvio della sua attività editoriale e nella felice definizione di ‘filosofia del ridere’ ovvero, scrive Alberto Bertoni, quel filo rosso che «univa a Modena erudizione e spontaneità popolare, teatro e poesia dialettali, spirito documentario e arguzia. Una funzione determinante, in questa chiave, era svolta dai giornali umoristici

Stefano Bulgarelli, curatore della mostra “Umberto Tirelli. Caricature per un teatro della vita
Estratto dal testo in Catalogo Sagep Editori

Immagine in evidenza: Umberto Tirelli, Il Grand Restaurant de la Paix, 1917, tempera su cartone. Modena, Collezione privata

Umberto Tirelli, Caffè San Pietro, 1928, olio su compensato. Modena, Collezione privata

19 dicembre 2021 – 25 aprile 2022
“Umberto Tirelli. Caricature per un teatro della vita”
a cura di Stefano Bulgarelli e Cristina Stefani
Museo Civico di Modena
Complesso San Paolo, via Selmi 63, Modena
Ufficio stampa: CLP Relazioni Pubbliche